OVOSPACE procreare spazio

La Sapienza ed Asi raccolgono i frutti dell’esperimento Ovospace

È possibile procreare nello spazio? È cruciale per il futuro dell’esplorazione spaziale. L’esperimento Ovospace, condotto da Samantha Cristoforetti sulla ISS ce lo dirà.

C’è grande eccitazione nella comunità scientifica che si occupa di spazio, in vista dei risultati dell’esperimento Ovospace. È infatti rientrato a terra il minilaboratorio “Minilab” col suo contenuto di ovociti,. su cui l’astronauta Samantha Cristoforetti ha condotto misure durante la sua ultima missione sulla Stazione spaziale internazionale. L’esperimento, nell’ambito della missione spaziale Minerva,. aveva come obiettivo la verifica degli effetti di fattori biofisici sul processo di maturazione ovarica, argomento di grande interesse per le prospettive future di espansione umana nello spazio.

L’esperimento

Ovospace è il frutto di una collaborazione tra Sapienza Università di Roma e l’Agenzia spaziale italiana, ed è stato lanciato in orbita il 7 novembre, dalla base Wallops in Virginia. Nel Minilab erano contenute due diverse colture di cellule ovariche bovine: cellule della teca e cellule della granulosa,. responsabili rispettivamente della produzione di androgeni e della loro trasformazione in estrogeni. Le cellule della granulosa forniscono inoltre lo “scheletro”, necessario per conferire integrità strutturale al follicolo. L’esperimento Ovospace, ideato dal team di ricercatori di Mariano Bizzarri, del Dipartimento di Medicina Sperimentale dell’università romana, aveva l’obiettivo di acquisire informazioni cruciali sulla genesi e sullo sviluppo del processo riproduttivo in condizioni di microgravità, permettendo di capire se sia possibile procreare senza problemi nello spazio. Queste informazioni saranno utili anche alla definizione di un protocollo di diagnosi personalizzata dei disturbi della sfera endocrina femminile. Dopo le operazioni in orbita, durate 72 ore, il contenuto è stato congelato fino al suo rientro a terra, e nelle scorse settimane ne è iniziata l’analisi nei laboratori del Polo Tecnologico “Fabbrica dell’Innovazione” di Napoli.

L’importanza dell’esperimento, oggi giunto a compimento, era stata sottolineata da Barbara Negri, dirigente tecnologo dell’Asi, in una intervista rilasciata a Repubblica in occasione della presentazione della missione Minerva, nel maggio 2022: “A questo campo si associa tutto il futuro degli insediamenti permanenti o semipermanenti su Luna, e in futuro anche su Marte, legati strettamente a capire la riproduzione in un ambiente che non sia quello terrestre”.

Il Minilab

L’esigenza di svolgere l’esperimento nello spazio, minimizzando ingombro e peso del carico da trasportare in orbita, ha portato allo sviluppo del cosiddetto “Minilab”, un laboratorio in miniatura. Un piccolo capolavoro di tecnologia e ingegneria, sviluppato dalla società spaziale Ali (Aerospace Laboratory for Innovative components), che costituisce un esperimento all’interno dell’esperimento.

Le dimensioni del dispositivo sono infatti estremamente ridotte: in 2 sole unità standard “cubesat”, corrispondenti a 20 cm x 10 cm x 10 cm, entrano tutti i componenti necessari a condurre in maniera semiautomatica le misure. L’apertura e l’analisi preliminare del Minilab, effettuata il 16 febbraio 2023 proprio nei laboratori di Ali, ha confermato che le unità hardware sono rientrate intatte col loro contenuto, con cellule vitali e in sviluppo.

Il futuro

Restiamo in attesa dei risultati delle analisi che i ricercatori condurranno sul materiale tornato a terra. L’attenzione si concentrerà sulla ricerca di cambiamenti, anche di tipo morfologico e sul citoscheletro di queste cellule, rispetto alle normali condizioni “on ground”. I risultati dell’esperimento Ovospace ci diranno se sia possibile procreare nello spazio. Questa informazione sarà un altro piccolo tassello tra i tanti necessari per intraprendere in sicurezza il cammino verso una futura colonizzazione stabile dello spazio,a partire dalla creazione di una base lunare come avamposto per una futura missione esplorativa su Marte.

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Immagine: elaborazione grafica da 2001 Odissea nello Spazio di Stanley Kubrik