Ronald Ross alla ricerca della zanzara perduta
Ronald Ross trascorre la sua vita tra Londra e l’India cercando di capire qual è il veicolo che causa l’infezione malarica. Nel 1897 trova la risposta: è la zanzara del genere Anopheles. E per questa scoperta riceve il premio Nobel
Ronald Ross nasce nel 1857 ad Almora, in India. Ma vive la sua adolescenza a Londra dove frequenta gli studi di medicina alla St. Bartholomew’s Hospital Medical School. Appena laureato ritorna nella lontana colonia e lavora come chirurgo militare. Qui entra in contatto con la malaria. Una malattia che conduce alla morte con sofferenza e dolore. Provocando febbre alta, nausea e vomito alle persone che ne sono affette. Nessuno può curarle e aiutarle perché non se ne conosce molto.
Tutto quello che Ross sa sulla malattia è che nel sangue dei pazienti c’è un parassita chiamato Plasmodio. Mentre su come sia trasmesso all’uomo ha solo delle ipotesi. Una di queste è che l’utilizzo di acqua stagnante causi l’infezione. Secondo Ross questa è solo una credenza con nessuna evidenza scientifica. E per dimostrarne l’infondatezza decide di bere le acque malsane. Non mostrando alcun sintomo riesce a dimostrare che il veicolo della malattia è un altro. Il medico inglese sospetta sia la zanzara. Un piccolo insetto, dell’ordine dei ditteri nematoceri, che vive in zone calde e umide. E per deporre le uova e concludere il suo ciclo riproduttivo ha bisogno di acque paludose. Su questa idea Ross basa i suoi studi.
Nel 1894 Ross torna in Inghilterra e incontra il medico Patrick Manson che gli mostra attraverso un microscopio il parassita nel sangue di un paziente. Durante l’osservazione del Plasmodium, Ross ha un’idea: trovare lo stesso all’interno della zanzara per provare che è il veicolo di propagazione della malaria. Per farlo inventa un microscopio tascabile da portare in India e parte.
Da questo momento per il medico “scovare” il parassita nell’insetto diventa un’ossessione. In un “piccolo e squallido ospedale militare, con un vecchio microscopio incrinato e delle bottiglie, unici apparecchi che possiede, costituisce un laboratorio” (così lo descriverà nel discorso a Stoccolma per il Nobel).
Qui, raggruppa malati malarici per farli pungere dalle zanzare, che poi cerca di catturare e dissezionare. Ma non è facile, Ross incontra molte difficoltà: i pazienti che costringe a restare su letti bagnati per attrarre più insetti e ai quali fa molti prelievi dopo un po’ di tempo scappano. Mentre le zanzare sono difficili da catturare. Il medico e i suoi collaboratori non possono distinguere l’insetto infetto da quello sano e finiscono per prenderli tutti. E spendere tempo inutile a dissezionare animali che non si sono nutriti. Così decidono di metterli all’interno di barattoli di vetro che poi appoggiano sul corpo del malato sperando che lo pungano. Ma spesso queste muoiono prima, rendendo il lavoro vano. Nonostante tutto Ross non demorde, vuole raggiungere il suo obiettivo, per lui «la cosa è lì, e si deve trovare! È solo una questione di duro lavoro».
Il 16 agosto 1897 un assistente gli porta dodici zanzare della specie Anopheles, che lui chiama zanzare a macchiette, e fa loro pungere i pazienti.
Aspetta che le zanzare si nutrano e dopo qualche giorno inizia a esaminarle. Arrivato all’ultima zanzara da dissezionare, stanco e quasi arreso, si accorge che nello stomaco dell’insetto ci sono delle cellule pigmentate. È il Plasmodio che si riproduce. Ross finalmente dimostra che l’infezione avviene attraverso la puntura di una zanzara.
Dopo la scoperta Ronald Ross ritorna a Londra e diventa docente alla Liverpool School of Tropical Medicine dove si dedica al controllo internazionale della malaria. Cerca modelli matematici per lo studio della epidemiologia malarica e dal 1926 fino al 1932, anno della sua morte, dirige il Ross Institute and Hospital for Tropical Diseases a Putney, Londra.
Commenti recenti