Ernest Rutherford, l’alchimista caparbio e innamorato
Gli amori di Rutherford furono due, come le date che segnarono il loro coronamento: nel 1900 lo scienziato sposò la sua amata Mary e nel 1908 ricevette il Nobel per la chimica
Ernest Rutherford è stato il primo alchimista di successo al mondo, il primo a dividere un atomo, mettendo in discussione certezze millenarie. L’idea che l’atomo fosse indivisibile risale infatti ai tempi di Democrito (400 a.C.) e non a caso la parola «atomo» deriva dal greco «ἄτομος» (da «τέμνω», tagliare) e vuol dire proprio «privo di taglio», indivisibile. Rutherford, tuttavia, dando prova di grande caparbietà, ha provato che così non era.
È proprio la caparbietà, assieme alla capacità di sfruttare al meglio le opportunità che gli si presentano, a caratterizzare la vita di Rutherford, permettendogli non solo di diventare uno tra gli scienziati più influenti del secolo scorso, ma anche di coronare il suo sogno romantico. Infatti, se la scienza è sicuramente la sua passione più nota, non è l’unica: l’altro grande amore è Mary Newton, sua compagna di vita. Nei primi anni di carriera, la scienza lo costringerà ad allontanarsi da lei, ma Ernest non rinuncerà mai a questo legame, e sarà infine proprio grazie ai suoi successi accademici che nel 1900 riuscirà a sposarla.
Rutherford parte dalla periferia del mondo, dalla Nuova Zelanda, peraltro da una famiglia di ceto medio che non può assicuragli un’istruzione universitaria. Riesce però a guadagnarsela vincendo delle borse di studio che gli permettono di studiare all’Università della Nuova Zelanda. Lì, a Christchurch, nasce il suo amore per la scienza e in particolare per quella sperimentale: Ernest studia matematica, fisica, chimica e geologia e passa gran parte del suo tempo in laboratorio, concentrandosi sulla fisica sperimentale e interessandosi di elettricità e magnetismo. Ma è sempre a Christchurch che Ernest conosce Mary e inizia a passare sempre più tempo con lei, innamorandosene.
Fino al giorno in cui non arriva la notizia che aspettava: andrà in Inghilterra, a Cambridge, a lavorare al fianco di Joseph John Thomson, uno dei fisici più influenti dell’epoca e futuro premio Nobel per la Fisica. È un’opportunità eccezionale, che non può assolutamente rifiutare, e risulta ancora più prestigiosa considerando che fino a quel momento nessuno scienziato ha mai potuto studiare e lavorare lì, senza aver prima conseguito la laurea a Cambridge. Questa occasione, però, vuole anche dire lasciare la Nuova Zelanda e allontanarsi da Mary.
Nonostante la distanza, il suo amore per lei non si spegne e anzi Rutherford continua ad alimentarlo: le scrive molto spesso e la rende partecipe delle sue giornate. Dalle lettere a Mary si intuisce molto dello stato d’animo e delle opinioni dello scienziato a Cambridge: le racconta del suo primo incontro con J.J. Thomson, descrivendolo come una persona «molto piacevole e dinamica nelle conversazioni» e che «parla di qualsiasi cosa, senza mai sparlare di nessuno», delle cene organizzate dalla moglie di J.J. e della sua amicizia con John Sealy Townsend, un fisico che collaborava con J.J. e che Rutherford descrive come «un giovane collega dell’università di Dublino, che è venuto a Cambridge per lavorare un po’ nell’ambito della ricerca, e siccome non ha amici qui, abbiamo legato molto». Inoltre, nelle lettere rende sempre esplicita la volontà di sposare Mary; in particolare, nel Novembre 1895, dopo solo un mese dal suo arrivo a Cambridge, Ernest scrive: «Nel mondo della scienza è molto difficile essere tra i primi e naturalmente sono molto contento di avere la possibilità di affermarmi. Non devi pensare che io sia egoista se parlo in questo modo, ma prima avrò successo, prima avrò un lavoro discreto e prima…».
Quindi l’unico ostacolo al coronamento del matrimonio tra Ernest e Mary sembra essere la mancanza di un lavoro stabile. Lavoro che però arriva pochi anni dopo, nel 1898: Ernest diviene professore di fisica all’Università McGill, in Canada e ha quindi una situazione finanziaria che gli permette di sposare la sua fidanzata.
Gli anni della McGill per i Rutherford sono un periodo di pienezza: hanno una bambina, Eileen, e il lavoro in laboratorio di Ernest procede ottimamente. Quello canadese è forse il periodo più produttivo per lui: riesce a scoprire delle emissioni a livello atomico, che chiama raggi α e β, e a osservare il decadimento radioattivo del Torio. Queste ricerche gli permettono di ricevere il premio Nobel per la chimica nel 1908, un momento di gioia per lui quanto per la moglie, come si legge in una lettera di Rutherford alla madre: «Siamo appena tornati dal nostro viaggio a Stoccolma, dove siamo stati molto bene. Infatti, credo sia stata una delle più belle esperienze della nostra vita».
La carriera di Rutherford non si ferma però al Nobel: dopo l’esperienza in Canada, torna in Inghilterra, accettando la posizione di professore di fisica all’Università di Manchester. Lì, fa un esperimento rivoluzionario: bombarda un foglio d’oro con i raggi α. Questo gli permette di dedurre l’esistenza di un nucleo atomico, circondato da una nube di carica elettrica ed è forse la scoperta principale di Rutherford, quella per cui lo scienziato viene ricordato in tutti i libri scolastici di chimica e fisica, poiché ha gettato le basi della fisica atomica.Dopo la parentesi di Manchester, caratterizzata anche dalle piacevoli cene che i Rutherford ospitavano per dilettare amici e studenti di Ernest, la coppia si trasferisce a Cambridge, in un cottage sul fiume Cam. Ernest è stato infatti chiamato a sostituire il suo insegnante J.J. Thomson alla direzione del laboratorio di Cavendish, e anche qui le scoperte non mancano. Lo scienziato scopre il protone e guida molti studenti brillanti nelle loro ricerche. Alcuni di essi, a loro volta, riceveranno il Nobel, come James Chadwick, insignito del premio per la fisica per la scoperta del neutrone, nel 1935.
Due anni dopo, Ernest si spegne nel suo cottage, immerso nella natura ma non lontano dal laboratorio di Cavendish, con accanto la sua Mary. Per lui gli onori continuano anche dopo la morte: gli viene infatti concessa una prestigiosa sepoltura nell’abbazia di Westminster, tra i più grandi scienziati di tutti i tempi.
Immagine in evidenza:Rutherford all’Università di McGill nel 1905, credits: Wikimedia Commons
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