I quasicristalli: storia di una scoperta (quasi) impossibile
Cosa hanno in comune il premio Nobel per la chimica 2011 e un pallone da calcio? La simmetria icosaedrica, ascoltare per credere. Questa è la storia dei quasicristalli: un viaggio impervio e una lunga rivincita, raccontata da uno dei suoi protagonisti
di Anita di Giulio, Antonio Muroni ed Elisa Scaringi
Quando Dan Shechtman presentò alla comunità scientifica lo strano cristallo che aveva sintetizzato, fu accolto con una certa ostilità perché secondo gli altri studiosi quel suo “quasicristallo” mai osservato prima, formato da atomi metallici organizzati con simmetria pentagonale, era un oggetto instabile in natura, quindi non era un cristallo. E lui non era un vero scienziato.
Era il 1984 e sarebbero dovuti passare più di vent’anni perché gli fosse riconosciuto con il Nobel il merito di aver scoperto una nuova struttura della materia. Per volgere finalmente gli eventi in favore di Shechtman non ci volle solo molto tempo, ma un’altra scoperta: quella del ricercatore Luca Bindi, che scovò un quasicristallo naturale in un meteorite vecchio più di quattro miliardi di anni, conservato nel Museo di Storia Naturale dell’Università di Firenze dove lavorava. Questo non solo assicurava la stabilità dei quasicristalli in natura e nello spazio, ma offriva spunti per nuovi studi sull’età del sistema solare.
Con il ritrovamento della prima “icosaedrite” iniziò un’avventura alla ricerca di altri frammenti del meteorite, che portò Bindi in Russia, a setacciare tonnellate di terreno nell’aspra tundra insieme a un gruppo internazionale di scienziati.
Luca Bindi ha raccontato questa storia quasi impossibile ai microfoni di Stoccolma a Roma, e dopo averla ascoltata non riuscirete più a guardare un pallone da calcio con gli stessi occhi.
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Credits immagine di copertina: Wikipedia
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