Staminali: attenzione ai mitocondri
La medicina rigenerativa subisce una battuta di arresto dopo la scoperta di mutazioni legate all’età negli organelli delle cellule da usare in terapia
La doccia fredda è arrivata il 14 aprile dalle pagine di Cell Stem Cell. Le staminali pluripotenti indotte (iPS) accumulano mutazioni nel mitocondrio, l’organello che fornisce a tutte le cellule l’energia di cui hanno bisogno. Lo ha scoperto un gruppo di ricerca guidato da Taosheng Huang del Cincinnati Children’s Hospital Medical Center e Shoukhrat Mitalipov dell’Oregon Health & Science University. Lo studio affievolisce le speranze di ottenere staminali terapeutiche sicure, soprattutto per i pazienti più vecchi.
Dalle staminali pluripotenti si possono formare una o più linee cellulari diverse. Il processo sarebbe irreversibile se Shinya Yamanaka non avesse inventato le iPS, ottenute riprogrammando tessuti già differenziati. Con la sua scoperta lo scienziato ha ricevuto il premio Nobel per la medicina nel 2012 e ha rinvigorito le speranze di ottenere una cura per le malattie degenerative. Ad esempio si è cominciato a pensare che fosse possibile trapiantare cellule staminali pluripotenti che sostituissero le cellule malate nei pazienti con Alzheimer. Potendo ricavare le iPS dalle cellule dei pazienti stessi, si dovrebbe evitare il rischio di rigetto. Ma queste “miracolose” staminali devono seguire un iter lungo e complesso prima di essere considerate sicure. E adesso, tra gli innumerevoli aspetti da controllare si aggiungono i mitocondri.
Nella ricerca pubblicata su Cell Stem Cell i ricercatori hanno ottenuto staminali pluripotenti indotte in 14 pazienti dai 24 ai 72 anni. Esaminando il campione complessivo sono emerse poche mutazioni con percentuali molto basse nell’mtDNA, il genoma autonomo di cui è fornito ogni mitocondrio. Invece, prelevando a caso poche cellule, Huang e colleghi hanno scoperto che alcune iPS erano piene di mitocondri mutati soprattutto negli individui più vecchi. Le conseguenze sono chiare: in caso di terapia a base di iPS su pazienti anziani – come quelli malati di Alzheimer – bisognerebbe assicurarsi che nessuna delle staminali sia mutata nell’mtDNA. Se anche una sola cellula con ampie mutazioni mitocondriali fosse trapiantata ci sarebbe il rischio di gravi effetti indesiderati, inclusa l’insorgenza di tumori.
Alessandro Rosa, ricercatore della Sapienza Università di Roma che lavora proprio con le iPS, consiglia di andarci piano quando si parla di staminali terapeutiche: «Va benissimo pensare di usare le iPS nella medicina rigenerativa. Ma attualmente, per trapiantare ad esempio un motoneurone nuovo in un paziente affetto da Sclerosi Laterale Amiotrofica, si presentano ostacoli biologici quasi insormontabili». Lo studio sulle mutazioni dell’mtDNA solleva quindi un problema che si inserisce in un panorama già delicato. Sarà necessario approfondire le ricerche prima di sviluppare una terapia con le staminali che possa dirsi veramente sicura.
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