Gerty Theresa Cori: biochimica, zuccheri e determinazione
Carl e Gerty Cori furono i primi a determinare l’importanza degli enzimi e dello studio delle vie metaboliche per la comprensione di numerose malattie
Gerty Theresa Cori, la più grande di tre sorelle, nacque il 15 agosto del 1896 a Praga da una ricca famiglia ebraica. Suo padre era un chimico e dirigeva una raffineria di zucchero: fu questo, forse, a portarla in futuro a fare dello studio degli zuccheri il fulcro delle sue ricerche future. Una caratteristica che familiari prima e colleghi poi le riconobbero fu la grande determinazione. Che emerse per la prima volta nel 1914, quando, una volta terminata la scuola di preparazione (rigorosamente per sole donne), su consiglio dello zio materno, professore di pediatria all’università di Praga, decise di iscriversi alla facoltà di Medicina. Inciampando nel primo intoppo: per accedere alla facoltà era necessario superare un esame che prevedeva la conoscenza di latino, fisica, matematica e chimica. Materie che non aveva mai studiato prima, dato che alla scuola femminile si insegnavano solo materie ritenute allora “appropriate” a una ragazza, cioè nell’ambito sociali e pedagogico. Poco male: in tre mesi di vacanze estive e un anno di ginnasio condensò il programma di otto anni di latino e cinque di matematica, fisica e chimica, riuscendo a superare brillantemente quello che qualche anno dopo avrebbe definito “l’esame più difficile di tutta la mia vita”.
Alla facoltà di medicina dell’Università di Praga fece la conoscenza delle due future passioni della sua vita: la biochimica e Carl. Capelli castani e occhi marroni lei, capelli chiari e occhi blu lui. Vivace, rapida e brillante nei ragionamenti lei, timido e riservato, lui. I (futuri) coniugi Cori si completavano in tutto e questa complementarietà li portò a non separarsi e a sostenersi in tutti i lavori che facevano, senza mai gareggiare, ma incoraggiandosi l’un l’altro.
Negli anni ’30, a causa delle leggi antisemite e di una situazione economica instabile in Europa, Carl e Gerty furono costretti a trasferirsi in America, dove Carl ricevette diverse offerte di lavoro presso prestigiosi laboratori, che rifiutò perché avrebbero comportato la separazione da sua moglie, che nessuna università era disposta ad assumere. Fino ad arrivare a un compromesso: Gerty avrebbe continuato a lavorare col marito, ma da volontaria. Senza alcun compenso, e di conseguenza senza alcun beneficio e avanzamento per la sua carriera scientifica.
Pochi anni, i coniugi riuscirono a mettere in piedi un laboratorio tutto loro alla Washington University School of Medicine. Con oltre cinquanta ricercatori, molti dei quali giovani promettenti, il laboratorio permise di compiere molti passi avanti nel campo della biochimica, la scienza che applica i principi della chimica per risolvere problemi biologici, all’epoca ancora sconosciuta a molti.
Gerty, nonostante fosse “solo” ricercatrice associata, divenne la vera responsabile di tutto quello che veniva studiato lì dentro. Chi ha lavorato con lei ne evidenziò la capacità di ricerca, l’ampia conoscenza, la passione, ma soprattutto il rigore scientifico, che spesso la portò a trattare malamente i suoi ricercatori. Una volta uno dei suoi collaboratori, Edwin Krebs, a causa di una disattenzione rovinò un esperimento a cui lavoravano da settimane. Gerty accusò in maniera plateale il ricercatore, ma il giorno dopo bussò alla sua porta per chiedergli come stesse andando il lavoro: era il suo particolare modo di scusarsi.
L’oggetto principale di studio dei coniugi Cori fu il meccanismo con cui il corpo portava energia ai tessuti, anche in periodo di digiuno o durante l’esercizio intenso. I coniugi trovarono la risposta nel glicogeno, zucchero di riserva in grado di immagazzinare il glucosio nella cellula. Stabilirono, inoltre, l’esistenza di una correlazione tra il glucosio presente nei muscoli e il glicogeno immagazzinato nel fegato. Alla fine degli anni’ 30 riuscirono a descrivere nel dettaglio questa correlazione, che poi successivamente prese il nome di Ciclo di Cori.
Si tratta, nello specifico, di un meccanismo biochimico che “collega” muscoli e fegato, impedisce al lattato di restare nel muscolo, e fa sì che attraverso un meccanismo di trasporto sanguigno venga trasferito nel fegato e qui attraverso specifici enzimi venga riconvertito in glucosio, per poi successivamente essere rimesso in circolo oppure immagazzinato come zucchero di riserva sotto forma di glicogeno.I coniugi Cori riuscirono anche a descrivere le molecole coinvolte nel ciclo.
Oltre alla scoperta del ciclo, Gerty e Carl s’interessarono anche all’enzimologia, e compresero la fondamentale importanza di studiare e isolare gli enzimi. L’abilità nel purificare, cristallizzare e caratterizzare gli enzimi coinvolti nel metabolismo del glucosio portò a un nuovo modo di fare ricerca: partendo dallo studio di una via metabolica o di un enzima si potevano capire le cause di una data malattia: i coniugi compresero, per esempio, che alcune patologie (tra cui il diabete) erano causate dalla mancanza di un metabolita o dal malfunzionamento di un enzima.
E sarà proprio la scoperta di un enzima, la glicogeno-fosforilasi (oltre che del ciclo di Cori) che varrà l’assegnazione del premio Nobel per la Medicina ai coniugi nel 1947. Gerty Cori fu la prima donna in assoluto a ricevere il riconoscimento.
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