La creatività non è solo una “roba da giovani”
Nell’immaginario collettivo la creatività è dei giovani. Ma uno studio che prende a modello i premi Nobel per l’economia rivela che esistono due cicli di creatività differenti tra loro
“Eureka!”, ovvero “Ho trovato!”. La leggenda vuole che il matematico Archimede abbia pronunciato questa frase a squarciagola per le vie di Siracusa dopo aver scoperto il principio fisico che porta il suo nome. Ma le grandi scoperte sono dovute a una improvvisa spinta creativa di una mente geniale? E l’innovazione è appannaggio dei giovani? Secondo uno studio recentemente pubblicato su De Economist non è proprio così: esistono due forme di creatività, che si sviluppano in differenti fasi della vita.
Gli autori dello studio, Bruce Weinberg e David Galenson, hanno raccolto tutte le citazioni degli articoli pubblicati dai vincitori del Nobel per l’economia nati nel 1926 o prima. Lo scopo era di capire l’età in cui avevano formulato le loro idee più innovative ed influenti. Così facendo, hanno scoperto che ci sono due picchi di inventiva, che si manifestano a due età ben distinte: uno intorno ai 20 anni e l’altro intorno ai 50. Ma non è tutto, i due picchi sono associati a due tipi ben distinti di creatività.
David Galenson, professore di economia all’università di Chicago, è un esperto dei processi creativi. Attraverso le sue ricerche sulle carriere di artisti e scienziati aveva già ipotizzato l’esistenza di due tipi di innovatori: i concettuali e gli sperimentali. Gli innovatori concettuali sono quelli che lavorano in modo deduttivo: formulano le loro idee originali per fornire risposte dirette e alternative ai lavori già esistenti. Un esempio: Albert Albert Einstein, che arrivò alla teoria della relatività a soli 26 anni attraverso un ragionamento astratto e radicalmente innovativo. Gli sperimentali invece utilizzano un processo di “prova ed errore”, ovvero la loro capacità innovativa deriva da conoscenze accumulate grazie all’esperienza. Charles Darwin è uno degli esempi più autorevoli: la teoria dell’evoluzione, pubblicata a 50 anni, fu il frutto di una vita di osservazioni meticolose e viaggi di scoperta. Gli studi di Galenson erano però basate sulla comparazione della vita di illustri pensatori, non su un approccio scientifico.
Nell’articolo pubblicato su De economist, Weinberg e Galenson hanno raccolto evidenze statistiche più robuste. Hanno classificato i 31 vincitori Nobel in economia sulla base delle caratteristiche della loro ricerca più influente, ovvero se di tipo sperimentale o concettuale. Hanno dimostrato così che gli innovatori concettuali hanno formulato le teorie premiate col Nobel a circa 20 anni, mentre gli sperimentali tra i 50 e i 60 anni. La capacità di formulare e risolvere i problemi in modo deduttivo declina quindi con gli anni. Crescendo si accumula una nutrita conoscenza teorica nel proprio campo di studi, che porta a dare per assodate le conoscenze pregresse e compromette la capacità di pensare fuori dagli schemi. Ma con l’età cresce e si affina la capacità di analizzare e accumulare le informazioni utili e cresce quindi la base empirica di evidenze su cui formulare nuove ipotesi.
Studi precedenti miravano a identificare differenze nelle età in cui scienziati di diverse discipline arrivavano alle loro conclusioni più innovative. Secondo Weinberg il tipo di creatività è però indipendente dal campo di studi in cui si opera: “L’età in cui si è più creativi non dipende tanto dal settore in cui si lavora”, spiega, “ma più che altro dal modo in cui ci si approccia al proprio lavoro”. Potrebbe essere un invito a studiare e sperimentare, chissà che non arrivi il colpo di genio.
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