Esther Duflo, l’economista che vuole rendere il mondo un posto migliore
Vincitrice del premio Nobel per l’economia nel 2019, Esther Duflo usa il metodo sperimentale nella lotta contro la povertà globale
“Efficiente, organizzata, positiva, amichevole, acuta”: così Abhijit Banerjee, esperto di economia al Massachusetts Institute of Technology (Mit), definisce la collega Eshter Duflo, con cui ha condiviso il premio Nobel per l’economia nel 2019. C’è da dire che quello di Banerjee è un parere di parte, dato che Dufluo è anche sua moglie. La scienziata è la seconda donna e la persona più giovane in assoluto a essere stata insignita del riconoscimento. D’altronde, c’era da aspettarselo: nel 2002, ad appena 29 anni, Duflo è diventata professore associato al Mit, il che l’ha resa uno dei membri più giovani della facoltà. Già allora la definivano “enfant prodige” dell’economia. Esther è francese di nascita, indiana per matrimonio e americana d’adozione. Nata a Parigi nel 1972, è figlia di un professore di matematica e di un medico impegnato in progetti umanitari nei paesi in via di sviluppo.
Dopo il liceo, ha studiato storia all’École normale supérieure di Parigi, dove, già dal suo secondo anno, ha iniziato a interessarsi anche di politica e di sociologia. Nel 1993 è stata dieci mesi a Mosca, dove ha lavorato sia per la sua tesi di laurea sia come assistente di ricerca per un economista francese. Successivamente si è laureata in storia e in economia, e ha poi conseguito un dottorato di ricerca al Mit sotto la supervisione, per l’appunto, di Abhijit Banerjee, dal quale poi non si è più separata.
Alla domanda quasi provocatoria di un giornalista che le chiede se sia diventata un’economista con lo scopo di cambiare il mondo, lei risponde sorridendo: “Sì, in effetti è per quello. Mi sono laureata in storia, ma ho deciso di specializzarmi in economia quando ho capito che questa era in grado di studiare i problemi in maniera profonda e dare delle soluzioni, cambiando il mondo anche in pratica”. È infatti per “l’approccio sperimentale nell’affrontare il problema della povertà globale” che Esther Duflo, insieme a Abhijit Banerjee e Michael Kremer, ha vinto il premio Nobel. I tre scienziati, in particolare, hanno fondato il Poverty Action Lab, un laboratorio di ricerca nel quale hanno messo appunto un metodo per dividere il problema della povertà globale in domande piccole e precise, facilmente affrontabili sul campo e per individuare degli indicatori quantitativi, come la mortalità infantile, il numero di bambini che vanno a scuola, il numero delle morti di parto e di malaria, per misurare la povertà di un paese.
Durante i loro esperimenti, i tre scienziati si sono occupati prima di tutto della scarsa scolarizzazione in Kenya. Usando il metodo scientifico, hanno capito che il problema non sarebbe stato risolto semplicemente comprando più libri di testo o distribuendo pasti gratis. Bisognava, invece, attuare programmi di sostegno per migliorare la formazione degli insegnanti e aiutare gli alunni più in difficoltà. Hanno poi usato lo stesso approccio sperimentale anche per il miglioramento della salute pubblica, l’accesso al microcredito e l’adozione di nuove tecnologie.
Nel dicembre 2019, coerentemente con il loro grande impegno umanitario, i tre premi Nobel hanno donato i soldi vinti al Weiss Fund for Research in Development Economics, per supportare la ricerca nell’ambito dell’economia dello sviluppo. “I decisori politici cadono in generalizzazioni sulle persone in povertà, pensano che siano completamente disperate, o pigre, o improvvisate, senza capirne le cause. Viaggiate”, raccomanda Esther Duflo ai giovani. “Solo così potrete rendervi davvero conto dei problemi con cui i paesi poveri hanno a che fare”.
Commenti recenti