Montalcini

Un esempio per tutte le donne

di Arianna Silvestrini, IV BLS, Campus Leonardo da Vinci

Questo saggio partecipa al concorso Hansel e Greta. Il vincitore verrà designato sulla base del numero di voti ricevuti e della valutazione da parte di una giuria di qualità. Le votazioni partiranno il 15 giugno 2020. Per votare cliccare su questo link, selezionare il tema desiderato e cliccare sul pulsante “vota” in fondo alla pagina.

Ho deciso di scrivere di Rita Levi-Montalcini a seguito di una sua frase che la mia professoressa di scienze ha inviato alla mia classe all’inizio della quarantena: “Non temete i momenti difficili. Il meglio viene da lì”. Questa frase mi ha colpito molto e ho cercato di farla un po’ mia col tempo. Quindi ho fatto delle ricerche su di lei e ho scoperto molte informazioni in più sull’unica donna italiana ad aver vinto un premio Nobel scientifico. Figlia di un ingegnere elettrotecnico e di una pittrice, trascorse l’infanzia e l’adolescenza in un ambiente sereno, anche se dominato da una concezione vittoriana dei rapporti con i genitori e dalla forte personalità del padre convinto che una carriera professionale avrebbe interferito con i doveri di una moglie e di una madre. Dopo aver convinto il padre a farla studiare, si è laureata nel 1936 in Medicina presso l’università di Torino. Mentre si sta specializzando in Psichiatria e Neurologia, nel 1938, arrivano le leggi razziali. Lei, di origine ebrea, è quindi costretta a emigrare in Belgio.

Se non fossi stata discriminata o non avessi sofferto di persecuzioni, non avrei mai ricevuto il premio Nobel“, ha dichiarato la stessa Montalcini. Femminista in una famiglia dai costumi vittoriani, ebrea e libera pensatrice nell’Italia di Mussolini, il premio Nobel ha dovuto fronteggiare molte e varie forme di oppressione nella sua vita. Nonostante questo la neurobiologa non ha mai perso la sua tenacia e anzi ha trasformato le difficoltà in punti di forza, divenendo un esempio per tutte noi. A guerra finita riprende la sua attività di ricerca, finché nel 1947 accetta l’invito del neuroembriologo Viktor Hamburger e si reca negli Stati Uniti, presso la Washington University di Saint Louis. Qui, nel 1954, insieme al suo collaboratore Stanley Cohen, scopre il Nerve Growth Factor (NGF), una proteina coinvolta nello sviluppo del sistema nervoso. Questa proteina viene definita una molecola vitale e la sua scoperta risale addirittura al 1951. Da allora, quando si pensava che essa fosse legata soltanto al sistema nervoso, si è capito che gioca un fattore primario anche in altri contesti. Ad esempio possibili terapie legate all’Alzheimer oppure per stimolare attraverso un virus innocuo iniettato direttamente nel cervello la formazione di neuroni nelle aree danneggiate del cervello stesso. La sua scoperta in definitiva permise di confutare le teorie allora esistenti nel mondo scientifico, le quali sostenevano che il sistema nervoso fosse statico e programmato dai geni senza alcuna crescita e sviluppo autonomo come invece dimostrò la Montalcini. Per questa scoperta nel 1986 Rita Levi-Montalcini e Stanley Cohen otterranno il Premio Nobel. Grazie agli studi dei due scienziati, quell’insieme di discipline che oggi chiamiamo neuroscienze e che hanno per oggetto di studio il cervello umano assumono una grande importanza nel panorama delle scienze naturali.

Sebbene la sua vita scientifica prevalente sia ormai negli Stati Uniti, Rita Levi-Montalcini non ha dimenticato l’Italia. Tra il 1961 e il 1962 crea a Roma un centro di ricerca sull’NGF e nel 1969 fonda e dirige (fino al 1978) l’Istituto di biologia cellulare preso il CNR.
Rita Levi-Montalcini ha lavorato spesso con giovani attraverso progetti del CNR. Alla base di questa volontà di confronto con i giovani vi è una profonda fiducia nelle capacità innovative dell’uomo. Ha più volte affrontato il tema del rapporto tra le nuove generazioni e lo sviluppo tecnologico, del quale ha descritto anche i limiti: “Oggi, rispetto a ieri, i giovani usufruiscono di una straordinaria ampiezza di informazioni; il prezzo è l’effetto ipnotico esercitato dagli schermi televisivi che li disabituano a ragionare, oltre a derubarli del tempo da dedicare allo studio, allo sport e ai giochi che stimolano la loro capacità creativa. Creano per loro una realtà definita che inibisce la loro capacità di inventare il mondo e distrugge il fascino dell’ignoto“.

Negli incontri coi giovani, emerge l’invito a non concentrare l’attenzione solo su sé stessi, a partecipare ai problemi sociali e fare proposte volte al miglioramento del mondo attuale.

La scomparsa, seppure all’età di ben 103 anni, di Rita Levi-Montalcini, avvenuta il 30 dicembre 2012, ha lasciato l’Italia nel lutto. Si tratta di una donna che ha attraversato la storia del nostro paese nel bene e nel male, dagli orrori delle persecuzioni contro gli ebrei vissute in prima persona al genio dell’intelligenza che ha permesso alla scienza di fare passi avanti decisivi per l’umanità.
Si può dire che la sua esistenza abbia segnato in modo indelebile la storia del Novecento italiano e tutti noi.