IL LIBRO DEL FUTURO

IL LIBRO DEL FUTURO

di Maria Chiara Cecca

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8 settembre 2065:

Sono passati più di cinquant’anni dalla prima pubblicazione del libro conosciuto a livello mondiale per aver salvato il pianeta dalla pandemia di Covid-19 scoppiata nel 2020.

Lo stravagante autore Arthur Williams, ricordato da milioni di persone come “il poeta del futuro”, sempre accompagnato dal suo inimitabile cappello-orologio e dalla sua passione per le danze orientali e per la filosofia, è diventato una grande icona per il mondo della scrittura fantascientifica, al punto di esser considerato lui stesso un viaggiatore del tempo, la “personificazione di passato, presente e futuro”.

Il suo libro “Le terre di domani” esce nel 2012, all’apparenza sembra un racconto di fantascienza come tanti, ma cattura l’attenzione di numerosi curiosi lettori che lo definiscono una vera e propria “fuga dalla realtà , una proiezione verso gli anni a venire”. Molti critici però, totalmente in disaccordo con il pubblico, lo etichettano, soprattutto all’inizio, come un libro di scarso spessore, che ha ricevuto un successo inadeguato e immeritato. La maggior parte delle polemiche scaturiscono proprio dal suo contenuto, che descrive con insolita fermezza e rigore alcuni eventi che sarebbero avvenuti negli anni successivi.

Alcuni anni dopo, si scopre che le temerarie e avvincenti peripezie narrate nei suoi scritti non sono solo frutto di una fervida immaginazione, ma si tratta di vere e proprie profezie. Lo stesso scrittore, in una intervista afferma: “il mio obiettivo non è mai stato la vincita di un premio o di qualche riconoscimento, sono nato per portare a termine una missione che è quella di far riflettere i miei lettori e preparare l’umanità agli eventi futuri. Solo i più lungimiranti recepiranno il mio messaggio”.

Con il passare degli anni, tuttavia, si riscontra l’avverarsi di alcuni eventi narrati nel libro, tra cui l’insorgenza di grandi incendi in Amazzonia, l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea, l’incendio della cattedrale di Notre Dame di Parigi.

A questo punto il libro comincia a riscuotere un grande successo, ma la critica è ancora più feroce e parla di “coincidenze che hanno procurato fama a un libro da quattro soldi”.

Il picco più alto del successo del libro, si riscontra solo nell’anno 2020, lo stesso in cui sono ambientate le ultime vicende del romanzo, procurandogli così l’appellativo di “libro del futuro”: difatti nel capitolo finale, dedicato proprio

a questo tragico anno, era chiaramente descritto lo scoppiare della pandemia: impressionanti i dettagli che includevano la descrizione di sintomi, effetti sulla popolazione, rapidità e facilità di diffusione, modalità e luogo del primo contagio, e anche una possibile cura.

Il mistero che avvolge il cosiddetto “libro del futuro” non è solo come Williams abbia potuto descrivere così dettagliatamente uno degli eventi più tragici di questo secolo che è stato capace di mettere in ginocchio il mondo intero, ma soprattutto come sia potuto essere talmente lungimirante da trovare cure e soluzioni per contrastare tale virus.

Il suo libro si è rivelato un aiuto fondamentale per medici e virologi, che seguendo le sue stesse istruzioni, hanno potuto trovare la soluzione per sconfiggere la pandemia più rapidamente del tempo previsto.

Egli quindi è stato conosciuto non più solo come un semplice scrittore di un qualunque romanzo futuristico, ma come un vero e proprio salvatore del mondo, acclamato ed esaltato dalla gente, oltre che dalle più importanti personalità del mondo della scienza e della medicina.

Proprio per questa ragione la candidatura al premio Nobel sembra l’adeguato riconoscimento ad una persona che ha fatto rifiorire il mondo.

Di lui però non c’è più alcuna traccia.

Sono numerosi i misteri che avvolgono la sua scomparsa: pochi anni dopo la pubblicazione del romanzo, l’autore preferisce non cavalcare l’enorme onda di successo che lo travolge, e lentamente sparisce nell’ombra, lasciando “Le terre di domani” come sua unica testimonianza.

I suoi numerosissimi fan hanno ideato innumerevoli teorie per giustificare tale assenza: c’è chi afferma che abbia semplicemente preferito morire in solitudine e con mistero, allo stesso modo con cui era arrivato; chi invece è fermamente convinto che lui sia davvero un viaggiatore del tempo e che, ormai compiuta la sua missione di salvare l’umanità, sia ritornato nella sua epoca.

Caro Arthur, il mondo girava troppo velocemente per riuscire a riconoscere il tuo valore a tempo debito: non hai ricevuto il premio Nobel, ma di te rimarrà sempre, immutabile e indelebile, il ricordo.