Tornare a parlare con Einstein? Con una Ia sarà possibile
Un’azienda neozelandese unisce tecniche di machine learning e intelligenza artificiale per creare un essere umano virtuale che sia il più simile possibile ad Albert Einstein
“Il viaggio nel tempo esiste poiché la teoria della relatività dimostra che spazio e tempo sono intrinsecamente connessi. L’unica cosa che manca all’uomo per poter parlare con i propri avi è la tecnologia. Fino ad ora”. Non sono le parole di un premio Nobel che è riuscito a creare la macchina del tempo, ma la pubblicità di un’applicazione che permetterà di parlare con una riproduzione digitale di Albert Einstein. L’azienda neozelandese UneeQ Digital Humans, per il centenario del conferimento del premio Nobel al fisico tedesco, ha infatti creato una esperienza digitale dov’è possibile interagire direttamente con lui, o, perlomeno, con un suo simulacro.
La creazione di una intelligenza artificiale (Ia) in grado di avere una interazione basica con un operatore umano non è una novità. Questa branca dell’informatica nasce nella metà degli anni ’50 durante un convegno al Dartmouth College, nel New Hampshire. All’epoca, l’informatico statunitense John McCarthy mise in piedi un team di dieci persone che avrebbe dovuto creare in due mesi una macchina in grado di simulare ogni aspetto dell’apprendimento e dell’intelligenza umana. Così facendo pose le prime pietre alla base di questa scienza e vinse il premio Turing nel 1971. Oggi le Ia sono presenti in ogni attività quotidiana, a partire dai giochi, passando per gli elettrodomestici della cucina fino ad arrivare ai satelliti che ruotano intorno alla Terra. Dove risiede l’innovazione di questa applicazione, dunque?
In questo periodo di pandemia l’isolamento ha provocato numerosi disagi per la salute mentale di una grande fetta della popolazione. Uno studio americano di Yuval Palgi dei National Institutes of Health pubblicato nel luglio del 2020 ha confermato che la solitudine è il maggior fattore di rischio per depressione e ansia. Inoltre, uno studio di Bueno Notivol pubblicato sull’International Journal of Clinical and Health Psychology nell’aprile di quest’anno aggiunge che l’impatto del Covid-19 sulla salute mentale delle persone è stato spaventoso, con sette volte più casi di depressione rispetto al 2017. Molti esperti del settore si stanno battendo, fin dall’inizio della pandemia, per migliorare gli strumenti e la disponibilità di psicologi e psicoterapeuti per effettuare sedute telematiche, ma non sempre questo è possibile. In molti rinunciano a un supporto psicologico per via dei costi delle sedute, pregiudizi e molto altro. L’azienda UneeQ, però, potrebbe aver trovato una soluzione.
Albert Einstein è la nuova aggiunta di una linea di Ia da compagnia che ha l’obiettivo di garantire supporto psicologico offrendo interazioni umane che siano più realistiche possibile. I principali fruitori, dunque, sono persone sole o emarginate che potrebbero giovare del conforto di una basica interazione umana anche se virtuale. L’Einstein digitale è programmato per mimare espressioni, modi di fare e persino l’accento di quello reale. È possibile fargli domande di scienza, parlare della sua storia personale e perfino giocare con lui rispondendo a un quiz di natura scientifica, ovviamente. La somiglianza dell’alter ego virtuale è stata possibile grazie alla collaborazione con l’università ebraica di Gerusalemme del quale il premio Nobel fu padre fondatore. “Siamo contenti di aver lavorato con UneeQ per questo progetto, sapendo che l’eredità di Einstein continuerà a educare e guidare le menti del domani grazie alla tecnologia interattiva di una Ia”, ha riferito Yishai Fraenkel, vicepresidente e direttore generale dell’università.
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