Ignarro

Louis J. Ignarro, il Nobel americano con un piede in Italia

Una scoperta per la salute delle arterie con implicazioni sulla disfunzione erettile. Il legame e la cooperazione di Ignarro con l’Italia

Napoli, 12 ottobre 1998. Louis J. Ignarro, newyorkese, è appena sbarcato all’aeroporto di Capodichino quando si trova circondato da una folla di giornalisti. Non pensa affatto siano lì per lui, anzi, considera addirittura la possibilità di trovarsi inconsapevolmente in compagnia di una figura istituzionale. 

Di lì a poco avrebbe scoperto di aver vinto il Nobel per la Medicina, congiuntamente a Ferid Murad e a Robert F. Furchgott – l’annuncio era stato dato mentre era in volo – per aver individuato il fattore alla base del processo di rilassamento e vasodilatazione di vene e arterie: l’ossido nitrico (NO). 

L’ossido nitrico, un gas fino ad allora noto solo per la sua tossicità, è prodotto dal lume dei vasi sanguigni (ossia dal loro rivestimento interno) in risposta a un aumento della pressione arteriosa. L’NO contrasta l’ipertensione provocando l’aumento del diametro dei vasi, proprio come succederebbe a un tubo dell’acqua, la cui dilatazione causerebbe la riduzione della pressione dell’acqua contro le pareti del tubo stesso. Per la prima volta un mediatore endogeno, cioè una molecola di segnalazione autoprodotta, risultava essere un gas. 

La scoperta dell’ossido nitrico ha chiarito i meccanismi d’azione di farmaci – in uso già da tempo – per il trattamento di malattie cardiovascolari, come la nitroglicerina, e del sildenafil, l’arcinoto Viagra, che funziona proprio potenziando l’azione dell’ossido nitrico a livello dei corpi cavernosi del pene.

Ignarro ha origini umili e italiane: padre napoletano e madre siciliana, emigrati negli Stati Uniti. Dirà poi nel 2000: “Solo in America il figlio di un carpentiere ignorante può vincere il Nobel per la Medicina”

Nato a Brooklyn nel 1941, cresce a Long Beach e si laurea in Farmacia alla Columbia University nel 1962. Poi il PhD in Farmacologia all’Università del Minnesota nel 1966, con una tesi sul ruolo del sistema nervoso simpatico nello sviluppo embrionale. In quegli anni ha anche un maestro d’eccezione, il futuro premio Nobel per la chimica Paul Delos Boyer.

Lavora allo sviluppo del diclofenac, celebre antinfiammatorio, nell’azienda farmaceutica Geigy, e lì conduce importanti ricerche sul Gmp ciclico, messaggero chimico la cui interazione con l’ossido nitrico ne media gli effetti sulla muscolatura liscia dei vasi. 

Dopo la fusione di Geigy con Ciba, altro gigante della farmaceutica, decide di tornare nel mondo accademico, stavolta come professore. Nel 1973 ottiene la cattedra in Farmacologia alla Tulane University di New Orleans. Nel 1985 prosegue la sua brillante carriera all’Università della California di Los Angeles. 

Le origini però continuano a legare Ignarro all’Italia, e il suo contributo alla ricerca nel nostro paese è lì a dimostrarlo. Collabora con l’Università Federico II di Napoli per uno studio, pubblicato nel 2009 su Pnas, sul ruolo dell’idrogeno solforato (H₂S) nei meccanismi dell’erezione maschile, identificandolo come nuovo potenziale target di ulteriori farmaci per la disfunzione erettile. Nel 2019 entra a far parte del Comitato Scientifico di Fondazione Menarini.

Ignarro fa anche parte del CdA di Herbalife (nota azienda di integrazione alimentare), scelta che molti colleghi non hanno visto di buon occhio. Lo scienziato però replica ribadendo l’importanza, spesso sottovalutata, degli integratori per la salute delle persone – quando abbinati a una dieta equilibrata e a una corretta attività fisica. 

Nel 2020 si rende promotore, insieme al Comitato Scientifico Menarini, della creazione di una biblioteca virtuale sul coronavirus pandemico SARS-CoV-2. La biblioteca, continuamente aggiornata e con accesso libero, raccoglie pubblicazioni scientifiche e videointerviste di esperti internazionali ed è pensata soprattutto per gli addetti ai lavori.