Medicina di precisione: da uno studio Sapienza nuovi nano-trasportatori per colpire le cellule tumorali
Un gruppo di ricercatori di Sapienza Università di Roma ha sviluppato una nano particella ibrida in grado di veicolare gli agenti chemioterapici in maniera selettiva per eliminare e colpire le cellule tumorali
Le nanotecnologie sono sempre più utilizzate come strumenti terapeutici per combattere il cancro. Si tratta di sistemi basati sul rilascio mirato di piccoli frammenti di rna, i microRNA, trasportati da nano particelle direttamente nelle cellule tumorali. Nonostante l’elevato potenziale di questa tecnica, è necessario indirizzare selettivamente le nano particelle trasportatrici alle cellule neoplastiche.
In uno studio tutto italiano e pubblicato sulla rivista Journal of Nanobiotechnology, i ricercatori dei dipartimenti di Scienze biochimiche A. Rossi Fanelli, di Scienze anatomiche istologiche medico legali e dell’apparato locomotore e di Chimica e tecnologia del farmaco di Sapienza Università di Roma hanno creato in laboratorio un nuovo sistema per il rilascio mirato di farmaci chemioterapici che utilizza specifiche molecole, i dendrimeri aminici, che agiscono come una sorta di spugna per i piccoli rna.
I dendrimeri sono molecole che formano una struttura ramificata simile a quella di un albero e, pur essendo molecole di piccole dimensioni (da 1 a 10 nanometri), le loro ramificazioni permettono il carico di farmaci sulla loro superficie. Tuttavia, queste molecole hanno una tossicità intrinseca e non sono selettive, non si legano cioè a nessuna componente cellulare in particolare. Queste due caratteristiche ne hanno limitato l’utilizzo in farmacologia.
Nel lavoro appena pubblicato, i ricercatori hanno incapsulato i dendrimeri in una nanoparticella di ferritina batterica, ingegnerizzata per riconoscere il recettore umano della transferrina, che risulta essere particolarmente abbondante sulla superficie di molte cellule tumorali. Il vantaggio di questi nuovi nano trasportatori sta nella loro capacità di auto-assemblarsi e di potersi selettivamente legare a diversi tipi di cellule tumorali, rilasciando il microRNA all’interno delle cellule da eliminare.
“Considerate tali caratteristiche la nanoparticella ibrida ha consentito di trasferire con successo, e quindi in maniera mirata ed efficace, un microRNA all’interno delle cellule malate”, spiega Alberto Boffi, del Dipartimento di Scienze biochimiche e coordinatore dello studio. “Queste nanoparticelle sono altamente versatili e potranno essere utilizzate in futuro per veicolare piccoli RNA e altre molecole terapeutiche, anche in maniera combinata”.
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