5 premi Nobel discutono del futuro del lavoro
Si è tenuto a Pretoria, Sud Africa, il Nobel Prize Dialogue, il meeting interdisciplinare al quale hanno preso parte 5 premi Nobel. Il tema di questo incontro è stato il futuro del lavoro e come la pandemia di Covid-19 può aver modificato la vita lavorativa
“The future of work”, così è stato intitolato il Nobel Prize Dialogue tenutosi all’università di Pretoria lo scorso 18 maggio. Questa conferenza è ispirata alla Nobel Prize Week, un evento annuale iniziato nel 2012, nel quale si riuniscono premi Nobel, scienziati, politici e persone di spicco per confrontarsi su temi di attualità. L’evento è completamente gratuito e quest’anno si è potuto seguire in diretta streaming sia dal sito ufficiale che da YouTube. Al dialogue, che per la prima volta si è svolto in Africa, hanno partecipato – insieme ad altri relatori – anche tre vincitori del premio Nobel per l’economia, Christopher Pissarides, Joseph Stiglitz e Abhijit Banerjee, il premio Nobel per la fisica Brian Schmidt e il premio Nobel per la pace Muhammad Yunus.
Il primo premio Nobel a parlare è stato Muhammad Yunus, fondatore della prima “banca dei poveri” e ritenuto uno dei più grandi imprenditori del nostro tempo. Il suo discorso ha messo in luce la forte disuguaglianza tra la povera Africa e il ricco occidente, sottolineando come molti africani abbiano visto diminuire il loro guadagno giornaliero da 5.50 a 4.50 dollari, mentre i ricchi lo sono diventati ancora di più, registrando un forte incremento del proprio patrimonio durante la pandemia.
“Siamo noi che, lavorando per loro, facciamo diventare ricche le grandi aziende”, ha detto Yunus, proponendo di riformare il sistema educativo per insegnare ai ragazzi a essere imprenditori piuttosto che cercatori di lavoro. Parole, però, non condivise da Abhijit Banerjee, premio Nobel per l’economia nel 2019 e professore internazionale alla Ford Foundation. Secondo i dati esposti da Banerjee, l’80% degli studenti non vuole essere un imprenditore, ma vuole invece trovare delle opportunità lavorative che valorizzino le proprie capacità.
Christopher Pissarides, premio Nobel per l’economia nel 2010 per le sue teorie sulla domanda e offerta nel mercato del lavoro, ha parlato delle differenze tra chi lavora a stretto contatto con il pubblico, e può contrarre più facilmente il virus, e chi, più fortunato, può lavorare tranquillamente da casa limitando i rischi. Successivamente, ha suggerito come i governi debbano migliorare le infrastrutture, sia fisiche che digitali, e migliorare la formazione nei settori della scienza, tecnologia, ingegneria e matematica perché “saremo tutti utenti, se non produttori, di tecnologia”.
A queste parole ha dato seguito Joseph Stiglitz, premio Nobel per l’economia nel 2001 e inserito nel 2011 tra le 100 persone più influenti secondo il Time, il quale ha aggiunto che nel prossimo futuro il 40% dei lavori sarà sostituito dall’intelligenza artificiale: “Anche in aree del mondo più in difficoltà, l’essere umano verrà sostituito dalle macchine”. In più, ha affermato che bisogna garantire che le industrie tecnologiche, che da questa situazione hanno incrementato esponenzialmente i loro incassi, paghino le tasse, e che queste tasse siano reinvestite nei mercati emergenti, soprattutto in Africa dove c’è bisogno di più investimenti sulla transizione verde e sull’incremento degli standard di vita.
Infine, Brian Schmidt, vincitore del Nobel per la fisica nel 2011, ha fatto riferimento alla situazione economica degli studenti, molti dei quali non possono permettersi né gli studi né le attrezzature necessarie. “In futuro tutti gli studenti dovranno essere connessi ad internet, chi non può permetterselo dovrà essere fornito di smartphone e pc, come si faceva in passato con i libri”. Ha inoltre toccato il tema dell’impatto della tecnologia sul lavoro, evidenziando due possibili scenari: il primo in cui la tecnologia “affianca” i lavoratori, assistendoli e ottimizzando il proprio talento, e il secondo, che ha definito “non funzionale”, in cui le macchine sostituiscono del tutto le persone.
Immagine in evidenza: {https://www.nobelprize.org}
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