L’educazione secondo la teoria dei giochi
Un libro spiega come applicare la celebre teoria matematica sviluppata da John Nash per risolvere i conflitti tra genitori e figli
Nella vita di un genitore, le lunghe e spesso infruttuose trattative con i figli piccoli rappresentano una delle fonti di maggiore frustrazione. Ma secondo Paul Reaburn, giornalista scientifico, e Kevin Zollman, professore di filosofia alla Carnegie Mellon University, la matematica può offrire una soluzione efficace al problema. I due hanno da poco pubblicato un libro, dal titolo La guida del teorico dei giochi per i genitori: come il pensiero strategico può aiutarvi a trattare con i più tosti negoziatori che conoscete, i vostri figli, nel quale suggeriscono di applicare alla gestione dei rapporti tra genitori e figli le strategie della teoria dei giochi, un modello matematico di grande successo sviluppato da John Nash, Nobel per l’economia 1994 e noto al grande pubblico grazie al film cult A beautiful mind, interpretato da Russell Crowe.
La teoria dei giochi studia da un punto di vista matematico l’interazione tra più individui che possono trovarsi in competizione o in collaborazione strategica tra loro. In particolare, la teoria analizza in che modo le decisioni prese dai singoli individui influiscano sui risultati che possono essere ottenuti dagli altri, e soprattutto aiuta a trovare la strategia che comporti il massimo guadagno per ciascun partecipante al “gioco”. Inizialmente è stata sfruttata per applicazioni in campo economico, ma oggi la teoria è utilizzata in moltissimi altri contesti, dalle scienze sociali alla biologia, dall’informatica alla politica, ed è tenuta in considerazione anche nelle strategie militari.
Come sottolineano Reaburn e Zollman, che hanno anticipato i temi salienti del libro in due articoli su Scientific American e LiveScience, i rapporti tra genitori e figli sono spesso ricchi di conflitti, trattative e inviti alla cooperazione, e rappresentano quindi un’arena ideale di applicazione della teoria dei giochi. Un primo esempio interessante riguarda la gestione delle minacce e delle punizioni. «Se un padre porta i figli in vacanza – spiega Zollman – e li minaccia di tornare a casa se non dovessero comportarsi bene, solitamente i figli ignoreranno l’avvertimento. E la teoria dei giochi spiega il perché: ognuno di noi tende sempre a comportarsi in modo da massimizzare la propria soddisfazione, e in questo caso il discorso vale sia per i figli che per i genitori. La minaccia non risulta credibile perché il padre vuole rimanere in vacanza quanto i figli, e loro lo sanno. Meglio quindi puntare su minacce più verosimili, come andare in un ristorante poco gradito ai figli o fargli ascoltare musica che non gli piace». Ed è interessante notare come questo esempio, dal punto di vista della teoria dei giochi, sia assolutamente analogo a quello di uno speculatore che minaccia una guerra dei prezzi o di un dittatore che promette una guerra nucleare. In tutti questi casi le minacce non sortiscono effetti perché si tradurrebbero in conseguenze negative per chi le annuncia.
Un altro aspetto particolarmente delicato con il quale devono fare i conti i genitori è la gestione dei conflitti tra fratelli. Anche qui la teoria dei giochi può fornire una strategia efficace. Sulla base di un problema classico della teoria, il dilemma del prigioniero, gli autori del libro mostrano che l’approccio migliore per favorire la cooperazione tra fratelli è, sorprendentemente, quello di invitarli a “rendere pan per focaccia“. «Tua sorella ha pulito la stanza questo weekend? Bene, tu lo farai la settimana prossima. Hai rubato un giocattolo a un tuo amico? Domani ne sequestriamo uno tuo», spiega ancora Zollman. «Può sembrare una strategia poco educativa (“se mi hai fatto uno sgarbo, io ne farò uno a te”), ma vale anche in senso positivo (“se oggi tu aiuti me, domani io aiuterò te”). E i genitori possono sfruttarla per insegnare ai figli il valore della cooperazione».
Ma il vero vantaggio nell’utilizzo della teoria dei giochi per gestire questi conflitti è che essa può essere applicata in modo sistematico. «Noi non diamo consigli su come affrontare un particolare tipo di conflitto, – concludono gli autori – ma proponiamo una strategia generale, applicabile in ogni situazione. È chiaro che non stiamo parlando di una panacea in grado di risolvere qualsiasi problema, ma certamente la teoria dei giochi può fornire un valido strumento per ridurre quei piccoli conflitti quotidiani che logorano anche i genitori più pazienti».
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