Thomas Schelling, l’uomo che salvò il mondo dalla terza guerra mondiale
Il 13 dicembre del 2016 è venuto a mancare un “eroe moderno” ancora troppo poco conosciuto. L’uomo che ha permesso all’umanità di uscire indenne dalla Guerra Fredda
All’età di 95 anni ci ha lasciati una delle figure più influenti della politica mondiale del dopoguerra. Un uomo eclettico dal particolare talento di dare a problemi complessi soluzioni semplici. Un uomo umile ma determinato, che amava dire che il suo lavoro consisteva nel “risolvere indovinelli”. Laureatosi in economia a 23 anni a Berkeley, Thomas Schelling inizia a lavorare per il governo degli Stati Uniti prima come analista e poi come consulente. Il suo primo incarico è la partecipazione ai lavori sul Piano Marshall e a seguire entra a far parte della squadra del presidente Truman. Quello che emerge subito di lui è la capacità di applicarsi alla risoluzione di problemi relativi alle dinamiche sociali in maniera nuova, portando l’obiettività dello scienziato al servizio della società.
Il suo primo amore sono certamente le dinamiche geopolitiche degli anni cinquanta. Su queste scrive The Strategy of Conflict, quello che fra i suoi libri avrà maggiore risonanza. In questo trattato Schelling si spinge nell’analisi degli scenari strategici dell’epoca utilizzando la Teoria dei giochi di Von Neumann e Nash. Nell’applicare queste teorie alle scienze sociali introduce il concetto di “punto focale” come quell’equilibrio spontaneo che viene raggiunto dal sistema in mancanza di comunicazione. Questo trattato spinge le idee di Schelling all’attenzione del presidente John Fitzgerald Kennedy, grazie al quale esse iniziano a incidere in maniera decisiva sulla gestione di uno fra i periodi storici più pericolosi per l’umanità. Dopo lo sconvolgimento delle due guerre mondiali infatti Urss e Stati Uniti iniziano a fronteggiarsi a suon di testate nucleari alla ricerca di un nuovo equilibrio mondiale. L’escalation è rapida e l’incertezza su ciò che accadrà diviene subito massima. La strategia della tensione comincia. Truppe vengono schierate in zone di importanza strategica. La Turchia da un lato e Cuba dall’altro divengono i riquadri più caldi di una scacchiera che rischia di saltare in aria da un momento all’altro.
Il primo grande messaggio che Schelling trasmette ai politici in questo scenario caotico è che la Guerra Fredda non è altro che un perfetto esempio di quello che in teoria dei giochi viene chiamato il Dilemma del Prigioniero. In questo dilemma la mancanza di comunicazione fra due prigionieri che sono spinti alla confessione da una ricompensa, porta come soluzione più probabile quella più dannosa per entrambi. Per evitare che questo scenario venga riprodotto nella realtà dalle due superpotenze scatenando una guerra nucleare, Schelling consiglia a Kennedy di creare una linea diretta col Cremlino, la famosa “linea rossa”, grazie alla quale stabilire un contatto col nemico ed evitare scelte affrettate e disastrose. È proprio dall’idea di una linea diretta fra Washington e il Cremlino che il regista Stanley Kubrick prenderà spunto per il film Il Dottor Stranamore. Kubrick rimarrà così affascinato dal lavoro dell’economista californiano da volerlo come consulente per l’intero film.
Emblematica della consulenza di Schelling è una delle frasi più famose del film pronunciata da Peter Sellers: “La deterrenza è l’arte di creare nell’animo dell’eventuale nemico il terrore di attaccare”. Ed è proprio l’uso della deterrenza, della comunicazione e della ricerca di un punto focale comune che ha permesso al genere umano di sopravvivere alla partita a scacchi più pericolosa e lunga che abbia mai giocato.
Nel 2005 Thomas Schelling ha vinto il premio Nobel per l’economia “per aver accresciuto la nostra conoscenza del conflitto e della cooperazione attraverso l’analisi della teoria dei giochi”.
Credits: Henry Griffin/Associated Press
Commenti recenti