Sempre più verde a tavola: la scelta vegetariana dei Nobel
Da Albert Einstein a Isaac Bashevis Singer, passando per George Bernard Shaw fino agli intellettuali contemporanei: quando la costante condivisa nel tempo dai Nobel è la rinuncia alla carne
Scelta vegetariana, un tema attuale che attraversa i secoli. Una svolta salutistica per molti, principalmente etica per altri, di rispetto per l’ambiente per altri ancora. Quel che è certo è che scegliere di cosa nutrirsi è un argomento sempre più discusso, che non risparmia neanche i vincitori del Nobel. In maniera trasversale e a ogni latitudine.
Dalla prospettiva italiana, che le famiglie inizino a mostrarsi più attente alle scelte alimentari lo dimostrano i dati Eurispes del Gennaio 2017 che vedono triplicare il numero di vegani nel belpaese. Chi sceglie di seguire un’alimentazione che esclude qualsiasi alimento di origine animale, nella fattispecie latte e derivati in aggiunta alla carne, aumenta del 2% rispetto ai numeri registrati nell’anno precedente. Tra vegetariani e vegani risulterebbero quindi pari al 7,6% gli italiani che prediligono un’alimentazione priva di carne. Il dato riflette con chiarezza un’altra novità emersa nel primo mese del 2017: l’aggiunta dei prodotti vegetariani e vegani nel paniere Istat per valutare l’andamento dell’inflazione. Un altro evidente segnale di cambiamento nelle scelte dei consumatori italiani, che appaiono tra i più “veganizzati” d’Europa. In base alle ultime rilevazioni solo Regno Unito (12% della popolazione), Svezia (10%) e Austria (9%) hanno numeri più elevati. Restano invece più bassi quelli di Germania (6%) e Olanda (4,5%). Allargando lo sguardo oltre i confini europei, un costante incremento di vegetariani si registra anche negli Usa, tradizionalmente legati alla cultura della carne. Secondo il Vegetarian Resource Group, attualmente in America il 3,3% della popolazione totale, circa 8.000.000 di persone, non consuma né carne né pesce. Guardando all’Oriente, la Cina con circa 60 milioni di persone vanta il 4,5% di vegetariani, mentre in Giappone si segnalano quasi 6 milioni di vegetariani, pari al 4,7% della popolazione.
Ma torniamo ai Nobel. Il più noto è senz’altro Albert Einstein, il fisico tedesco vincitore del Premio nel 1921. Di lui si racconta sia stato vegetariano solo l’ultimo anno di vita, sebbene pare abbia sostenuto l’idea per molti anni prima di diventarlo. “Vivo quindi senza grassi, senza carne, senza pesce, ma mi sento piuttosto bene così facendo. Mi sembra sempre che l’uomo non sia nato per essere carnivoro”, scriveva il padre della relatività in una lettera all’amico Hans Muehsam, circa un anno prima della sua morte. Poi la svolta, al grido di “Sono diventato vegetariano per ragioni etiche, oltre che salutistiche. Credo che il vegetarismo possa incidere in modo favorevole sul destino dell’umanità”.
La sfera degli intellettuali vegetariani comprende anche Rabindranath Tagore, Nobel per la letteratura nel 1913, C.V. Raman, Nobel per la fisica nel 1930, Albert Schweitzer, Nobel per la pace nel 1952, George Wald, Nobel per la medicina nel 1967. Più recenti V.S. Napaiul e J.M. Cotzee, entrambi Nobel per la letteratura rispettivamente nel 2001 e nel 2003.
Tra gli intellettuali vegetariani più citati, per il drammatico realismo delle sue parole e la potenza delle sue similitudini, figura senza dubbio Isaac Bashevis Singer, scrittore ebreo polacco naturalizzato americano e Nobel per la letteratura nel 1978. “Carestie, crudeltà, dobbiamo prendere una posizione contro queste cose. Il vegetarismo è la mia presa di posizione. E penso che sia una presa di posizione consistente”. Ma Singer sa essere ancora più tagliente quando dice: “Più volte ho pensato che per quanto riguarda il suo comportamento verso gli animali, ogni uomo è un nazista”, o quando denuncia: “Ciò che i Nazisti hanno fatto agli Ebrei, gli umani lo stanno facendo agli animali”.
Sono diversi i Nobel che oltre ad abbracciare la pratica vegetariana, sul tema hanno dedicato pagine e riflessioni. Come l’irlandese George Bernard Shaw, Nobel per la letteratura nel 1925: “Pensate alla terribile energia concentrata in ogni prodotto vegetale. Sotterrate una ghianda e un’esplosione si produce dando origine a una quercia. Sotterrate invece un montone e non ne risulta che decomposizione e putridume”. Quando l’addio alle carni lo suona il Nobel il messaggio si fa universale perché, per dirla alla Einstein: “il nostro compito deve essere quello di allargare la nostra cerchia di compassione per abbracciare tutte le creature viventi e tutta la natura nella sua bellezza”.
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