Diverbi e pregiudizi, ecco i Nobel della discordia
Da Einstein a Bohr, molti Nobel per la fisica ebbero discussioni con i propri colleghi; a dividerli non fu solamente il lavoro ma soprattutto l’antisemitismo dilagante in Europa tra gli anni ’20 e ’40 del secolo scorso
Anche i premi Nobel discutono. Scienziati eccellenti, colleghi, ma pur sempre esseri umani. È così che pregiudizi razziali, contrasti ideologici e gelosie si insinuano nei dibattiti scientifici, sfociando in veri e propri scontri. I fisici Philip Lenard e Albert Einstein sono stati i protagonisti di una delle più grandi dispute del 20° secolo, seguiti in un “tutti contro tutti” da Johannes Stark, Werner Karl Heinsenberg e NielsBohr. Filo conduttore, l’imperante ideologia nazista. Non solo scienza quindi, ma anche politica e lotte ideologiche.
Sono celebri le battute al vetriolo tra Lenard e Einstein emerse anni dopo l’accaduto grazie a una lettera che quest’ultimo inviò a un amico. Nel 1920, infatti, appena un anno prima che Einstein vincesse il Nobel, Lenard lo accusò di avere un approccio alla fisica iper-teorico e iper-matematico. Accuse alle quali Einstein provò inizialmente a rispondere con ironia, salvo poi dover constatare che le motivazioni di astio di Lenard andavano ben oltre il semplice disaccordo scientifico. Le sue critiche, infatti, avevano radici nell’antisemitismo che aveva abbracciato con forza e che lo portò, più di una volta, ad accusare la stampa ebraica di pubblicizzare la “pericolosa” teoria della relatività dell’illustre collega.
Sfortunatamente le teorie antisemite di Lenard erano condivise da un altro fisico, Johannes Stark, anche lui fervente nazional-socialista. Egli, al pari di Lenard, criticava la “tendenza ebraica” (così venne da lui definita) a seguire una fisica teorica e slegata dalla realtà, sostenendo al contrario, il bisogno per la Germania di una fisica ariana, sperimentale e concreta al tempo stesso. Così, quando nel 1933 Stark si vide sottrarre alcuni incarichi universitari da colleghi più giovani, ne attribuì le ragioni alla presenza in ambito universitario di un circolo ebraico e pro-semita, di cui proprio Einstein sarebbe stato il capo.
Peccato che neanche l’“ariano” Heisenberg andasse a genio a Stark, divenendo al contrario il nuovo bersaglio delle sue ire, colpevole di possedere quella fama universitaria che lui aveva sempre cercato ma mai ottenuto. Ancora una volta però, a disturbarlo maggiormente fu una motivazione di tutt’altro tipo: ai suoi occhi Heisenberg aveva infatti un comportamento poco chiaro riguardo l’adesione all’ideologia nazista, e veniva accusato di collusione con la fisica ebraica di Einstein.
In realtà sembrerebbe che tra Heisenberg e Einstein non ci fosse proprio una grande simpatia, quanto piuttosto una critica reciproca ai propri lavori. Niels Bohr cercò più volte di mettere d’accordo i due stimati colleghi, ma nonostante il rispetto che Heisenberg aveva nei confronti di Einstein, non condivideva la sua interpretazione della meccanica quantistica. Questo irritò non poco il padre della relatività che, di contro, non accettava il principio di indeterminazione di Heisenberg come legge fisica fondamentale.
Ma anche per quanto riguarda l’amicizia tra Heisenberg e Bohr le cose non andarono sempre per il meglio. Pare infatti che in un incontro a Copenaghen nel 1941, Heisenberg tentò di convincere Bohr (la cui madre era ebrea) e altri colleghi ad appoggiare il programma nucleare della Germania nazista, salvo dichiarare anni dopo che il suo vero obiettivo era di impedirlo. Di cosa effettivamente parlarono, però, poco si sa, e a noi non restano che speculazioni.
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