L’avventura di Santiago Ramon y Cajal, dai neuroni alla Luna
Fu istologo, patologo, artista e folle amante della Spagna, la propria terra. Nonché premio Nobel per la Medicina nel 1906 insieme a Camillo Golgi, con cui ebbe un’accesa discussione
Un lavoro instancabile, immenso e trasversale. Frutto dell’ingegno di una delle eccellenze di cui tutto il mondo della scienza può vantarsi di essere stato prima testimone e poi spettatore postumo. Si può sintetizzare così l’opera di Santiago Ramon y Cajal, medico originario di Petilla de Aragon, nella regione di Navarra, premio Nobel per la medicina nel 1906 per i suoi studi sulla struttura del sistema nervoso.
Negli anni della giovinezza, Cajal fu appassionato di caccia e pittura. Quest’ultima, nonostante le reticenze paterne, diverrà poi un tratto distintivo della sua opera di medico: i disegni di Cajal saranno un punto di riferimento per lo studio della morfologia di molte strutture biologiche caratteristiche dell’essere umano. A far interessare il giovane alla scienza è un episodio drammatico: mentre giocava con i suoi amici nei pressi di un campanile, un fulmine colpì la guglia, ferendo gravemente il parroco. Da quel momento, Santiago maturò uno sconfinato amore per la potenza e la misteriosità della natura.
Questa passione lo portò, all’età di 21 anni, a conseguire la laurea in medicina. Lo stesso anno venne chiamato a prestare servizio militare. Nel 1874 venne sorteggiato per occupare un posto nella sanità militare nell’esercito a Cuba. Di lì a poco sarebbe diventato capitano, ruolo che ricoprì con tanto orgoglio. Contrasse poco dopo la malaria e, a causa delle sue gravose condizioni fisiche, fu congedato dal servizio militare.
Con la paga ricevuta ebbe finalmente l’opportunità di acquistare un microscopio e svariati strumenti di micrografia, oltre a diversi utensili da laboratorio e sostanze chimiche. A ciò si aggiunse l’acquisto di libri indispensabili per mettere a punto il suo primo studio neuroistologico. Già aiutante della cattedra di anatomia presso l’università di Saragozza, si trasferì poi a Madrid per conseguire il dottorato di ricerca.
Grazie al suo talento, i riconoscimenti non tardarono ad arrivare: nel 1906 fu insignito del premio Nobel per la Medicina nel 1906 insieme a Camillo Golgi, celebre, per altro, per la scoperta del rinomato apparato cellulare. Un momento di soddisfazione personale segnato, però, da una lite in sede di premiazione proprio con l’italiano. Quest’ultimo fu il primo a esporre la teoria della “rete diffusa”, ma Cajal intervenne per smentirlo, convinto che ogni neurone costituisse un’unità a sé stante. Questo fu un primo enunciato della teoria del neurone secondo la quale le cellule del sistema nervoso fossero tra loro contigue ma non continue. Una teoria confermata solo negli anni ‘50 grazie all’utilizzo del microscopio elettronico.
Santiago Ramon y Cajal morì il 17 ottobre 1934. E pochi anni dopo gli fu intitolato un piccolo cratere sul nostro satellite, per onorare i suoi brillanti meriti scientifici e il suo meraviglioso viaggio nella natura. Dai neuroni alla Luna.
Credits immagine in evidenza: Quartz
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