Un Nobel per non dimenticare
di Angelica Di Martino, IV B, Liceo classico Augusto
Questo saggio partecipa al concorso Hansel e Greta. Il vincitore verrà designato sulla base del numero di voti ricevuti e della valutazione da parte di una giuria di qualità. Le votazioni partiranno il 15 giugno 2020. Per votare cliccare su questo link, selezionare il tema desiderato e cliccare sul pulsante “vota” in fondo alla pagina.
Dal niente sorse il pianeta di Auschwitz dove in tanti si sono chiesti se c’era Dio. Un panorama desolato, piatto, disseminato di boschetti verdeggianti dove vicino scorre la Vistola. Esseri umani annientati, trasformati nel nulla, internati fino alla morte, tanti, con il sapore del gas sulla bocca; qui inizia la favola colma di dolore che una dolcissima nonna continua a raccontare al mondo, non piange, fissa ancora quella piccola stella sua compagna nel buio cielo di Auschwitz. Narra instancabilmente il terrore della sua esperienza da deportata adolescente, parole vive e indimenticabili, messaggi capaci di renderci migliori e testimoni del ricordo. Liliana Segre amante della vita, anche in quei terribili momenti di follia umana è riuscita a scavalcare con il pensiero il reticolato di quel maledetto labirinto, come quella farfalla gialla disegnata da una bambina nel campo, ha svolazzato imperterrita verso la libertà. Ora sono cresciuti i pioppi su quel suolo cosparso di ceneri umane, alberi altissimi piantati dai nazisti per nascondere i crematori, guardano verso il cielo, ondeggiano come bandiere dondolate dal vento per assicurarsi che il mondo non dimentichi ciò che è accaduto. La senatrice sta dando a tutti noi una grande lezione di vita, è riuscita a cancellare l’odio verso i suoi carnefici e questo l’ha resa totalmente libera. Lei non vuole il Nobel ma una grandissima parte di noi l’ha già premiata, le sue parole sono sintonizzate con l’anima del mondo, il sapere e lo spirito di conoscenza sono un grande valore che ci sta’ donando. La sua resistenza eroica contro un destino così ostile non ha cancellato quell’espressione saggia, tenera, che emana speranza, l’ha resa una maestra di vita della storia sempre pronta a rompere quel silenzio innaturale gradito a qualcuno. Ogni creatura deve essere in grado di porsi delle domande senza illudersi di già conoscere tutto, dall’alto di quelle torrette uguali, fantasmi scheletriti, senza far rumore, vagano nel campo non in cerca di vendetta ma di ricordo. Quel marchio del diverso impresso sul braccio della senatrice, nonostante i capelli incipriati dal tempo, è ancora vivo e leggibile a tutti noi; il silenzio aiuta il carnefice non il torturato, l’odio si ripete quando l’oblio del passato non si ricorda. Questa donna merita dal suo stesso dolore la sua grandezza e il premio più grande lo ha donato lei a noi con la compostezza delle sue espressioni, la speranza di poter raggiungere il meglio senza mai dimenticare, una memoria custodita è un antidoto contro gli orrori del passato.
Freddo scorreva il vento
nell’immenso labirinto
di filo spinato di Auschwitz
Candidi fiocchi di neve
volteggiavano come falene
sotto le appannate luci
dei lampioni
Un profumo di morte
s’infrangeva in una atmosfera
irreale intrisa di assurda
violenza.
Il teatro della storia
torna ad aprire il sipario
Ecco il passato
che s’impiglia nel presente
tentativo disperato
di opporsi al buio
della coscienza!
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