L’uomo che modifica la natura: Müller e le mutazioni genetiche
di Beatrice Grandinetti, Classe 3J, IIS , Di Vittorio – Lattanzio, Roma
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Nella storia della scienza la figura di Müller resta una delle più importanti perché ha messo in evidenza le proprietà mutagene dei raggi X, di cui all’inizio del ‘900 si sapeva pochissimo, aprendo così la strada a ricerche nel campo della genetica: lo studio della struttura e le proprietà dei geni, le mutazioni dei cromosomi.
Hermann Joseph Müller è stato un illustre medico e genetista statunitense. Nacque a New York il 21 dicembre 1890 e morì ad Indianapolis il 5 Aprile 1967. Fin da bambino, i genitori notarono ed incoraggiarono il suo interesse per la natura e la scienza che lo portò a vincere il premio Nobel per la medicina nel 1946.
Durante la sua vita si occupò di ricerche sul crossing-over, sui letali bilanciati, sulle mutazioni cromosomiche e la loro importanza per l’evoluzione, e altri settori della genetica.
Fu un collaboratore di Thomas Hunt Morgan, naturalista e zoologo attratto dall’embriologia descrittiva e sperimentale, estendendo le sue ricerche alla citologia, alla genetica e alla teoria dell’evoluzione. Con lui Müller eseguì gli esperimenti sulla Drosophila Melanogaster, il moscerino della frutta.
Si dedicò agli effetti che i raggi X hanno sul genoma umano, scoprendo nel 1927 la loro azione mutagena. Grazie a questa scoperta, si aprì un nuovo campo di indagine biologica.
Le ipotesi sulle mutazioni genetiche erano piuttosto antiche. Le specie viventi mostrano straordinarie varietà, che Darwin aveva osservato senza avere gli strumenti per elaborare una teoria che spiegasse questo fenomeno, prendendo per buona l’influenza dell’ambiente come principale causa. Alcuni genetisti successivi a Darwin rifiutarono la teoria dell’evoluzione proprio per la mancanza di una base scientifica. Nel 1901 venne proposta da Hugo De Vries una teoria, basata sugli studi di Mendel, secondo la quale l’origine di nuovi alleli dipendeva da un improvviso cambiamento del gene, detto mutazione. In realtà, i casi studiati in quell’occasione non furono dovuti a delle mutazioni, ma il concetto di mutazione genetica entrò a far parte del linguaggio e del pensiero scientifico. I primi studi sulle mutazioni vennero effettuati sul moscerino della frutta e attorno al 1915, Morgan, insieme ai suoi collaboratori, individuò circa un centinaio di caratteri mutanti.
Nel 1927, Müller, che lavorava con Morgan, dimostrò che la mutazioni genetiche aumentavano sottoponendo la Drosophila ai raggi X. Dai risultati di questi esperimenti dedusse che le mutazioni erano dovute a precise entità, dimostrando tra l’altro l’esistenza dei geni.
La scoperta di Müller fu importante anche per gli scienziati successivi, tra cui James Watson e Francis Crick, che presero in considerazione la nuova teoria per elaborare il modello a doppia elica del Dna. Grazie a loro si comprese che le mutazioni sono dovute alla singola coppia di basi del DNA e non all’intero gene.
Gli studi di Müller sono stati di fondamentale importanza perché hanno consentito di conoscere gli effetti dei raggi X sul codice genetico degli organismi e di prevenire danni ed effetti collaterali, che a lungo andare possono verificarsi nei soggetti esposti; per questi motivi si batté per limitarne l’uso indiscriminato in medicina.
credits immagine: The Fly Room at UT-Austin; Muller is at the right, with loupe (Lilly Library, Indiana University)
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