Sei condanne e un premio per un mancato delitto
Omicidio su commissione e subappalto della commissione. Non sono indiscrezioni su un nuovo film di Quentin Tarantino, ma fatti realmente accaduti. Alla fine, l’omicidio neanche c’è stato, ma le condanne e un premio IgNobel sì
Siamo nel 2013 in Cina, nella città di Nanning, provincia del Guangxi meridionale. L’immobiliare Tan Youhui incarica un sicario di uccidere un suo concorrente, Wei, che gli aveva fatto causa per una controversia su un progetto. Il sicario riceve i soldi, ma invece di compiere il delitto lo commissiona a un altro sicario. E questo subappalto del lavoro si ripete per altre quattro volte, per compensi progressivamente ridotti. L’omicidio, alla fine, non è stato compiuto da nessuno, ma le condanne ci sono state, e anche un premio per il Management nell’ultima edizione dei premi IgNobel.
Gli IgNobel onorano la scienza che prima fa ridere e poi pensare, ed effettivamente qui, dopo l’inevitabile sorriso iniziale, viene da pensare che – forse – in Cina abbiamo applicato il concetto di subappalto in modo decisamente poco ortodosso. La storia ha infatti causato commenti tristemente divertenti, come “Questa è la natura del business” e “In Cina persino gli assassini hanno compreso l’essenza del subappalto nel lavoro”. Alcuni, però, hanno anche paragonato il fallimento del subappalto del delitto ai casi di subappalti nell’industria edile che spesso portano alla mal costruzione degli edifici.
Facciamo un passo indietro e vediamo come sono andati i fatti. Il primo sicario incaricato da Tan Youhui è stato Xi Guang-An, che ricevuta la somma di due milioni di yuan cinesi (circa $ 300.000) ha passato il testimone a Mo Tian-Xiang, che ha accettato il lavoro per la metà della cifra. A seguire, per compensi ovviamente inferiori, è stata la volta di Yang Kang-Sheng e Yang Guang-Sheng. È lecito chiedersi se l’affare fosse diventato una cosa di famiglia, ma il verdetto della corte non ha soddisfatto la curiosità e non ha chiarito se ci fosse una parentela tra il sicario numero tre e il quattro.
Dopo sei mesi di subappalti dell’omicidio, il sicario numero cinque, Ling Xian-Si, riceve l’incarico per un compenso ormai ridotto a 100.000 yuan cinesi (circa $ 15.000). Ritenendo la cifra davvero bassa per ridurla ulteriormente trovando un altro sicario, Ling decide di portare all’interno di questo surreale ingranaggio la vittima, Wei, purché collabori. I due si accordano per inscenarne la morte, con tanto di foto che lo mostrano legato, quindi Wei scompare per alcuni giorni. Tuttavia, mentre Ling riferisce fiero il suo successo facendo giungere la notizia a ritroso lungo tutta la catena, fino al committente (l’immobiliare), Wei denuncia il caso alla polizia.
Nel 2016 i primi quattro sicari vengono arrestati e poi scagionati per irregolarità commesse dalla polizia, ma nell’ottobre 2017 il tribunale di Nanning incrimina il mandante e i cinque sicari perché “hanno deliberatamente privato gli altri della loro vita e le loro azioni costituiscono il crimine di omicidio intenzionale”. Due anni dopo, nell’ottobre 2019, arriva il verdetto: cinque anni a Tan Youhui per aver commissionato l’omicidio, e dai due ai quattro anni per gli aspiranti sicari.
La commissione di un delitto non è una novità, nella realtà così come in libri e film, ma il reiterato subappalto dell’incarico da parte dei sicari è certamente inusuale e fa riflettere. Primo fra tutti lo starà facendo Youhui mentre sconta la sua pena: la commissione dell’omicidio a un professionista, dal suo punto di vista, avrebbe dovuto garantirgli il risultato senza essere coinvolto, ma è probabile che non abbia ricordato che chi fa da sé fa per tre e che, forse, in questo caso avrebbe potuto fare – e speriamo di no – meglio addirittura di cinque presunti professionisti. Di certo non poteva immaginare che il sicario incaricato fosse più esperto di accordi che di omicidi, e che non fosse neanche il solo. Che oltre alle mezze stagioni stiano scomparendo anche gli assassini seri?
Credits immagine in evidenza: Pixabay
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