IgNobel 2020: il premio per l’educazione medica a una squadra di politici d’eccellenza
Anche durante l’anno della pandemia da coronavirus non poteva mancare la cerimonia degli IgNobel: il premio per l’educazione medica è stato assegnato, a sorpresa, a chi non ha saputo interpretare la scienza e a chi non l’ha ascoltata
Il 2020 è stato, fino a ora, un anno ricco di sorprese più negative che positive. Fortunatamente, per alleviare momenti così difficili, talvolta perfino la fredda scienza offre spunti di divertimento e comicità. È questo il caso degli IgNobel, il premio dedicato agli studi più originali condotti nel mondo della ricerca scientifica.
L’ormai storica cerimonia di assegnazione, promossa dalla rivista Annals of Improbable Research grazie al finanziamento delle associazioni di Fantascienza e degli studenti di Fisica dell’Università di Harvard, quest’anno non è potuta andare in scena, causa pandemia, ma si è comunque svolta online. Il premio consisteva in una scatola da autoassemblarsi a partire da un pdf e una banconota fuori corso: un’idea originale per dei vincitori originali.
Una menzione speciale è da dedicare, quest’anno, al premio per l’educazione medica. Un riconoscimento che ha avuto non uno, non due, ma ben nove vincitori. Tutti politici.
Donald Trump, Jair Bolsonaro, Boris Johnson, Narendra Modi, Vladimir Putin, Recep Tayyip Erdogan, Andrés Manuel Lòpez Obrador, Alexander Lukashenko, Gurbanguly Berdimuhamedow si sono aggiudicati il riconoscimento per l’educazione medica, come ufficialmente riportato, per aver avuto il “merito di aver usato la pandemia di Covid-19 per insegnare al mondo che i politici possono avere un effetto più immediato sulla vita e sulla morte di quello di scienziati e dottori”.
La motivazione cardine che ha spinto a premiare queste figure è stata semplice: si è trattato di esponenti politici che hanno avuto in comune l’aver negato la potenza del coronavirus, i suoi effetti, minimizzando e cambiando strategia politica e comunicativa continuamente portando così i propri Paesi ad essere i più colpiti.
Ma dietro a questo premio dall’ indubbia simpatia si nascondono storie che hanno condizionato sensibilmente in maniera negativa il mondo. È il caso, per esempio, del presidente del Brasile Jair Bolsonaro. La sua politica negazionista ha piegato in due il Brasile che fino a metà luglio contava 76.688 morti accertati per coronavirus, secondo solo agli Stati Uniti dove, per altro, le politiche di Trump non hanno avuto un impatto positivo sulla lotta al virus.
Fonte immagine: La Repubblica
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