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Elias Canetti: il Nobel che combatteva con la morte

La storia di Elias Canetti, lo scrittore e saggista che con le sue opere ha saputo esplorare terre ignote dell’animo umano in eterno conflitto con la morte

Siamo nel 1981 e lo scrittore bulgaro naturalizzato britannico Elias Canetti viene insignito del premio Nobel per la Letteratura “per i suoi lavori caratterizzati da un’ampia prospettiva, ricchezza di idee e potere artistico”.  Un narratore lucido dei grandi cambiamenti del Novecento, alla cui formazione hanno contribuito le numerose lingue praticate, importanti relazioni e molti viaggi. La sua vita fu segnata molto presto da un evento traumatico: mentre stava giocando in giardino, la finestra della sala da pranzo si aprì e sua madre gridò: “Figlio mio, tu giochi e tuo padre è morto!” Elias aveva appena sette anni quando nel 1912 suo padre morì, da quel momento è come se il tema della morte si fosse annidato in lui per rimanere presente nelle sue opere.

La famiglia Canetti dopo la tragedia si trasferì prima a Vienna e poi a Zurigo. Perfettamente integrato nella società viennese, Elias conobbe Freud e Schnitzler. Proprio a Vienna si laureò in chimica nel 1924, professione che non praticò mai e verso la quale non mostrò alcun interesse. 

Nel 1934 sposò la scrittrice Venetiana Taubner-Calderon; il matrimonio finì nel 1963, anno in cui la donna si suicidò a causa dei frequenti tradimenti di Elias. Si risposò nel 1971 con la museologa Hera Buschor dal quale ebbe una figlia, Johanna. Il suo primo romanzo, L’accecamento, fu pubblicato nel 1935 e tradotto in italiano come Auto da fè, un libro coraggioso in cui l’autore raccontò l’incapacità di comunicare e la solitudine. Successivamente emigrò prima a Parigi e poi a Londra: in questi anni si dedicò alla stesura di Massa e potere. Un’imponente progetto che lo impegnò per trentotto anni, un’opera attraverso il quale analizzò la psicologia delle masse. In questo saggio monumentale studiò gli elementi costitutivi della massa e i principi che stanno alla base del potere.

Canetti viene anche ricordato per le sue opere teatrali: Nozze fu il suo primo lavoro, seguito da La commedia della vanità del 1937 e dal dramma Vite a scadenza, rappresentato a Oxford nel 1964. L’autobiografia, che ha pubblicato fra il 1977 e il 1985, è l’opera più intensa della letteratura contemporanea, in cui descrive i ricordi della sua giovinezza, gli incontri memorabili con le persone che sono state per lui determinanti e gli sfondi delle città in cui è vissuto.

Dopo aver ricevuto il Premio Nobel nel 1981 Canetti continuava quella che definiva: “la mia battaglia contro la morte”. Il suo modo di combattere era del tutto singolare. Quasi ottantenne scriveva per diverse ora al giorno, disponeva sul tavolo una batteria di lapis ben temperati, affilati come pugnali. Avrebbe voluto completare quello che rappresentava il suo libro per antonomasia: Il libro contro la morte. L’origine emotiva del libro era la morte della madre, con la quale aveva un rapporto caratterizzato da una dipendenza reciproca e da eccessivi conflitti. La lotta contro la morte era una rivolta contro la sua accettazione, contro tradizioni e istituzioni che preparavano l’uomo ad accoglierla. La scrittura ha rappresentato per lui una corazza. Ha scritto 2500 pagine di appunti che verranno ordinate molto tempo dopo, infatti Il libro contro la morte è stato pubblicato solo nel 2017.

Nei suoi ultimi anni di vita diceva: “Mi dà pace pensare alla mia tomba, posta ai margini del bosco, non lontano da Joyce”. Morì a Zurigo nel 1994. Nonostante non fosse credente tra i suoi appunti sono state ritrovati diversi pensieri dedicati alla religione e altre quindicimila pagine di appunti mai pubblicati, questo ci fa ben sperare per la pubblicazione di altri libri postumi.

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