La lettera dei 101: vaccini per tutti
In centouno, tra politici, artisti, intellettuali e attivisti, chiedono, guidati dal premio Nobel per la pace Muhammad Yunus, che i vaccini Covid-19 diventino un bene comune universale, esente da qualsiasi diritto di brevetto di proprietà
È ormai più di un anno che la pandemia da Covid ha stravolto le nostre vite ma, se nei i paesi più ricchi la situazione è ancora drammatica, come se la passano nelle zone più povere del pianeta? È da questa domanda che nasce la lettera d’appello di Muhammad Yunus, premio Nobel per la pace nel 2006, alla quale hanno aderito centouno personalità.
Tra queste troviamo numerosi altri Nobel, come l’arcivescovo sudafricano Desmond Tutu, il padre della “perestrojka” russa Mikhail Gorbaciov, l’attivista pakistana Malala Yousafzai, l’iraniana Shirin Ebadi, ma anche ex presidenti e premier, tra cui l’ex presidente polacco Lech Walesa, l’ex presidente brasiliano Luiz Inßcio Lula da Silva e l’ex premier italiano e presidente della Commissione Europea Romano Prodi. Molte le firme anche tra le star della musica e del cinema: Andrea Bocelli, Bono, George Clooney, Sharon Stone, Forest Whitaker e Matt Damon.
“Il nostro diritto alla salute può essere garantito solo dal nostro dovere nel garantire la salute, sia a livello individuale che collettivo”, si legge nella lettera dell’economista bengalese. “L’efficacia della prossima campagna di vaccinazione dipenderà dalla sua universalità. Governi, fondazioni, organizzazioni finanziarie internazionali come la Banca Mondiale e le banche di sviluppo regionali dovrebbero elaborare dettagli su come rendere i vaccini disponibili gratuitamente”. Nell’idea di Yunus, il Consiglio di sicurezza dell’Onu potrebbe ancora stilare un programma per la produzione e distribuzione delle dosi in modo da non lasciare indietro nessuno, in particolare i paesi più poveri che non hanno i mezzi per sconfiggere la pandemia da soli, identificando “ogni singola capacità di produzione di vaccini diffusa in tutto il mondo e anche offrendo modi e mezzi per garantire che tutte queste capacità siano utilizzate e, ove possibile, potenziate”.
L’iniziativa globale per la liberalizzazione dei brevetti dei vaccini è stata “una grande speranza, ma non è riuscita a generare sostegno dai paesi ricchi”, secondo il premio Nobel, che accusa i leader politici di sostenere gli interessi delle grandi aziende, scegliendo il profitto a discapito della salute delle persone.
“La pandemia ha almeno fermato o rallentato il motore economico e ci dà l’opportunità di costruirne uno nuovo in grado di unire persone e ricchezza e di tenerle insieme.”
Gli interessi economici pre-pandemici hanno portato la terra a un “punto esplosivo” tra riscaldamento globale e disparità sociale; lo stop dovuto alla pandemia può essere utilizzato come opportunità di rinascita e rilancio in termini più democratici e universali, per questo motivo per lui “la questione dei vaccini è diventata il simbolo di quanto siamo insensibili al nostro futuro. Dimentichiamo che gli esseri umani sono diventati la specie più minacciata del pianeta. Non c’è modo di sfuggire al nostro percorso suicida a meno che non lo riconosciamo e decidiamo di cambiarlo. Dobbiamo dimostrare la nostra consapevolezza a partire dal vaccino: il vaccino non riguarda solo la protezione da un virus, ma la protezione da noi stessi”.
Sarà ascoltata la richiesta delle centouno voci guidate da Yunus? Staremo a vedere.
Immagine in evidenza: Flickr
Commenti recenti