Nani e giganti alla conquista delle isole
Un team di ricerca internazionale ha provato a spiegare i fenomeni di gigantismo e nanismo insulare presenti in molte specie. Dal loro lavoro è arrivata una conferma sulla validità della “regola dell’insularità”
Le isole hanno un fascino particolare. Stuzzicano la curiosità degli esploratori, possono alimentare la fantasia degli scrittori, ma se c’è qualcuno che proprio non riesce a farne a meno sono gli scienziati che si occupano di evoluzione. Un’isola rappresenta un luogo privilegiato in cui poter osservare le dinamiche evolutive all’opera, un vero e proprio laboratorio a cielo aperto. Non a caso Charles Darwin riuscì a trovare gli spunti per ipotizzare un meccanismo evolutivo basato sulla selezione naturale proprio mettendo piede sulle Isole Galápagos.
Un gruppo di ricercatori coordinati da Ana Benítez-López della stazione biologica della Doñana di Siviglia, tra i quali troviamo anche Luca Santini del Dipartimento di Biologia e Biotecnologie “Charles Darwin” di Sapienza Università di Roma, ha provato a dare una risposta a una domanda che da tempo si fa largo tra gli scienziati che studiano i meccanismi dell’evoluzione: gigantismo e nanismo insulare sono una regola o sono semplicemente un’eccezione? Analizzando studi precedenti, hanno effettuato una meta-analisi e sono riusciti a confrontare circa 2400 popolazioni di 1.166 specie insulari e 886 delle loro controparti continentali. I loro risultati, pubblicati in un lavoro apparso nella rivista Nature, Ecology and Evolution, pur mostrando un quadro complesso, sembrano confermare quella che è conosciuta come “regola dell’insularità”.
Nel 1973, il biologo statunitense Leigh Van Valen, partendo dagli studi di J. Bristol Foster, formula la regola dell’insularità, in cui afferma che gli animali che vivono sulle isole tendono a presentare una riduzione o un aumento delle proprie dimensioni corporee rispetto a membri della stessa specie, o di specie imparentate, che vivono nei continenti. Il drago di Komodo, la lucertola più grande al mondo, vive in un ristretto numero di isole indonesiane ed è un esempio perfetto di gigantismo insulare; al contrario, il cervo delle Filippine, uno dei più piccoli rappresentanti della famiglia dei cervidi, ci offre la perfetta rappresentazione di nanismo insulare.
Dalla meta-analisi effettuata emerge che le dimensioni delle isole e il grado di isolamento, che cambia al variare della distanza dal continente, sembrano influenzare l’entità del nanismo e del gigantismo insulare, con effetti più evidenti in mammiferi e rettili che vivono su isole più piccole e più remote. Una riduzione dei livelli di predazione e competizione, causato dal numero ridotto di specie presenti, e una diminuzione dei tassi di scambio genico tra le popolazioni insulari e quelle continentali, potrebbero essere alla base di queste variazioni delle dimensioni corporee.
Un altro aspetto messo in evidenza dallo studio è l’influenza dei fattori climatici sull’entità degli effetti insulari. Il biologo tedesco Christian Bergmann, nel 1847, ipotizzò che la massa corporea di una specie aumenta quando le temperature sono più fredde, formulando una regola che ancora oggi porta il suo nome. I risultati dello studio vanno nella stessa direzione, integrando anche questa teoria. Infatti, nelle specie di mammiferi e di uccelli prese in considerazione dai ricercatori possiamo osservare casi di gigantismo più marcati nelle isole più fredde, dove le temperature rimangono costantemente basse. La ragione è semplice: dimensioni corporee maggiori permettono di ridurre la perdita di calore. Invece, nei rettili è la stagionalità a giocare un ruolo importante e il gigantismo è più marcato in specie che vivono su isole che presentano una stagionalità notevole, con fluttuazioni regolari di temperatura durante l’arco dell’anno. Una dimensione corporea maggiore potrebbe permettere a questi animali di far fronte a lunghi periodi di scarsità di risorse.
Questo studio ci suggerisce che, pur essendo influenzata da fattori geografici e climatici, la regola dell’insularità è tuttora un valido modello: il gigantismo e il nanismo insulare sembrano proprio essere dei meccanismi generali e non una semplice coincidenza evolutiva.
Immagine in evidenza: Drago di Komodo (credit: pixabay.com)
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