La Galassia Andromeda come non si è mai vista

La Galassia Andromeda come non si è mai vista

Andromeda, la galassia più simile alla Via Lattea, ha una nuova immagine a 6.6 GHz: aiuterà a definire la sua morfologia e a individuare le regioni dove nascono le stelle. I risultati dello studio, ottenuti a una frequenza mai sondata prima d’ora, sono il frutto della collaborazione tra Sapienza e l’Istituto Nazionale di Astrofisica

Barbara Orrico

Se si ha la fortuna di trovare una postazione lontana dalle luci delle città o delle case in una notte di bel tempo, si potrà vedere allo Zenith il debole chiarore della Via Lattea che, sempre alle ore 22, attraversa il cielo da est a ovest; un cannocchiale consentirà di notare che essa è composta da innumerevoli stelle. Proprio sulla Via Lattea spicca la forma a “W” della costellazione di Cassiopea. Un po’ più a sud, cinque stelle risplendono allineate e quasi uguali per luminosità; le tre centrali appartengono alla costellazione di Andromeda e non sarà difficile avvistare quella piccola nube che gli astronomi chiamano Galassia di Andromeda. Distante circa 2,538 milioni di anni luce dalla Terra, per la sua prossimità e somiglianza con la nostra Via Lattea, è una delle galassie più studiate di tutti i tempi.

Nel mondo astronomico, M31, la sigla con cui è stata catalogata, è celebre per essere stata il “banco di prova” della     scoperta che ha portato alla corretta valutazione delle dimensioni attuali dell’universo. Oggi se ne torna a parlare perché Sapienza, in collaborazione con l’Istituto Nazionale di Astrofisica e il Sardinia Radio Telescope di San Basilio, è riuscita a scattare un’immagine della galassia a 6.6 GHz: una frequenza mai sondata prima d’ora, in cui l’emissione dell’energia della stessa galassia è vicina al suo minimo, complicando la possibilità di ottenerne una visione così definita. Nonostante ciò, la qualità della nuova immagine è tale da comprendere la morfologia e i processi fisici che accadono al suo interno, meglio di quanto sia stato fatto fino ad ora. E, un po’ come accade quando ci si guarda allo specchio, ci aiuterà anche a chiarire cosa sta succedendo nella nostra galassia.

Con i dati ottenuti, i ricercatori del Dipartimento di Fisica di Sapienza hanno stimato il ritmo di formazione stellare di Andromeda e prodotto una mappa dettagliata che ha evidenziato il disco della galassia come regione d’elezione per la nascita di nuove stelle.

Questa ricerca ha dimostrato che, sviluppando opportune tecniche di analisi dati, si è in grado di osservare con il Sardinia Radio Telescope larghe regioni di cielo senza perdere parte del segnale astrofisico della sorgente delle onde gravitazionali. Nonostante le difficoltà, e grazie alle 66 ore di osservazione, abbiamo dimostrato che SRT (Sardinia Radio Telescope) è capace di produrre immagini di assoluta qualità – ha spiegato a StaR Elia Battistelli, del Dipartimento di Fisica di Sapienza e coordinatore del progetto.

L’ottima risoluzione angolare del telescopio sardo, costituito da una grande antenna a disco singolo di 64 metri di diametro e circa 70 metri di altezza, in grado di operare ad alte frequenze radio, ha permesso di ampliare così le conoscenze finora disponibili su questa galassia. Il team ha sviluppato e implementato dei software ad hoc che hanno consentito di testare nuovi algoritmi per l’identificazione di sorgenti a più bassa emissione nel campo di vista attorno ad Andromeda: in questo modo i ricercatori hanno estratto dalla mappa un catalogo di circa un centinaio di sorgenti puntiformi: stelle, galassie e altri oggetti.

I risultati dello studio, realizzato con la partecipazione anche di numerosi enti e università internazionali come la University of British Columbia, l’Instituto de Radioastronomia y Astrofisica – UNAM in Messico e l’Infrared Processing Analysis Center – IPAC in California, sono stati pubblicati sulla rivista Astronomy & Astrophysics.

Questo studio rappresenta solo una piccola parte del lavoro di osservazione di M31. I prossimi passi saranno lo studio della sua emissione polarizzata a 6.6GHz, per investigare la natura dei campi magnetici interni alla galassia, e la ricerca di eventuali emissioni di radiazioni – conclude Elia Battistelli – Inoltre, la nostra solida collaborazione con l’Osservatorio Astronomico di Cagliari è andata oltre la campagna di osservazione di Andromeda: sono nati nuovi progetti, come lo studio delle strutture filamentari tra coppie di ammassi di galassie e la costruzione, presso il nostro dipartimento, del nuovo ricevitore MISTRAL da installare sul Sardinia Radio Telescope per effettuare misure a 90GHz”.

Immagine in evidenza: uniroma1.it