Children are not a target: ancora troppi bambini vittime di guerra
Secondo l’ultimo rapporto dell’ Onu, lo scorso anno almeno 19mila bambini sono stati vittime di gravi violazioni dei diritti umani in scenari di guerra
Il rapporto annuale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite (Onu) su minorenni e conflitti armati riporta che nel 2020 almeno 19mila bambini hanno subito gravi violazioni dei loro diritti. L’Onu ha ricevuto nel 2001 il premio Nobel per la pace, insieme al segretario generale dell’organizzazione, Kofi Annan, “per il suo lavoro per un mondo più organizzato e più pacifico”. Nonostante gli sforzi i conflitti attualmente in corso sono ancora tanti e coinvolgono milioni di bambini in tutto il mondo.
Per i bambini, la guerra è una catastrofe particolarmente dolorosa, perché li obbliga ad abbandonare casa, destabilizza l’ambiente che li protegge, distrugge le scuole e i centri sanitari. Anche dopo la fine di un conflitto, l’infanzia soffre di ferite psicologiche e fisiche e di una totale mancanza di prospettive. Le gravi violazioni a carico dei bambini di cui si parla nel rapporto dell’Onu includono reclutamento, uccisione e mutilazione, stupro e altre forme di violenza sessuale, attacchi a scuole e ospedali, rapimento. La relazione documenta situazioni in cui le violazioni delle norme internazionali sono di tale gravità da giustificare un interesse internazionale, dato il loro impatto sui bambini. Sono stati accertati 26.425 gravi violazioni, che hanno interessato 19.379 bambini (14.097 ragazzi, 4.993 ragazze, 289 di sesso sconosciuto) in 21 situazioni. Il maggior numero di violazioni è stato il reclutamento e l’utilizzo nei conflitti, seguito dall’uccisione e dalla mutilazione. I casi accertati di rapimento e violenza sessuale sono aumentati in modo allarmante rispettivamente del 90 e del 70%. Le violazioni colpiscono ragazzi e ragazze in modo diverso: l’85% di bambini reclutati e utilizzati sono maschi, mentre il 98% delle violenze sessuali è stato perpetrato contro le ragazze. La violenza sessuale resta ampiamente sottostimata, a causa della stigmatizzazione e delle abitudini culturali. Gli attacchi agli ospedali sono diminuiti mentre quelli alle scuole sono aumentati; entrambi continuano a mettere in pericolo la vita dei bambini.
Il maggior numero di gravi violazioni si è verificato in Afghanistan, Repubblica Democratica del Congo, Somalia, Siria e Yemen.
La pandemia di coronavirus ha ulteriormente aumentato la vulnerabilità dei bambini, ostacolando il loro accesso all’istruzione, alla salute e ai servizi sociali, limitando le attività di protezione dei minori e restringendo gli spazi sicuri. C’era la speranza che le parti in conflitto avrebbero spostato la loro attenzione dal combattimento l’una contro l’altra alla lotta contro il virus. In tanti si sono uniti al segretario generale dell’Onu nel chiedere un cessate il fuoco globale mapurtroppo nessuno ha deposto le armi e smesso di combattere. I governi, che hanno la responsabilità primaria di tutelare i bambini, sono incoraggiati ad adottare misure correttive e aumentare la capacità di protezione dei bambini a tutti i livelli.
I bambini e i giovani non sono responsabili dei conflitti, eppure pagano il prezzo più alto. Ogni violazione contro i bambini – segnalata o non segnalata – rappresenta una macchia sulla nostra umanità. E sulla nostra capacità di assicurare una funzione fondamentale: proteggere e prendersi cura delle persone più giovani e vulnerabili del nostro mondo.
Immagine in evidenza: Lidice Memorial {commons.wikimedia.org}
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