Le specie aliene invasive minacciano la biodiversità italiana

Le specie aliene invasive minacciano la biodiversità italiana

Alterano gli ecosistemi naturali, sono un rischio per la salute umana e danneggiano l’economia. Dal 2014 l’Ue impone ai Paesi membri di controllare le specie invasive più pericolose. L’Italia non aveva ancora un piano di attuazione delle norme europee, per questo adesso sta correndo ai ripari

di Francesca Stazzonelli e Federica Villa

Non vengono da un altro pianeta, ma possono essere comunque invasive. Parliamo delle specie esotiche o aliene, quegli organismi introdotti dall’uomo in una regione geografica diversa rispetto a quella d’origine, in maniera volontaria o accidentale. Quando queste specie diventano invasive però, possono causare seri problemi. Infatti, grazie alla grande capacità di adattamento alle condizioni ambientali più disparate, riescono a colonizzare velocemente il nuovo ambiente, mettendo a repentaglio le specie autoctone (soprattutto quelle a rischio d’estinzione), e alterando gli equilibri degli ecosistemi naturali. Per questo motivo, le specie aliene invasive sono tra le principali cause della perdita di biodiversità.

In Europa si stima siano presenti almeno 14.000 specie esotiche, delle quali il 10-15% è ritenuto invasivo. Sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione europea viene periodicamente aggiornata la lista delle specie esotiche invasive ad alto rischio che al momento conta 66 specie, di cui più della metà è presente o diffusa anche in Italia. Molte di queste specie sono state introdotte nel nostro Paese inizialmente a scopo ornamentale. È ciò che è avvenuto con l’ailanto (Ailanthus altissima), pianta originaria della Cina settentrionale, le cui tossine inibiscono la crescita di altre specie vegetali, e anche con il persico sole (Lepomis gibbosus) del nord America, che si ciba di uova di altri pesci, molluschi e invertebrati d’acqua dolce autoctoni.

In Europa si stima siano presenti almeno 14.000 specie esotiche, delle quali il 10-15% è ritenuto invasivo

La coccinella arlecchino (Harmonia axyridis), invece, è stata importata dall’Asia per il controllo biologico degli afidi (pidocchi delle piante). Si è poi scoperto che preda moltissimi altri insetti e, per questo, rischia di sostituirsi ai predatori autoctoni, riducendo la biodiversità dell’area invasa.

Altre specie sono state introdotte in Italia come animali da compagnia e si sono diffuse in natura a seguito di continui rilasci volontari. Ne è un esempio la testuggine palustre americana (Trachemys scripta), che oltre ad essere un potenziale vettore di malattie per la fauna selvatica e per l’essere umano, sta rimpiazzando Emys orbicularis, l’unica testuggine acquatica autoctona in Italia.

Diverso è il caso delle nutrie (Myocastor coypus), importate in Italia per la produzione di pellicce e poi rilasciate in natura durante la crisi del settore. Tra gli impatti negativi, sicuramente quello sull’avifauna acquatica, legato al passaggio delle nutrie sopra i nidi, ma anche quello sulla vegetazione delle zone umide e i danni ai sistemi idraulici, dovuti allo scavo delle tane lungo i canali.

Non solo danni alla biodiversità: le specie aliene invasive possono diventare un rischio anche per la salute umana, e hanno un notevole impatto economico

Non solo danni alla biodiversità: le specie aliene invasive possono diventare un rischio anche per la salute umana, e hanno un notevole impatto economico. L’Unione europea è corsa ai ripari con il regolamento UE 1143/2014, recepito in Italia con il decreto legislativo 230/2017. Il regolamento comunitario prevede un rigido controllo delle specie invasive più pericolose, ne vieta il possesso, il commercio, la coltivazione e introduce l’obbligo di eradicazione in caso di specie già ampiamente diffuse.

Tutti gli Stati membri avrebbero dovuto presentare un piano di attuazione delle norme entro l’estate del 2019. Ma a giugno 2021 la Commissione Ue ha dovuto aprire una procedura di infrazione nei confronti dei Paesi inadempienti, tra cui l’Italia. Un primo passo il nostro Paese l’ha compiuto quest’anno con il decreto n. 12 del 16 marzo 2022 che stabilisce le linee guida per il monitoraggio delle specie esotiche invasive. Il controllo delle specie già presenti e l’individuazione precoce di nuove specie in ingresso sono fondamentali, ma visto il ruolo attivo che ha l’essere umano, una parte importante nella prevenzione sarà la sensibilizzazione della popolazione nei confronti del problema.

Foto di Mattia La Torre