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Il comitato scientifico del Bioparco di Roma si è insediato a ottobre di quest’anno. Dovrà rafforzare le missioni di ricerca, di conservazione e di comunicazione del Bioparco. Ne parliamo con Carlo Rondinini, professore di Zoologia della Sapienza, esperto di conservazione e membro del comitato scientifico del Bioparco.
intervista a Carlo Rondinini
di Mattia La Torre e Sofia Gaudioso
Qual è la filosofia del Bioparco?
Il Bioparco ha diverse missioni come per tutti i giardini zoologici moderni non più serragli ma strutture che hanno funzioni multiple per la conservazione e per la società. Per il Bioparco, come per gli altri giardini zoologici in generale, una missione molto importante è quella di conservare ex situ specie che sono a rischio di estinzione. I giardini zoologici agiscono come reti che si consorziano per progetti di conservazione di alcune specie i cui esemplari sono ospitati in diversi parti del mondo. La riproduzione in cattività viene fatta sia per mantenere il pool genico della popolazione il più ampio possibile e sia con lo scopo di reintrodurre in natura alcuni esemplari. Un esempio di questa missione è il programma in collaborazione con l’Università di Roma Tre sull’euprotto sardo un anfibio che vive solamente in Sardegna e che è a rischio di estinzione. Al Bioparco vengono fatti riprodurre gli euprotti e poi vengono reinseriti in natura. Un’altra importante missione del Bioparco è quella di fornire un’opportunità di ricerca di vario genere. Un esempio di lunghissima data è la collaborazione con il Cnr sul tema di etologia dei primati fatta proprio al Bioparco.
Come si immagina il suo contributo e quello del comitato scientifico nella gestione del Bioparco?
Il comitato deve in qualche modo indirizzare la gestione del Bioparco. Come comitato scientifico abbiamo iniziato il nostro lavoro da poco quindi quello che abbiamo fatto finora sono tante piccole cose diverse. Per esempio, ci stiamo occupando del problema della femmina di orango che è rimasta sola, dobbiamo decidere se è opportuno far venire un maschio dallo zoo di Zurigo. In questo caso io mi preoccupo della popolazione di oranghi in cattività. Dato che la nostra femmina non può riprodursi per problemi di salute, forse non è il caso che il maschio venga qui ma è meglio che vada altrove dove potrebbe accoppiarsi. Tutto questo lo facciamo per cercare di conservare la specie in cattività. Questo è un esempio del mio contributo intellettuale al comitato. In futuro, mi piacerebbe aumentare il contributo del Bioparco nella Eaza, la European Association of Zoos and Aquaria di cui già fa parte perché è da qui che nascono i progetti di conservazione internazionale. Infine, mi piacerebbe essere un tramite tra il Bioparco e il mondo della ricerca.
Quindi secondo lei come si può sviluppare la comunicazione del Bioparco?
Mi piacerebbe far diventare il Bioparco come un modello di trasferimento di conoscenza al pubblico perché è unico. Il Bioparco si trova a Villa Borghese, al centro di Roma, è architettonicamente interessante ed è molto visitato tutto l’anno. Un esempio di evento che ha funzionato bene è stato quello organizzato con il nostro chapter italiano della Society for Conservation Biology, in questa occasione i membri della società spiegavano il problema di conservazione di determinate specie davanti ai recinti. Invece, per ciò che riguarda il trasferimento di conoscenze tra il mondo della ricerca e il mondo dei decisori politici mi sembra giusto parlare del National Biodiversity future center (ndr uno dei cinque centri nazionali per la ricerca finanziati con il Pnrr) è la più grande struttura mai costituita in Italia di ricerca sulla biodiversità e ha tutte le potenzialità per diventare l’interlocutore naturale per ministeri e decisori politici.
Il Bioparco ma anche tutti i musei possono rappresentare uno strumento di continuità tra università, decisori politici e società?
Sì. E l’università adesso con la terza missione sta lavorando sempre di più. Molti musei, anche universitari, potrebbero essere il luogo ideale del trasferimento. Mi è capitato di vedere tanti youtubers che parlano di biodiversità in maniera più o meno cosciente. I musei universitari sono luoghi dove chi davvero conosce determinate tematiche può comunicarle. Poi magari gli youtubers sono molto più bravi di noi e quindi dovremmo fare un sacco di passi nella direzione della semplificazione dei messaggi. Però un esperto che affronta un problema è in grado di semplificare un messaggio senza perdere il significato originale invece chi parte dal messaggio semplificato difficilmente ne coglie l’essenza.
Una piccola anticipazione sullo spoke 4 di cui è referente scientifico per Sapienza. Di cosa si occuperà?
Lo spoke quattro si occuperà di biodiversità a livello ecosistemico e gestionale. Quello che faremo noi in Sapienza è un lavoro incentrato sulle aree protette e sulla gestione del territorio a scopo di conservazione. Le cose più importanti saranno l’espansione della rete di aree protette Natura 2000 e l’identificazione di aree a protezione più stretta. Questa sarà sicuramente l’attività flagship. Non solo, ci occuperemo anche del monitoraggio della biodiversità all’interno delle aree protette e di capire gli effetti del cambiamento climatico sulla distribuzione delle popolazioni.
Come descriverebbe con una sola parola il Bioparco di domani?
Multifunzionale.
Invece, se dovesse descrivere il Pnrr con una sola parola?
Opportunità.
Carlo Rondinini, zoologo e Professore presso il Dipartimento di Biologia e Biotecnologie “Charles Darwin” della Sapienza Università di Roma e membro del Comitato scientifico della Fondazione Bioparco di Roma.
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