Inarea Roma Tre
con Antonella Sgura
di Sofia Gaudioso
Ricerca, eccellenza e interdisciplinarità. Ma anche didattica, pratica e partecipazione giovanile. Questo è il Dipartimento di Scienze dell’Università Roma Tre. Qui convivono diverse figure dai geologi e biologi ai fisici e ai chimici che collaborano e interagiscono tra loro. L’avvio del progetto sull’Antropocene grazie al quale il dipartimento è stato selezionato per due quinquenni consecutivi come dipartimento di eccellenza. Di questo ne parliamo con Antonella Sgura, genetista, Professoressa e coordinatrice didattica del corso di laurea in Scienze biologiche presso il Dipartimento di Scienze di Roma Tre.
Com’ è organizzato il Dipartimento di Scienze?
Da un punto di vista di gestione è diviso in tre aree: l’area amministrativa; l’area di ricerca e l’area didattica. Ognuna con un responsabile e con personale amministrativo dedicato. Da un punto di vista di ricerca siamo divisi in sezioni dove abbiamo i geologi, i biologi, i chimici e una parte dei fisici, perché esiste anche un dipartimento di Matematica e Fisica. Queste quattro anime convivono e sono suddivise in quattro sezioni: fisica, chimica, geologia e biologia che, a sua volta, è divisa in una parte che fa ricerca di base e ambientale e una che fa ricerca applicata alla salute dell’uomo. Il nostro è un dipartimento variegato nel quale si instaurano interazioni e collaborazioni interdisciplinari e stimolanti.
Pur essendo un’università giovane, abbiamo appena compiuto trenta anni, siamo molto attivi e abbiamo tanti progetti finanziati perché la ricerca di base ed applicata sono molto sviluppate.
Parlando di numeri, quanti professori, ricercatori, studenti e dottorandi ci sono nel dipartimento? Quanti sono invece i progetti di ricerca?
Scienze è un dipartimento abbastanza grande. Abbiamo 25 professori ordinari, 47 associati e 6 professori aggregati. Ma anche 28 ricercatori, 41 assegnisti di ricerca e 84 dottorandi. Quindi siamo tanti! Possiamo offrire agli studenti numerosi corsi di laurea: abbiamo 5 corsi di laurea, come le lauree triennali in scienze biologiche, in scienze geologiche, in scienze per la protezione della natura e sostenibilità ambientale, in scienze e culture enogastronomiche e, infine, in ottica ed optometria. Poi abbiamo tre corsi di laurea magistrale due dei quali afferiscono all’area biologica e il terzo all’area geologica. Infine, abbiamo anche un master di II livello in Embriologia Umana Applicata. Anche se la richiesta è altissima, il numero chiuso è necessario per la gestione degli spazi, delle aule e dei laboratori. Una classe non è mai fatta dallo stesso numero di persone però tendenzialmente il numero medio è di 150 studenti per i corsi di laurea di biologia e un po’ meno per quello di geologia. Il prossimo anno attiveremo un corso di laurea in farmacia a ciclo unico e a numero chiuso per 50 studenti.
Vincere due volte come dipartimento di eccellenza è stata una bella soddisfazione. Il progetto che abbiamo presentato riguarda l’Antropocene.
Come si definisce un dipartimento di eccellenza? Quali sono i criteri in termini di ricerca?
Non è semplice diventare dipartimento di eccellenza e quindi siamo stati bravi! Inizialmente viene fatta una graduatoria provvisoria di 350 dipartimenti di università statali italiane sulla base del progetto che presentano. Poi tra questi vengono scelti i 180 dipartimenti di eccellenza. La nomina di dipartimento di eccellenza viene fatta sulla base della qualità della ricerca e del progetto che è proposto. Questa è la seconda volta che il dipartimento di Scienze di Roma Tre vince. La prima è stata per il quinquennio 2018-2022 questa seconda interessa il periodo dal 2023 al 2027. Il progetto scientifico che abbiamo presentato riguarda l’Antropocene e cioè l’influenza dell’uomo sul mondo che ci circonda. Abbiamo il vantaggio di essere tante anime e l’Antropocene ci sembrava un progetto che potesse accomunare tutte queste diverse competenze. L’intento è studiare l’impatto antropico sulla biodiversità, sulla salute, sul problema del cambiamento climatico, sulla sostenibilità ambientale e sulla transizione ecologica. Anche il primo progetto che abbiamo presentato riguardava l’antropocene e partendo dai risultati ottenuti abbiamo formulato un nuovo progetto più dettagliato e approfondito. È stata una bella soddisfazione perché vincerlo due volte di seguito non è scontato.
Per la ricerca è fondamentale il supporto e l’aiuto degli studenti, dei dottorandi, degli assegnisti di ricerca e dei tesisti.
Di cosa si occupa un coordinatore didattico?
Il coordinatore didattico rappresenta la commissione didattica e vigila sul regolare svolgimento dell’attività didattica. È un lavoro abbastanza impegnativo. È da pochissimo che sono coordinatrice didattica del corso di laurea in Scienze biologiche, ma vi assicuro che l’impegno occupa mediamente quattro ore al giorno perché i temi da seguire sono tanti, dagli aspetti più banali, come organizzare le lezioni, l’approvazione dei piani di studio, dei tirocini, ad esempio, fino ad aspetti più importanti. Poi seguo molti aspetti amministrativi, che tolgono tanto tempo alla ricerca in laboratorio. Malgrado l’impegno, è anche questa una bella esperienza, con un rapporto continuo con gli studenti
Come coniugare l’attività di ricerca con quella di didattica?
Grazie all’aiuto dei giovani che si occupano molto di ricerca e stanno tutto il tempo in laboratorio. Infatti, ai giovani consiglio di stare il più possibile in laboratorio perché non sarà sempre così nel corso della propria carriera. Quindi, per la ricerca è fondamentale il supporto e l’aiuto di studenti, dei dottorandi, degli assegnisti di ricerca e dei tesisti. Il laboratorio è piuttosto numeroso, se non potessi fare affidamento su di loro non potrei essere coordinatrice didattica e portare comunque avanti la ricerca allo stesso tempo. Quindi, la ricerca è aperta a giovani e anche super giovani, che sono coinvolti già dalla tesi di laurea che è tutta sperimentale.
Che progetti ci sono per il futuro del dipartimento in termini di ricerca e di didattica?
C’è il dipartimento di eccellenza. Poi abbiamo tanti progetti internazionali e circa 35 progetti nazionali. Da un punto di vista didattico, attiveremo dal prossimo anno accademico il corso di laurea magistrale a ciclo unico in Farmacia, che rappresenta una sfida perché è un corso prestigioso, ma impegnativo.
Come ricercatrice mi occupo di capire il funzionamento del meccanismo di mantenimento delle lunghezze telomeriche che rende le cellule tumorali immortali.
Qual è la scoperta più entusiasmante della sua carriera?
Io sono una genetista e studio i cromosomi. Nello specifico studio una struttura che si chiama telomero che è la parte finale dei cromosomi coinvolta in molti processi cellulari importanti, tra cui quelli che coinvolgono lo sviluppo del cancro o della senescenza. Il telomero è chiamato orologio biologico perché è una struttura che man mano che andiamo avanti con l’età si degrada e questo porta all’invecchiamento. Nelle cellule tumorali questa cosa non succede. I telomeri delle cellule tumorali sono mantenuti stabili. Quindi, mentre le cellule normali muoiono quelle tumorali sono immortali. Si conosce un processo di mantenimento delle lunghezze telomeriche delle cellule tumorali che non permette l’invecchiamento e abbiamo scoperto che questo meccanismo lo possono avere anche alcune cellule normali in determinate condizioni. È un meccanismo che si attiva in maniera transiente, ad esempio, quando una cellula viene danneggiata e magari senza questo meccanismo morirebbe. È una ricerca che abbiamo cominciato circa 7 anni fa e che verte sulla comprensione di questo meccanismo, un piccolo tassello che potrebbe essere utile sia ai fini di una eventuale terapia anti- tumorale, sia per evidenziare che anche le cellule normali possono sfuggire alla senescenza. Questo è lo studio che sento più vicino, che più mi ha più appassionata e sul quale stiamo continuando a lavorare in maniera sempre più approfondita.
Antonella Sgura, genetista, Professoressa e Coordinatrice didattica di biologia presso il Dipartimento di Scienze dell’Università degli Studi Roma Tre.
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