Sui gener* Sanremo
Esprimere un’opinione sul Festival di Sanremo è qualcosa che può apparire tanto normale (addirittura doveroso) quanto inutile. Proprio perché praticamente tutti hanno qualcosa da dire (e la dicono sui social, al bar, in famiglia, al lavoro ecc.) si rischia di essere ben poco originali qualsiasi parere si esprima in proposito. Nel nostro Paese il Festival della canzone italiana è rimasto uno dei pochissimi eventi (insieme alla Nazionale di calcio, forse) verso il quale si mobilita l’attenzione di una fetta così grande dei nostri concittadini. Come i dati sull’astinenza alle urne ci dicono tristemente, da un pezzo la politica ha smesso di attirare l’interesse e muovere le passioni degli italiani. Sarebbe semplificatorio, e probabilmente sbagliato, dire che la politica dovrebbe imparare da Sanremo, ma di certo nel fenomeno del Festival e nel suo fascino per gli italiani c’è qualcosa che andrebbe indagato a fondo perché potrebbe dire molto di noi e del nostro Paese.
di Simone pollo filosofo morale della Sapienza Università di Roma
D’ accordo con Pollo. Ma anche – colpisce l’incredibile evoluzione del paese sulla questione del genere, della donna, della maternità, della fluidità. Certo Sanremo lo fa e lo usa, in modo confuso, tradizionale e strumentale. Anche altri. Ma i fatti dicono anche che il nostro paese, i ragazzi – le cui idee a volte sorprendono non solo per intensità e determinazione, ma anche per chiarezza – sono in un altro pensare. Questo, se arredato di pop, di serietà o di altro lo trovo sorprendentemente rassicurante.
di Isabella Saggio, biologa della Sapienza Università di Roma
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