Umane Scritture
Tre incontri per approfondire gli aspetti del linguaggio scientifico nella narrazione. L’esperienza e le opere di tre scrittori-scienziati, Marco Malvadi, Antonio Pascale e Vittorio Lingiardi che trasformano l’informazione scientifica in strumenti di cultura scientifica. Questo è il corso di alta formazione promosso dal Master – La Scienza nella Pratica Giornalistica del Dipartimento di Biologia e Biotecnologie “Charles Darwin” della Sapienza Università di Roma e dal gruppo della Sapienza del National Biodiversity Future Center organizzato da Isabella Saggio.
Un corso di alta formazione “Dalla scienza alla scrittura i linguaggi della narrazione scientifica” (17, 18 e 19 aprile 2023 ndr) nella pittorica sala al secondo piano della libreria Spazio Sette a Roma organizzato da Isabella Saggio, genetista della Sapienza e direttrice del Master di giornalismo scientifico, per provare ad entrare nel mondo degli scrittori-scienziati e nei loro linguaggi.
Tre incontri con tre scrittori che sono passati dalla scienza alla scrittura: Marco Malvaldi chimico e autore di romanzi gialli, tra cui la serie di libri dei delitti del BarLume, edito Sellerio; Antonio Pascale, agrario, ispettore del Ministero delle politiche agricole e scrittore di saggi e romanzi tra cui Foglia di Fico – storie di alberi, donne e uomini, edito Einaudi; Vittorio Lingiardi psichiatra, psicoanalista e professore ordinario e autore di saggi e volumi, in libreria dal 26 aprile con L’ombelico del Sogno – un viaggio onirico, edito Einaudi.
“Il mestiere che alcuni di voi si accingono a fare è divertente ma non è facile. Però è necessario e quindi più gente lo fa bene, con coscienza, intelligenza e sincerità e meglio è” inizia Malvaldi rivolgendosi ad un pubblico di studenti di giornalismo scientifico e avventori di cultura in questo caso della scienza.
Da scienziato a scrittore, come si fa?
“Il mestiere che alcuni di voi si accingono a fare – inizia Malvaldi – è divertente ma non è facile. Ricordatevi che state raccontando una storia e che chi vi legge potrebbe non capire. Quindi è estremamente importante che voi raccontate le cose con scienza e coscienza e che siate consapevoli di quello che raccontate anche quando non lo scrivete”.
“È importante sia seguire una propria inclinazione sia educarsi al dialogo e alla convivenza tra diversi elementi. Lasciarsi conquistare dagli imprevisti e dalle persone ma anche valorizzare le cose per cui ci si sente portati dando importanza a chi siamo e cercando di dare un’impronta che parla sempre un po’ anche di se. Io lo chiamo lo stile personale e penso che sia molto importante trovare il proprio. Anche la capacità di abitare un proprio difetto diventa uno stile personale se contiene la consapevolezza” Vittorio Lingiardi.
Antonio Pascale, invece, nel suo ragionamento alla ricerca di una metodologia conoscitiva e divulgativa arriva a due conclusioni. “La prima – dice Pascale – è che bisogna partire sempre dal basso e non dall’alto ragionando con
deve essere troppo didascalico ma neanche troppo semplicistico. A volte bisogna essere coraggiosi e raccontare la complessità con la complessità stessa. Alcuni esperti del settore avendo un linguaggio specifico non riescono a comunicare veramente perché comunicano con le persone che hanno lo stesso linguaggio. In quel caso il divulgatore dovrebbe essere un traduttore che rende questo linguaggio, ostico, interessante e che cerca con umiltà di trasformarlo in un racconto”.
Che cos’è la verità scientifica?
Per Malvaldi la definizione di verità è “la miglior risposta che abbiamo per spiegare in maniera coerente il maggior numero di fenomeni e che riesco a considerare senza venir mai contraddetta da uno di essi”.
“Verità – dice Lingiardi – è una parola che sento con una certa impressione perché la verità è anche la possibilità di raccogliere un insieme di prospettive che conducono a una visione convincente ma l’idea di una verità assoluta è un po’ inquietante. Però se ci spostiamo da un ambito più filosofico e entriamo in un ambito più scientifico-fisico la scienza cosa insegue? la falsificabilità, la replicabilità, la dimostrabilità e quindi e la misurabilità, l’oggettività, cioè tutte queste dimensioni che chiaramente, quando sono aggregate tutte insieme e hanno appunto una metodologia condivisa che restituisce appunto un fondamento secondo le categorie che abbiamo indicato prima ci avviciniamo sicuramente a un tema di verità. Aggiungerei, oltre alla falsificabilità, appunto, la replicabilità e il riferimento a una metodologia condivisa che spiega le tappe, cioè un’ipotesi di ricerca, un metodo per e una discussione di un risultato. Poi, su alcune, il fattore tempo gioca una sua importanza perché io credo che sia diverso relazionarsi a una verità scientifica che appartiene a una scoperta del presente e invece a una verità scientifica che ha una storia o una tradizione.
E i sentimenti?
Sia Pascale che Malvaldi hanno anche ragionato sull’utilizzo di costruzioni narrative come tecnica per stimolare le emozioni del pubblico per catturarne l’attenzione.
“La nostra memoria – spiega Malvaldi – funziona sulla base dell’emozione. La letteratura scientifica funziona proprio perché c’è una continua commistione di storia personale e scientifica. Catturare l’attenzione del lettore, infatti, è il primo aspetto di un libro di divulgazione scientifica e non c’è niente di meglio per fare questo della cara vecchia storia”.
“Ragioniamo per emozioni – dice Pascale – perché il pensiero analitico è molto faticoso. Il grande dubbio che mi prende ogni volta che scrivo è quanto sono disonesto. Ma anche se un tasso di disonestà è indispensabile come azione emotiva per portare la gente a guardare là dove non guarda. C’è un tasso di disonestà pericolosissima che ti fa essere simile agli impostori”.
Pascale ragiona anche sulle emozioni come strumento per arrivare a un ragionamento scientifico condiviso. “Ci sono – spiega Pascale – delle profonde convinzioni emotive che probabilmente hanno una radice antica che difficilmente si scalfiscono. Quindi come bisognava fare? Partiamo dalle emozioni delle persone e cerchiamo non di opporci ma di discuterne creando dei ponti tra le emozioni e cercando di capire come queste funzionano”.
Sofia Gaudioso biologa e comunicatrice della scienza
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