l’abito incontra il monaco
C’è una scienziata che lavora sui telomeri, quelle porzioni di cromosoma che sono molto legate alla capacità di proliferazione delle cellule del vivente. I dati di questa ricercatrice sono originali. Le sue presentazioni puntuali. I suoi collaboratori e le sue collaboratrici bravissimi. Una sera a cena, con altre due signore dei telomeri, ci siamo trovate a parlare di lei. Prima su un piano scientifico e poi – ah – sul come si veste. Questa scienziata ha infatti un suo stile. E lo mantiene sempre. Partecipa a meeting serissimi, di fronte ad un pubblico serissimo, indossando abiti minimi e sgargianti. Un po’ Vivienne Westwood, un po’ Mary Quant. Si potrebbe dire che questo approccio confonde l’ascoltatore, nasconde il dato e il neurone. Lo stesso affermerebbe un insegnante del come ci si presenta in pubblico. Io sono dalla parte di lei, di Vivienne e di Mary. L’abito si sposa con il monaco e l’impatto è brillante.
E visto che parliamo di telomeri ci si può chiedere se i telomeri sono una deriva modaiola nel mondo scientifico. Certamente lo sono stati. Si è pubblicato di più con i telomeri nella storia. Almeno fino a 10 anni fa. Ora no. L’onda si è abbassata. Però, se così è fra gli scienziati, google sfrutta ancora la suggestione telomerica e ti propone senza pudore very-fake creme ai telomeri comprabili con un click. Lo sappiano coloro che troppo fortemente credono nella coincidenza fra positività e giovinezza.
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