Il futuro in fisica
Dialogo con Alessandra Ada Cecilia Guglielmetti, Presidente del Collegio didattico della Laurea e in Fisica all’Università degli Studi di Milano
Ci può parlare del suo percorso, come è arrivata a presiedere i Corsi di Laurea e di Laurea magistrale in Fisica presso l’Università degli Studi di Milano?
Io mi sono laureata e dottorata in Fisica poi ho svolto un periodo di post-dottorato in Germania. A seguito di una serie di contratti e assegni di ricerca, sono diventata ricercatrice universitaria e dopo Professoressa associata. Sono stata responsabile di una collaborazione internazionale “spoke person” che si chiama Louna nei Laboratori nazionali del Gran Sasso e sono sempre stata molto interessata agli aspetti gestionali. Essere Presidente del Collegio didattico è molto impegnativo ma mi dà tante soddisfazioni. Mi permette di conoscere molto da vicino i meccanismi della valutazione di un ateneo, di parlare con gli studenti e capirne i problemi e di gestire la didattica con i colleghi.
Qual è il numero di studenti per anno? e, se è presente una borsa di studio, quanti studenti possono accedervi?
Ci sono all’incirca 200 studenti per anno. Un numero considerevole si laurea con qualche mese di ritardo. Non ci sono borse di studio specifiche per la Laurea magistrale ma si applicano le regole generali dell’Ateneo dell’Università degli Studi di Milano che prevede borse di studio per studenti basate sul reddito e sul merito. Vale la regola che la seconda tranche di tasse, quindi la rata più consistente delle tasse, può essere ridotta in una certa misura se vengono acquisiti il 90% dei crediti formativi entro il 30 settembre. L’importo della seconda rata dipende dal reddito e dal tipo di corso di laurea.
Ci sono studenti stranieri? Se sì, quanti? e ha visto aumentare questo numero negli ultimi anni?
Gli studenti stranieri sono molto pochi e non stanno aumentando negli anni. Questo dipende da molti fattori. Primo tra tutti la difficoltà di trovare alloggio a Milano, città molto cara.
Ci sono studenti che dopo aver conseguito la Laurea magistrale in Fisica nel vostro Ateneo hanno continuato il percorso con master, scuole di specializzazione o dottorati di ricerca?
Sì. A fronte di una settantina di laureati all’anno, circa quindici proseguono con un dottorato di ricerca. Non necessariamente all’interno della nostra Università, alcuni vanno anche all’estero o in altri atenei. Un numero un po’ più piccolo segue, invece, la strada della scuola di specializzazione in Fisica Sanitaria: un percorso che dà accesso alla professione del fisico sanitario in ospedale.
Quali sbocchi lavorativi può dare la vostra magistrale?
I nostri laureati sono figure richieste nelle medie e grandi industrie. Si trovano opportunità soprattutto nel campo dei semiconduttori, dell’informatica, della finanza e in ambito bancario. Il fisico è una figura molto duttile, abile a inserirsi in contesti anche molto diversi da quelli per cui ha studiato. Per questo, viene molto apprezzato, anche più dell’ingegnere o dell’informatico.
Cosa direbbe a uno studente o a una studentessa che sta per iniziare il vostro percorso di Laurea magistrale?
La nostra Laurea magistrale è particolare per due motivi. Il primo è che è caratterizzata da un’ampia varietà di insegnamenti: 128, di cui 18 sono laboratori. Chi si iscrive da noi ha la possibilità di costruire un percorso formativo molto personalizzato, offriamo una grandissima possibilità di seguire i corsi che maggiormente interessano. Ovviamente, con alcuni vincoli, perché noi chiediamo che i nostri studenti acquisiscano delle competenze in tutti i campi dalla fisica teorica all’astrofisica. Il secondo è che la tesi di laurea vale 36 crediti formativi che diventano 42 con il tirocinio. Questi crediti sono circa un terzo del totale dei crediti della Laurea magistrale e consentono di fare un vero e proprio lavoro di ricerca, sperimentale o teorica, in laboratori nazionali e internazionali. Il livello di gradimento espresso dai nostri studenti è molto alto, nelle statistiche, infatti, emerge che il 97% di loro si riscriverebbe alla nostra Laurea magistrale.
Cosa direbbe invece a chi ha finito il vostro Corso di laurea e deve intraprendere la propria carriera?
Direi di valutare che cosa gli è piaciuto di più. Nella mia esperienza, per esempio, rimasi delusa del mio percorso. Durante il lavoro di tesi ebbi però la possibilità di lavorare con un gruppo di ricercatori che mi piacque tantissimo e così decisi di continuare con il dottorato e rimanere nell’ambito della ricerca. Quindi io consiglierei di seguire i propri interessi e le proprie passioni, perché il lavoro occupa una frazione talmente importante del proprio tempo che è davvero un peccato fare un lavoro che non piace.
Proprio perché gli studenti possono scegliere se intraprendere un percorso formativo specialistico o pluri-settoriale, quali sono le differenze tra questi due percorsi di studi e quale viene scelto maggiormente dagli studenti?
La stragrande maggioranza sceglie il percorso specialistico. Il percorso pluri-settoriale è quello che noi suggeriamo a chi è interessato all’insegnamento o alla divulgazione, però viene scelto da pochi studenti. Le differenze sono poche. Nel percorso specialistico il tirocinio è obbligatorio, nel percorso pluri-settoriale no. Un’altra differenza è che i dodici esami sono divisi in maniera diversa. Nel curriculum specialistico ci sono tre insegnamenti detti “affini e integrativi”, due a scelta libera e sette invece a scelta guidata. Nel percorso pluri-settoriale otto corsi sono caratterizzanti, due sono affini integrativi, tre a scelta libera e c’è un esame in più perché non c’è il tirocinio.
Alessandra Ada Cecilia Guglielmetti, fisica e Presidente del Collegio didattico della Laurea e in Fisica all’Università degli Studi di Milano
Camilla Sprega e Luciano Massobrio, studentə del Master “La scienza nella pratica giornalistica” presso il Dipartimento di Biologia e Biotecnologie “Charles Darwin” della Sapienza Università di Roma
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