Otto miliardi

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Intervista a Manuel Felisi

di Diana Corati

Abbiamo incontrato l’artista Manuel Felisi che ci ha parlato dell’installazione creata appositamente per la mostra “Elogio della diversità. Viaggio negli ecosistemi italiani” (al Palazzo delle Esposizioni di Roma dal 27 novembre 2024 al 30 marzo 2025), condividendo con noi alcune riflessioni sul valore della diversità

Potresti parlarci dell’installazione che presenterai alla mostra?

L’installazione che porterò è un lavoro imponente, dodici metri di base per cinque di altezza. È una superficie riflettente in plexiglass nero, sovrapposta a uno specchio sagomato. Allontanandosi, si vede una grande scritta: 8.000.000.000 – il numero di persone sulla Terra. Mi piaceva l’idea che i fruitori della mostra potessero diventare protagonisti, riflettendosi e mescolandosi con l’opera.

Che effetto vorresti ottenere con questo tipo di interazione?

Vorrei che l’opera non fosse mai la stessa. Durante la giornata, interagendo con persone diverse, l’installazione cambierà. Mi piacerebbe anche fotografarla con molte persone riflesse, creando immagini sempre nuove. Immagino di vederla la mattina in un modo e il pomeriggio in un altro, in un momento con una scolaresca chiassosa e in un altro, magari all’inaugurazione, con persone immerse nell’osservazione.

“L’installazione è un lavoro imponente, dodici metri di base per cinque di altezza. È una superficie riflettente in plexiglass nero, sovrapposta a uno specchio sagomato”

Che cos’è per te la diversità?

La diversità è fondamentale, sia a livello umano che artistico. Senza diversità non esisterebbe l’arte concettuale, né la prospettiva di Giotto o altre innovazioni. L’artista amplifica la diversità e la rappresenta in molte forme, che siano pittura, scultura, fotografia, poesia, musica o installazioni come quella che sto realizzando. Senza la diversità non esisterebbero né l’arte né altro, è cruciale per la vita.

Grazie per aver condiviso queste riflessioni. C’è qualcos’altro che vorresti aggiungere?

Per ora no, forse dopo la mostra avrò una prospettiva diversa, osservando come la gente interagisce con l’installazione. Vorrei amplificare questo lavoro inserendo un raggio di luce che duri ventiquattro ore oppure un sottofondo di voci proveniente da persone di culture diverse… ma, come dicevo, avrò tutto più chiaro dopo l’esperienza che ci attende.

“L’artista amplifica la diversità e la rappresenta in molte forme, che siano pittura, scultura, fotografia, poesia, musica o installazioni come quella che sto realizzando”

Hai altri lavori che esplorano la biodiversità o temi correlati, come l’acqua?

Sì, fotografando la natura, soprattutto in boschi spogli durante l’inverno, ho cercato di restituire con la mia pittura una sorta di “primavera”. Anche le nuvole nel cielo mi affascinano per la loro diversità, in continuo movimento.

Dunque, per fotografare gli alberi, preferisci l’inverno rispetto alla primavera. Perché?

Gli alberi fioriti sono talmente belli che mi sembra superfluo aggiungere qualcosa con la fotografia. Preferisco gli alberi spogli, che mi ricordano l’uomo. Guardi un albero spoglio e pensi agli alveoli polmonari o alle dita di una mano. C’è una connessione più forte, quasi eterea, tra la loro forma e la natura umana. Mi ritrovo nelle querce, nei larici, nelle betulle spoglie. O forse mi piace semplicemente di più andare nei boschi d’inverno, sentire le foglie autunnali secche che fanno rumore sotto le scarpe. A ogni modo, li preferisco esteticamente e mi sembra di fare un regalo, di dare una coperta colorata per l’inverno, non grigia come un cielo triste.

“Preferisco gli alberi spogli, che mi ricordano l’uomo. Guardi un albero spoglio e pensi agli alveoli polmonari o alle dita di una mano. C’è una connessione più forte, quasi eterea, tra la loro forma e la natura umana”

Manuel Felisi artista, scenografo, curatore di allestimenti per mostre ed eventi.

Diana Corati regista, fotografa e docente del Master La Scienza nella Pratica Giornalistica