Il bosone di Homer
Nel 1998 Homer Simpson scopre la massa del bosone di Higgs. Il CERN di Ginevra ci arriva solo quattordici anni dopo
I Simpson. Anno 1998, decima stagione, secondo episodio: L’inventore di Springfield. La puntata si apre con un Homer terribilmente depresso. Ha trentacinque anni, è «nel mezzo di cammin di nostra vita» per dirla alla Dante Alighieri, e non ha mai combinato nulla nella vita. A ridargli carica è sua figlia Lisa che gli parla di Thomas Edison, grande inventore americano degli inizi del ‘900. Homer decide di voler essere come lui. E questa diventa la sua ossessione per il resto della puntata. Inizia così a inventare oggetti strani come il martello elettrico o il fucile spara-trucco.
Tra una creazione e l’altra lo vediamo in un fermo immagine intento a scrivere formule alla lavagna. Così, insieme al teorema di Fermat e alla formula che indica l’espansione dell’Universo, troviamo un’espressione matematica che inizia con «M(H0)», «massa del bosone di Higgs», e che contiene alcune costanti fondamentali in fisica come il numero pi greco (π) o la velocità della luce (c). Sostituite queste costanti con i loro valori numerici e svolti tutti i conti, ecco che compare una massa del bosone solo di poco superiore a quanto trovato al CERN di Ginevra nel 2012, dopo decenni di ricerche, facendo collidere particelle dentro i ventisette chilometri dell’acceleratore LHC. Non per niente la scoperta di una particella così evasiva ha portato al Nobel per la fisica 2013 i fisici teorici che l’avevano ipotizzata cinquant’anni fa: François Englert e Peter Higgs. Insomma, Homer J. Simpson è un genio.
A rivelarlo è Simon Singh, giornalista scientifico e produttore televisivo, che nel suo ultimo libro, La formula segreta dei Simpson, si diverte a ripercorrere la serie più seguita e longeva della storia dell’animazione a caccia di matematica. Quella che gli autori con tanto di laurea e dottorato in matematica, fisica o informatica hanno «somministrato a bocconcini al subconscio degli spettatori» come si legge nel libro.
La formula relativa alla massa del bosone di Higgs è in realtà «una combinazione giocosa di alcuni parametri fisici fondamentali opera degli autori più nerd della serie» ha rivelato Simon Singh, anch’egli dotato di PhD in fisica delle particelle. Tra questi parametri fisici, tra l’altro, troviamo anche la costante di Planck (h) che portò al Nobel per la fisica 1918 il suo ideatore, Max Planck appunto.
Ora che LHC riparte, a Homer toccherà tenergli testa lavorando su dimensioni extra, teorie supersimmetriche e materia oscura. Noi, ovviamente, tifiamo per lui.
https://www.youtube.com/watch?v=Usf1ou2QzhM
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