Le meteore di William Blake illuminano Manchester
La Withworth Gallery riapre dopo due anni con un evento che unisce arte e scienza. Grazie al grafene
Frammenti di grafite dai disegni di grandi artisti come William Blake, Pablo Picasso e William Turner sono stati trasformati in un un “interruttore” di grafene, usato per accendere i fuochi d’artificio che hanno illuminato la serata di apertura della Whitworth Art Gallery di Manchester, il 13 febbraio 2015.
Proprio a Manchester, nei laboratori dell’università, Konstantin Novoselov aveva isolato nel 2004 il grafene: un “foglio” di carbonio dello spessore di un atomo, resistente, flessibile, ottimo conduttore di elettricità. Quegli esperimenti gli valsero il Nobel per la fisica nel 2010. Ora Novoselov ripropone questo materiale delle meraviglie in una nuova declinazione: l’arte. E lo fa insieme all’artista britannica Cornelia Parker.
Con il carbonio ottenuto dalla grafite dei disegni, Novoselov ha infatti creato un sensore di grafene, azionato per dare il via alla scoppiettante serata di riapertura della galleria d’arte chiusa dal 2013. Lo spettacolo pirotecnico è stato ideato da Cornelia Parker, ispirata proprio da un poema di Blake, nel quale il poeta-pittore scrive di meteore fiammanti.
«A Blake sarebbe certamente piaciuto» ha dichiarato l’artista, alla quale si deve anche l’intuizione della collaborazione con Novoselov.
Dal canto suo lo scienziato ha accettato subito di partecipare al progetto, dichiarandosi convinto che l’arte e la fisica abbiano una cosa in comune: rappresentano entrambe «il limite estremo della creatività». «Cornelia ha avuto l’ispirazione di riportare alla vita il tratto di matita dei grandi della pittura. E io non me lo sono fatto certo ripetere! L’occasione di mettere le mani sulle opere dei maestri, e magari correggere qualche loro piccola sbavatura, arriva una volta nella vita» ha scherzato Novoselov. Poi, per rassicurare gli amanti dell’arte, ha aggiunto: «In realtà i frammenti prelevati dai disegni sono più piccoli di un decimo di millimetro, non direste mai che qualcuno abbia toccato le opere».
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