Premio Nobel? Vorrei ma non posso

Premio Nobel? Vorrei ma non posso

Ogni anno, nel mese di ottobre, il comitato di assegnazione del premio Nobel comunica al mondo chi è il più meritevole del premio in quasi tutti i campi dello scibile umano. Ma, sorpresa, qualcuno il premio lo ha rifiutato. Le motivazioni sono state le più varie: c’è chi lo ha rifiutato d’istinto, senza pensarci due volte, ma anche chi è stato costretto a farlo da regimi politici autoritari o perché sotto arresto, c’è chi ha rifiutato solo la parte in denaro, e chi non lo ha ritirato semplicemente perché era morto.

Jean-Paul Sartre (Dutch National Archives)

Jean-Paul Sartre (Dutch National Archives)

Il grande rifiuto fu fatto da Jean-Paul Sartre e Lê Ðức Thọ. Il primo, filosofo, scrittore e attivista politico francese, respinse il premio per la letteratura nel 1964, con grande scandalo in Francia e molte critiche. Fra le altre ci fu quella dello scrittore André Maurois, che ironicamente sostenne che Sartre avesse rifiutato il Nobel perché incapace di indossare uno smoking. Già nel 1945 aveva rifiutato la Legion d’onore e, in seguito, la cattedra al Collège de France. Questo rendeva chiara la sua allergia ai premi. Possibile vincitore già nel 1957, Sartre ottenne altre tre nomine prima della vittoria finale. Il 14 ottobre 1964 inviò una lettera al comitato di selezione svedese pregandolo di non includere il suo nome nella lista dei possibili vincitori, ma quella lettera arrivò con un mese di ritardo. «Ho sempre declinato gli onori ufficiali, – ha affermato Sartre – lo scrittore deve rifiutare di lasciarsi trasformare in un’istituzione, anche se questo avviene nelle forme più onorevoli, come in questo caso».
Lo scrittore svedese Lars Gyllensten, membro dell’Accademia per l’assegnazione dei Nobel, ha poi raccontato in un suo libro di memorie un episodio particolare: sembra che nel 1975 Sartre avesse chiesto l’assegno rifiutato undici anni prima, per destinare il denaro (circa novecentomila euro) a un’iniziativa umanitaria. Ma la sua domanda fu rifiutata perché quei soldi erano stati ormai investiti dalla fondazione.

Le Duc Tho

Le Duc Tho

L’altro grande rifiuto fu fatto dal politico vietnamita Lê Ðức Thọ, insignito nel 1973 del premio Nobel per la pace, insieme al segretario di Stato americano Henry Kissinger, come negoziatori degli accordi di Parigi per la fine della guerra nel Vietnam (1960-1975). Thọ rifiutò asserendo che nel suo paese non vi era ancora la pace e denunciando il mancato rispetto degli accordi sottoscritti.
L’irlandese George Bernard Shaw ebbe il premio nel 1925 «per le sue opere fatte di idealismo e umanità e la sua satira spesso infusa di singolare bellezza poetica», come recita la motivazione ufficiale. Ma lo scrittore deve ringraziare la moglie, Charlotte Payne Townshend, orgogliosamente irlandese, se poté esibire la medaglia. Fu lei infatti a costringerlo ad accettare il premio come tributo alla Patria.
Shaw era inizialmente intenzionato a rifiutare: «posso perdonare Alfred Nobel per aver inventato la dinamite, ma solo un demone con sembianze umane può aver inventato il Premio Nobel». Ma alla fine rinunciò al premio in denaro, chiedendo che venisse utilizzato per finanziare la traduzione dallo svedese delle opere del drammaturgo August Strindberg.

George Bernard Shaw

George Bernard Shaw

 

 

 

 

 

 

Tre persone non hanno potuto ritirare il Nobel loro malgrado, perché rinchiuse in prigione. Il giornalista tedesco Carl von Ossietzky, che, quando gli fu assegnato il premio Nobel per la pace nel 1935, si trovava in un campo di concentramento nazista. Adolf Hitler, saputa la notizia, andò su tutte le furie e gli impedì di andare a Oslo per ritirare il premio.
Pur senza imprigionarli, Hitler proibì l’accettazione del Nobel anche ai tedeschi Richard Kuhn (1938 per la chimica, conferito nel 1939), Adolf Butenandt (1939 per la chimica) e Gerhard Domagk (1939 per la medicina), istituendo un premio autoctono. Quando dalla Svezia fu annunciata loro la vincita, Domagk scrisse al comitato per ringraziare, ma la lettera fu intercettata dalla Gestapo e i tre furono costretti ad aspettare la fine della seconda guerra mondiale per ricevere l’ambito riconoscimento.

Carl von Ossietzky

Carl von Ossietzky

Adolf Butenandt

Adolf Butenandt

Gerhard Domagk

Gerhard Domagk

Richard Kuhn

Richard Kuhn

 

 

 

 

 

Anche alla birmana Aung San Suu Kyi e al cinese Liu Xiaobo fu impossibile ritirare l’onorificenza perché imprigionati dai regimi dei loro rispettivi Paesi. Furono entrambi premiati per la loro lotta a favore dei diritti umani, ma mentre Kyi, nel 2012, ha potuto ritirare personalmente il premio vinto nel 1991, è dal 2010 che Liu, ancora segregato in Cina, attende di ritirare il suo.
Pure il russo Boris Pasternak fu costretto a rifiutare il Nobel ottenuto nel 1958 per l’unico romanzo da lui scritto: il dottor Zivago. L’assegnazione di quel premio fu davvero travagliata. Prima fu messa a rischio dalla pubblicazione del romanzo in lingua italiana; solo rocambolescamente si riuscì ad ottenerne una copia scritta nella linguamadre dell’autore, come vogliono le regole svedesi. Poi a farlo desistere dal viaggio a Stoccolma, conscio che non sarebbe più potuto tornare in patria, fu l’opposizione del servizio segreto russo e del leader sovietico Nikita Chruščёv.

Liu Xiaobo

Liu Xiaobo

Aung San Suu Kyi

Aung San Suu Kyi

Boris Pasternak

Boris Pasternak

 

 

 

 

 

Infine sono stati impossibilitati a ritirare il premio, in quanto deceduti, due svedesi. Lo scrittore Erik Axel Karlfeldt, a cui fu assegnato postumo nel 1931, dopo il suopreventivo rifiuto nel 1919, accettato diversamente da quanto accadde per Sartre, vista la sua partecipazione al collegio che seleziona i vincitori. E Dag Hammarskjöld, diplomatico e segretario delle Nazioni Unite, che lo ottenne per la sua attività umanitaria nel 1961 ma perì in un incidente aereo quello stesso anno. Dal 1974 è stata introdotta una nuova regola: il Nobel può essere conferito solo a persone viventi.

Dag Hammarskjöld

Dag Hammarskjöld

Erik Axel Karlfeldt

Erik Axel Karlfeldt

Degli 889 premiati questi nomi sono solo eccezioni che confermano la regola: il Nobel vinto si porta a casa. Quasi sempre.