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Addio a Edmond Fischer, il Nobel delle proteine “reversibili”

Muore all’età di 101 anni, a Seattle, Edmond Henri Fischer. Chimico di formazione, vinse il premio Nobel per la medicina nel 1992 per i suoi studi sul ruolo regolatore della fosforilazione delle proteine

di Matteo Proietti

Si è spento all’età di 101 anni, in quel di Seattle, Edmond Henri Fischer, professore di Biochimica all’università di Washington e premio Nobel per la medicina nel 1992. Da Shangai, in Cina, dove nacque da genitori svizzera, a Seattle, dove divenne professore di biochimica all’Università di Washington. Questo il percorso geografico che portò Edmond Henri Fischer a vincere il premio Nobel per la medicina nel 1992, insieme a Edwin Krebs, assegnato per “le scoperte concernenti il ruolo della fosforilazione reversibile delle proteine come meccanismo regolativo”. All’età di soli sette anni viene mandato dai genitori a Ginevra, dove dapprima frequentò La Châtaigneraie, un grande collegio svizzero, e successivamente ottenne la Maturité Fédérale nel Collège de Calvin. A giocare un ruolo importante nella sua formazione fu Fernand Chadot, professore di batteriologia, che lo indirizzò verso gli studi in chimica, nonostante la sua predilezione per la microbiologia affermando che, in ogni caso, ai microbiologi moderni le provette erano più utili di un microscopio. Conseguito il titolo nel 1947 all’Università di Ginevra, lavorò a stretto contatto con Kurt Meyer, capo del Dipartimento di Chimica Organica e al tempo uno dei principali studiosi dei polimeri naturali, in particolare l’amido e il glicogeno.

Fischer continuò la propria attività di ricerca a Ginevra fino al 1953, quando complice la prematura scomparsa di Meyer decise di trasferirsi negli Stati Uniti per completare gli studi. Fu proprio all’Università di Washington, dove divenne professore di biochimica nel 1961 e professore emerito nel 1990, che Fischer incontrò Edwin Krebs. Dopo sei mesi dall’arrivo di Fischer all’interno dell’Università, lui e Krebs iniziarono a lavorare insieme al glicogeno fosforilasi. Il glicogeno fosforilasi, o più semplicemente fosforilasi, è un enzima che appartiene alla classe delle transferasi, che gioca un ruolo chiave nella demolizione del glicogeno.

 La domanda dalla quale partirono gli studi di Fischer e Krebs era quella di comprendere il ruolo che l’adenosina monofosfato (Amp) giocasse nella fosforilasi. Questo perché, contrariamente a quanto constatato fino a quel momento da Krebs, a Ginevra Fischer si era imbattuto nella fosforilasi di patate, per la quale l’Amp non era richiesta. In realtà la soluzione al quesito posto venne fornita solamente qualche anno dopo da Jaqcues Monod con il suo cosiddetto modello allosterico per la regolazione degli enzimi. Gli studi condotti dai due tuttavia non furono vani, anzi al contrario aprirono loro la via per la vittoria del Nobel: scoprirono infatti che la fosforilasi muscolare era regolata dalla fosforilazione-defosforilazione.

La fosforilazione è una reazione chimica che consiste nell’aggiunta di un gruppo fosfato (PO43-) ad una proteina o a un’altra molecola. La fosforilazione di una proteina può avere luogo su diversi aminoacidi: la più comune è la fosforilazione della serina (Ser, S) seguita da treonina (Thr, T) e tirosina (Tyr, Y). Il contributo che Fischer e Krebs diedero con i loro studi consiste proprio nel comprendere come la fosforilazione e defosforilazione si un importante meccanismo di regolazione negli organismi eucarioti. Molti enzimi e recettori vengono accesi o spenti mediante processi di fosforilazione e defosforilazione, come per esempio l’oncosoppressore p53 che, se attivo, stimola la trascrizione di geni che inibiscono il ciclo cellulare, attivano la riparazione del DNA e in alcuni casi conducono all’apoptosi. Infine scoprirono anche gli enzimi che catalizzano l’attacco e il distacco dei gruppi fosfato: rispettivamente chinasi e fosfatasi.

Le importanti scoperte realizzate nell’ambito della fosforilazione valsero a Fischer il premio Nobel per la medicina nel 1992, scoperte che nei decenni successivi hanno consentito di spiegare molti altri meccanismi che controllano le attività di base in tutte le cellule viventi.

fonte immagini: flickr