Alberto Boffi: nuove prospettive per la terapia anticancro
Alberto Boffi, docente e ricercatore del Dipartimento di Scienze biochimiche di Sapienza, si occupa di medicina di precisione, e di proteine ingegnerizzate capaci di indirizzare selettivamente e in maniera efficace i farmaci chemioterapici alle cellule neoplastiche. StaR lo ha intervistato
di Ilaria Barricella
Per medicina di precisione si intende un tipo di medicina mirata e personalizzata, tarata sulle esigenze e sulle differenze individuali dei pazienti. Sempre più spesso questo nuovo approccio si sta rivelando un’opzione praticabile. Ne è un esempio un recente studio di Sapienza Università di Roma, pubblicato su Journal of Nanobiotechnology, grazie al quale un team di ricercatori ha sviluppato una nuova nanoparticella ibrida in grado di veicolare selettivamente gli agenti chemioterapici. Ne parliamo con Alberto Boffi, professore ordinario del Dipartimento di Scienze Biochimiche di Sapienza e coordinatore dello studio.
Qual è stato il suo campo di ricerca in questi anni?
“Le attività di ricerca degli ultimi anni si sono focalizzate sull’‘ingegneria delle proteine’, ossia sulla modifica delle proprietà di specifiche proteine per renderle idonee al trasposto mirato di farmaci, in particolare farmaci oncologici”.
Nel suo ultimo studio, lei e il suo gruppo di ricerca avete realizzato un sistema microscopico di “consegna” del farmaco chemioterapico direttamente sulla cellula tumorale. Può spiegarci?
“Il sistema è costituito da una proteina a forma di sfera cava, chiamata ferritina, opportunamente ingegnerizzata (ad esempio con mutazioni) per consentire due operazioni fondamentali: l’accumulo di farmaco all’interno della cavità e il legame con recettori altamente rappresentati nelle cellule tumorali (recettori della transferrina). In questo modo la ferritina, già caricata con il farmaco desiderato, può essere iniettata nel paziente e raggiungere selettivamente le cellule che presentano il recettore, tra le quali in grande maggioranza proprio le cellule tumorali”.
Quali i possibili benefici per il paziente?
“Il maggior beneficio per il paziente è nella ripartizione intracorporea del farmaco. Nell’applicazione da noi studiata il farmaco viene indirizzato quasi esclusivamente alle cellule tumorali, rendendo possibili dosaggi molto più bassi (anche di venti volte) del farmaco stesso, con conseguente drastica diminuzione degli effetti collaterali dei farmaci utilizzati nella chemioterapia dei tumori. La sperimentazione clinica è in corso presso la start-up Thena Biotech”.
Ritiene possibile un’applicazione di questa nuova procedura anche ad altre malattie?
“Al momento la piattaforma basata su ferritine è in sperimentazione iniziale come piattaforma vaccinale, in quanto la molecola, opportunamente ingegnerizzata, può essere capace di presentare antigeni sulla superficie tali da garantire un’efficiente immunizzazione”.
Crediti immagine in evidenza: Pexels
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