Gli alieni siamo noi?
I ricercatori di Cornell University e del Museo americano di storia naturale hanno identificato più di 2000 sistemi stellari che avrebbero individuato la Terra
Firenze, ottobre 1995. Durante un convegno di astronomia, due scienziati svizzeri annunciano la scoperta di un pianeta che orbita intorno a una stella diversa dal Sole a 50 anni luce dalla Terra.
Da allora, la ricerca di pianeti extra-solari ha prodotto risultati notevoli (oggi ne conosciamo più di 4000) e i due astronomi che hanno inaugurato questa caccia proficua, Michel Mayor e Didier Queloz, sono stati premiati con un Nobel per la fisica nel 2019.
Gli esopianeti possono darci molte informazioni riguardo i primi istanti di vita dell’universo e aiutarci a capire se il nostro pianeta sia l’unico adatto a ospitare la vita o se, per analogia, lo sono anche pianeti simili alla Terra che orbitano intorno a stelle simili al Sole.
La ricerca scientifica su questi affascinanti e remoti oggetti spaziali prosegue, arricchendosi di contributi importanti come quello degli scienziati di Cornell University e del Museo americano di storia naturale. Il loro studio, pubblicato su Nature il 23 giugno, ha l’obiettivo di ricostruire la “platea cosmica” che potrebbe aver assistito al passaggio della Terra.
I ricercatori, in particolare, hanno identificato 1715 sistemi stellari vicini, entro la “breve” distanza di 326 anni luce, che avrebbero intercettato il nostro pianeta dalla nascita della civiltà umana, circa 5000 anni fa, e altri 319 che si aggiungeranno nei prossimi 5000 anni. Secondo lo studio, questi esopianeti potrebbero aver “visto” cosa accadeva sulla Terra migliaia di anni fa.
Per determinare quali stelle si trovassero nel giusto punto di osservazione, Lisa Kaltenegger, docente di astronomia alla Cornell University, e Jackie Faherty, astrofisica del Museo americano di storia naturale, hanno utilizzato posizioni e movimenti estratti dal catalogo Gaia eDR3 dell’Agenzia spaziale europea.
Gaia ha fornito una mappa precisa della Via Lattea che ha permesso di guardare avanti e indietro nel tempo per localizzare precisamente questi “spettatori” cosmici; dei 2034 sistemi stellari presi in considerazione nell’arco di diecimila anni, 117 si trovano a circa 100 anni luce dal Sole e 75 di questi sono nella zona di transito terrestre da circa un secolo.
In questo ricco catalogo di sistemi stellari, ce ne sono sette noti per ospitare esopianeti. Se questi ospitassero vita intelligente, potrebbero trovare la Terra esattamente come gli astronomi terrestri trovano gli esopianeti: osservando la retroilluminazione dell’atmosfera durante il transito davanti al proprio sole.
Il sistema Trappist-1, a 45 anni luce dalla Terra, contiene sette pianeti in transito che non saranno in grado di individuarci fino a quando il loro movimento non li porterà nella zona di transito terrestre tra 1.642 anni. I potenziali osservatori del sistema Trappist-1, quindi, rimarranno in ultima fila per almeno altri 2.000 anni.
L’intrigante teoria di questo team di scienziati si completerà con le osservazioni del telescopio spaziale James Webb, il cui lancio è previsto per la fine dell’anno e il cui obiettivo è dare un’occhiata più approfondita nelle immensità cosmiche per caratterizzare le atmosfere degli esopianeti in transito e cercare forme di vita.
Se immaginassimo di essere davvero “spiati” da un esopianeta lontanissimo, questo studio potrebbe farci capire da chi, e soprattutto come. Magari potremmo scoprire non solo di non essere soli, ma che per qualcuno gli alieni siamo noi.
Immagine in evidenza: Wikimedia Commons
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