“Anche gli alligatori muggiscono”, parola di Stephan Reber, IgNobel per l’acustica 2020
Uno studio di un team internazionale ha dimostrato che anche gli alligatori emettono frequenze formanti, e questo viene usato per comunicare informazioni sulle loro dimensioni
Se avete anche voi il dubbio che gli alligatori possano “trimbulare” (dubbio assolutamente lecito visto che la più grande enciclopedia italiana considera questo termine ancora un “oggetto sconosciuto”), non dovete averne sul fatto che essi possano “muggire”. Certo, bisogna far loro respirare una miscela di elio e ossigeno (detta heliox), ma questo è solo un piccolo dettaglio. E se ci riuscite… vi aggiudicate un Nobel, anzi no, un IgNobel. In acustica. Ma raccontiamo questa storia dall’inizio.
L’idea è venuta a Stephan Reber, dottorando dell’Università di Vienna, e dal suo gruppo di ricerca internazionale. Per la sua tesi si era posto la domanda “Mammiferi e uccelli possono annunciare le dimensioni del loro corpo con la risonanza dei loro vocalizzi (emettendo le cosiddette frequenze formanti). E i rettili? Possono fare la stessa cosa?”. Quesito davvero molto interessante, visto che l’essere più grande risulta più intimidatorio nei confronti dei rivali e più attraente nei confronti dei possibili compagni. I membri dei Crocodylia sono, inoltre, promettenti organismi-modello intermedi per la ricerca nel settore della comunicazione comparativa: sono, infatti, tra i rettili non-aviari quelli che si fanno sentire di più con i loro “vocalizzi” (un misto di suoni tremuli e gravi che sembra quasi un ruggito) e il loro cervello è molto simile a quello degli uccelli (i loro parenti più stretti), ma per produrre i loro richiami usano la laringe, proprio come fanno i mammiferi. Per quanto se ne sapesse all’inizio della ricerca, le formanti non sono mai state documentate in nessun rettile non-aviario e non sembrano avere ruolo nemmeno nelle vocalizzazioni degli anuri (ordine degli anfibi, come rane e rospi).
E così Reber dà inizio allo studio registrando i versi di numerosi alligatori della Florida. Ma perché decide di utilizzare proprio l’elio? Perché l’elio è meno denso dell’aria e quindi la velocità del suono più alta: ciò modifica in modo considerevole il suono, ad esempio, della nostra voce, alzandola di almeno una ottava (avete mai sentito parlare paperino?). Ciò che cambia con l’elio non sono le vibrazioni delle corde vocali, bensì le risonanze. Ma anche un animale che emette un verso ha sicuramente delle risonanze. Da qui l’intuizione di far respirare elio a un alligatore. Ma come fare? Mentre era in Florida intento a registrare i versi degli alligatori, Reber si imbatte per caso in un alligatore cinese femmina (Alligator sinensis) in una vasca di quarantena, in convalescenza dopo alcune cure mediche. E questo ha permesso di risolvere rapidamente il problema logistico che all’inizio sembrava complesso da risolvere.
I risultati dell’esperimento, pubblicati nella prestigiosa rivista inglese The Journal of Experimental Biology sono stati immediatamente evidenti: il richiamo dell’alligatore cinese risulta davvero molto diverso all’aria e dopo aver respirato la miscela di elio e ossigeno (che in questo secondo caso sembra simile a un muggito). I parametri acustici, infatti, si spostano a frequenze più elevate nell’elio a causa della vibrazione dell’aria (cioè della sua risonanza) nel tratto vocale. Se ancora non foste convinti, cliccando qui potete ascoltare due richiami dell’alligatore cinese nell’aria e due dello stesso alligatore nell’heliox. Quindi, come ci ha detto lo stesso Reber “Il nostro esperimento con un alligatore cinese che inala heliox ha fornito per la prima volta la prova che i rettili non-aviari hanno risonanze nelle loro vocalizzazioni, proprio come mammiferi e uccelli”.
Successivamente Reber e colleghi, misurando la lunghezza di 43 alligatori in cattività in Florida e registrando i loro richiami, completano la ricerca scoprendo che queste risonanze sono indicatori affidabili delle dimensioni del corpo di questi particolari rettili. Cioè, anche gli alligatori emettono formanti, e questo viene da loro usato come strumento per comunicare informazioni sulle loro dimensioni.
(Immagine di Judith Janisch)
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