Arte di DAS
intervista a Lorenzo Possenti
di Diana Corati
Abbiamo incontrato Lorenzo Possenti che ci ha parlato dei modelli di granchi, gechi, farfalle e vespe creati appositamente per la mostra “Elogio della diversità. Viaggio negli ecosistemi italiani” (al Palazzo delle Esposizioni di Roma dal 27 novembre 2024 al 30 marzo 2025), condividendo con noi alcune riflessioni sul valore della diversità
Che cosa stai preparando?
Lavoro su un modello, ingrandito del doppio, di granchio blu per la mostra al Palazzo delle Esposizioni di Roma. È raddoppiato perché in questo modo si possono vedere meglio i dettagli. Di solito procedo lavorando su singole parti del corpo. Il corpo è ancora in una fase di lavorazione e in questo momento sto lavorando sulla parte ventrale dell’animale. Il materiale che uso è il DAS, quello che usano i bambini, che è un materiale in realtà per professionisti, non sempre usato propriamente a scuola perché lo si fa o seccare troppo oppure lo si lascia troppo liquido, ottenendo un effetto tipo fango. È un materiale ottimo rispetto, per esempio, all’argilla o ad altri materiali da modellazione perché quando si secca rimane robusto e resistente.
“Il materiale che uso è il DAS, quello che usano i bambini, un materiale in realtà per professionisti, non sempre usato propriamente a scuola perché lo si fa o seccare troppo oppure lo si lascia troppo liquido, ottenendo un effetto tipo fango”
Quindi usi sempre il DAS?
Sì, sono vent’anni che lo uso perché, come dicevo, è un materiale che mi permette di lavorare bene senza dovermi preoccupare delle parti fragili, sottili. Per gli animali su cui lavoro spesso ci sono parti affusolate. Il DAS non si ritira e non si screpola. Io mi trovo benissimo.
Poi in che modo procedi?
Successivamente farò il calco del modello perché è troppo fragile per essere usato in una mostra. Quando è finito e ho completato i dettagli, posso procedere verificando che i pezzi si incastrino bene fra loro.
Il lavoro che stai facendo è per una mostra dedicata alla biodiversità. Che cos’è per te la diversità?
La diversità è la creatività che ha la vita, e penso che questa mostra sarà davvero molto bella e interessante perché rappresenterà la fantasia della natura. Soltanto quello che troviamo nel territorio italiano è a livello naturalistico molto significativo, una ricchezza e una densità di biodiversità enorme. Quindi la diversità è questa creatività che definirei infinita. Infinite forme bellissime… come le definiva Darwin.
“La diversità è una creatività che definirei infinita. Infinite forme bellissime… come le definiva Darwin”
Cos’altro stai realizzando per questa mostra?
Sto lavorando su circa quindici/sedici modelli, dai funghi ai rettili, alle piante e anche diverse specie di invertebrati. Alla mostra ci saranno sia specie autoctone, le specie endemiche del nostro territorio, le specie da tutelare e quelle protette, sia specie invasive che possono alterare gli equilibri di interi ecosistemi.
Come nasce la tua passione?
Ho iniziato da bambino, disegnavo sempre, ho iniziato a scolpire e ho scoperto che questa mia passione poteva essere un lavoro. Inizialmente era un secondo lavoro, dopo qualche anno è diventato la mia principale attività e sono più di vent’anni che lo faccio. Per me è un onore poter fare questo e anche se non arrivo all’1% della bellezza dell’animale sono felice! Cerco di avvicinarmi il più possibile a quello che è la natura, ma spesso è veramente un’impresa difficile. Ogni volta è una scoperta, perché per ogni animale devo trovare le soluzioni per fare i calchi oppure devo studiare il dettaglio delle articolazioni, come nel caso del granchio blu, devo riprodurre il movimento dell’animale che sia quanto più vicino a quello naturale. Quindi è uno studio complesso, di tipo meccanico, delle forme e dei colori giusti.
“Da bambino disegnavo sempre, ho iniziato a scolpire e ho scoperto che questa mia passione poteva essere un lavoro”
Che colori usi?
Uso metodi antichi, ottocenteschi, perché mi piacciono. Non uso l’aerografo, per capirci. Devo essere molto preciso e dettagliato per quanto concerne la superficie dell’animale, per esempio perché servirà successivamente per la colorazione.
Ci troviamo nel tuo laboratorio, tu crei tutto qui?
Sì, è un po’ piccolino, lavoro da solo e quindi l’ho sistemato a mio modo, forse non bene, ma tra poco andrò in un laboratorio più grande. Io sono disordinato, ma paradossalmente è proprio il disordine a portarmi a scoprire e sperimentare soluzioni e tecniche nuove: spesso, infatti, non trovo cosa sto cercando e devo inventare, creare. Non ho una formazione artistica, sono laureato in Scienze Naturali, quindi ho imparato facendo, sbagliando e, con il tempo, perfezionando la mia tecnica.
Vedo qui intorno modelli, frammenti e calchi di insetti. Come mai proprio gli insetti?
In realtà è stato tutto casuale. All’inizio del mio lavoro mi hanno chiesto di realizzare una formica e io ne ho fatto subito un prototipo. Poi ho capito che per gli insetti il mercato era aperto, sebbene siano più difficili da scolpire rispetto a rettili o mammiferi. Spesso mi capita di vedere in giro modelli che a livello anatomico sono sbagliati, magari con le zampe troppo sottili o con i corpi un po’ deformi. Ho capito di esserne capace e soprattutto che mi piaceva farli. Gli insetti, con il loro scheletro esterno, sono delle vere e proprie sculture. Sulla superficie ci sono tantissimi dettagli, come creste, punte, fosse, quindi sono molto interessanti dal punto di vista scultoreo, molto di più rispetto a un mammifero. Con il tempo ho poi ampliato e spaziato su altri animali.
Hai lavorato sempre in Italia?
In realtà ho iniziato a lavorare per l’estero, Germania e Giappone, poi anche Stati Uniti. Era un settore vuoto dove le regole, di fatto, sono state pensate e definite tra poche persone che hanno iniziato a fare questo mestiere.
Quali insetti porterai alla mostra di Roma?
Tra gli altri la Vespa velutina e la Popillia japonica. Quest’ultima sta purtroppo causando molti problemi alle piante da frutto nel Nord Italia. Poi altre specie: una formica, una zanzara e una farfalla.
Qual è la cosa che ti piace di più di quello che stai facendo per la mostra di Roma?
Sicuramente il granchio blu e un geco che è ancora in una fase di preparazione. Poi per altri miei progetti li colorerò in modo vivace, perciò faccio i calchi per poterci lavorare successivamente.
Un’ultima domanda. Dove acquisisci le informazioni per i tuoi progetti?
Principalmente inizio prendendo le informazioni per un nuovo modello dalle fotografie. Ormai da tanti anni su internet si trova tutto. E poi cerco i dettagli al microscopio elettronico di alcune parti degli insetti. Quando posso osservo l’animale dal vivo, anche se può capitare che gli animali si deformino e si conservino male. A ogni modo i musei mi inviano i campioni cosicché possa studiarli al microscopio perché spesso si tratta di specie molto rare e per questo è fondamentale osservare il campione museale.
“Inizio prendendo le informazioni per un nuovo modello dalle fotografie, ormai su internet si trova tutto, e poi cerco i dettagli al microscopio elettronico”
Lorenzo Possenti scultore scientifico
Diana Corati regista, fotografa e docente del Master La Scienza nella Pratica Giornalistica
Per Saperne di più
Come si realizza un modello: si osserva l’animale al microscopio e si riproduce la sua anatomia su carta. Dai disegni si realizza un modello con il DAS e si realizzano le varie parti del corpo. Poi si procede preparando il calco di resina che si adatterà alla forma del modello grazie a un’armatura interna realizzata in ferro per le articolazioni (le zampe, per esempio). La resina, morbida e malleabile all’inizio, può essere piegata a piacimento per posizionare in modo corretto le parti mobili. Alla fine si tolgono le parti in ferro, si incastrano i diversi pezzi e l’animale è pronto per passare alla fase di colorazione.
Commenti recenti