Fare la biodiversità alla Sapienza
di Sofia Gaudioso
Il 27 febbraio presso l’aula Organi collegiali della Sapienza Università di Roma abbiamo partecipato alla presentazione delle linee tematiche dei partecipanti per Sapienza del centro nazionale 5 – Biodiversity Future Center. All’incontro erano presenti: la Professoressa Isabella Saggio co-coordinatore, insieme a Telmo Pievani, dello spoke 7 che si occupa di outreach; Carlo Rondinini referente scientifico per Sapienza dello spoke 4 che si occupa di biodiversità terrestre e Giulia Capotorti referente scientifico per Sapienza dello spoke 5 che si occupa di biodiversità urbana. A moderare l’incontro la giornalista, divulgatrice scientifica e conduttrice televisiva e radiofonica Silvia Bencivelli.
L’unione europea ha investito 750 miliardi di euro nel piano di ripresa europea NextGeneration per far fronte alla crisi dopo la pandemia da Covid-19. Da questo investimento l’Italia ha ricevuto 220 miliardi di euro per l’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza. La componente “dalla ricerca al business” della missione 4 “istruzione e ricerca” di questo programma italiano di investimenti e di riforme ha supportato la creazione di 5 campioni nazionali dedicati alla ricerca con un investimento di 1.6 miliardi di euro. I centri sono formati da università, enti pubblici o privati e imprese che collaborano ad attività di ricerca in una struttura di tipo Hub, che si occupa della gestione e del coordinamento, e spoke che si occupa della parte di ricerca. In totale sono coinvolte 55 università, 24 enti pubblici di ricerca pubblici e privati e 65 imprese e l’investimento per ciascun centro è di circa 300 milioni di euro. Sapienza è coinvolta nei progetti di tutti e cinque i centri nazionali. In particolare, partecipa ai progetti relativi a outreach, biodiversità terrestre e biodiversità urbana del centro nazionale 5 – National Biodiversity Future Center.
“Il National Biodiversity Future Center – spiega Isabella Saggio co-PI dello spoke 7 – è un network nazionale che unisce molti enti e 1300 ricercatori con scopi comuni riassunti in due grandi obiettivi. Il primo è comprendere e occuparsi degli elementi che portano al declino della biodiversità a livello terreno, marino e urbano. Il secondo è valorizzare il concetto di biodiversità per farlo diventare un elemento cruciale per lo sviluppo sostenibile”.
Il centro è organizzato in 8 spoke nazionali. Due si occupano di biodiversità urbana, due di quella terrestre, due di quella marina e infine gli spoke 7 e 8 mediano e promuovono le attività dei precedenti spoke. Sapienza è coinvolta negli spoke 4, 5 e 7.
Lo spoke 4, di cui Carlo Rondinini è referente scientifico per Sapienza, si occupa di biodiversità terrestre e Sapienza partecipa a due delle attività dello spoke 4, la numero 4.3 e la 4.4 che sono centrate sulla conservazione della biodiversità.
“L’attività 4.3 – spiega Rondinini – ha due obiettivi. Il primo è quello di sviluppare metodi e strumenti per salvaguardare la biodiversità genetica a livello intraspecifico. Il secondo è quello di sviluppare modelli per lo studio della biodiversità terrestre, non solamente a livello intraspecifico ma a livello di diversità più ampio”. L’attività 4.3 quindi si occupa del cambiamento della biodiversità e delle pressioni antropogeniche su scale differenti. Sapienza coordina l’attività 4.4 che riguarda le aree protette e gli scenari di conservazione. Il lavoro è in linea con la strategia europea per la biodiversità e con gli obiettivi della convenzione di Montreal il cui fine è espandere del 30% le aree protette entro il 2030.
“L’attività 4.4 – continua Rondinini – si divide in tre blocchi che interagiscono tra loro. Il primo ha l’obiettivo di identificare scenari per l’espansione delle aree protette, tra cui la rete Natura 2000, entro il 2030 e l’identificazione di un 10% di aeree a protezione più stringente. Il secondo dei tre task riguarda delle analisi che informino l’identificazione delle strategie di gestione. In particolare, un’analisi comparativa dell’efficacia di gestione delle aree protette e un’analisi a lungo termine di variazioni della biodiversità. Il terzo task è orientato alla gestione delle aree protette e alla valutazione sperimentale delle strategie più efficaci per conservare la biodiversità in queste aree”.
Lo spoke 5 si occupa di tematiche riguardanti la biodiversità urbana e prevede quattro attività principali. La prima è legata alla conoscenza di base, la seconda è legata alla progettazione integrata e a interventi attivi per far tornare la biodiversità in città. Le altre due attività sono legate alla valutazione degli effetti ottenuti con gli interventi di riqualificazione e al monitoraggio, al ripristino e alla gestione sostenibile di questi interventi.
“Il gruppo interdisciplinare della Sapienza vede attivi 4 dipartimenti 16 docenti di massa critica con i rispettivi team di ricerca, 3 consulenti esperti e anche dei nuovi ricercatori reclutati” spiega Capotorti. Il gruppo dello spoke 5 inoltre ha collaborazioni esterne con il ministero dell’ambiente, con il ministero dell’agricoltura, con i carabinieri forestali, con l’istituto nazionale di statistica, con società scientifiche nazionali ma anche con l’Arpa e con le amministrazioni locali.
“Nello specifico – continua Capotorti – ci occuperemo della caratterizzazione degli ecosistemi urbani presenti in Italia, di indicare i modelli migliori per l’amministrazione urbana, di studiare aspetti fisiologici e meccanismi di resistenza delle piante ad ambienti urbani. Ci occuperemo anche dell’analisi delle specie vegetali alloctone invasive, di creare dei modelli di forestazione urbana integrata e dello studio degli aspetti funzionali legati alla biodiversità animale”.
“L’idea generale dello spoke 5 – conclude Capotorti – è quella di riempire di contenuti scientifici il concetto di sostenibilità urbana investiamo in conoscenza proprio per dare concretezza all’idea di poter riportare la natura nelle nostre vite e specialmente nelle nostre città.
Lo spoke 7 si occupa invece di biodiversità e società ed è coordinato dalla Professoressa Isabella Saggio della Sapienza Università di Roma e da Telmo Pievani dell’università di Padova.
“Abbiamo immaginato – spiega Saggio – attività di comunicazione, di formazione, di contatti con la pubblica amministrazione e con il mondo economico e industriale e di promozione dell’attività museale. Ci vogliamo occupare di biodiversità connessa alla salute globale che rientra nel tema one health”.
Lo spoke 7 Sapienza ha contrattato un investimento di circa 4 milioni di euro che verranno distribuiti dall’università tramite bandi interni ai ricercatori. “Abbiamo cercato di ragionare in termini trasversali e di coinvolgere diversi dipartimenti. Non abbiamo solo biologi ma anche filosofi, psicologi. Un’anomalia della tradizione universitaria che è una grande opportunità di crescita” dice Saggio. Tra le attività previste dallo spoke 7 sapienza c’è la mostra nazionale per la biodiversità di cui se ne sta occupando Fabrizio Rufo, il master “One Health Analyst” che si occupa della relazione tra l’uomo e il pianeta e il progetto di uno spazio espositivo al museo civico romano di cui se ne stanno occupando Marco Oliverio e Claudia Gili.
I progetti si concluderanno nel 2027 ma l’obiettivo è che tutte queste attività svolte in questi anni saranno il lascito per il futuro dell’Italia e dell’Europa.
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