Dalla caffeina presente nella saliva un valido aiuto per il monitoraggio del Parkinson
Uno studio dell’I.R.C.C.S Neuromed in collaborazione con l’Università Sapienza di Roma mostra come i pazienti affetti da malattia di Parkinson presentino un livello di caffeina inferiore rispetto alle persone sane.
Da un’indagine sui consumi del caffè, sembra che ogni italiano ne beva, in media, più di una tazzina al giorno. Ma il suo utilizzo potrebbe estendersi presto anche ad altri settori: oggi la comunità scientifica ha infatti scoperto che la caffeina, molecola contenuta nel caffè (e non solo), potrebbe essere utile per il monitoraggio dei pazienti affetti da Parkinson.. Uno studio condotto dal professor Alfredo Berardinelli dell’I.R.C.C.S Neuromed e dai ricercatori dei Dipartimenti di Neuroscienze Umane e di Chimica e Tecnologie del Farmaco di Sapienza di Roma ha infatti è stato evidenziato che i pazienti affetti Parkinson presentano nella loro saliva un livello di caffeina inferiore rispetto alle persone sane. Lo studio che descrive la scoperta è stato pubblicato su Scientific Report: il suo obiettivo è quello di verificare se la caffeina può essere utilizzata come biomarcatore per il Parkinson.
La malattia di Parkinson è un disturbo motorio degenerativo progressivo. È dovuta alla morte dei neuroni dopaminergici e alla riduzione della dopamina, il neurotrasmettitore che consente il controllo dei movimenti. Al momento non esiste nessuna cura per questa malattia, anche se è possibile gestirne i sintomi con diversi trattamenti. In particolare il trattamento farmacologico, che è quello più utilizzato, prevede l’assunzione di farmaci che permettono di aumentare il livello di dopamina.
Come può esserci d’aiuto la caffeina? Gli autori dello studio hanno arruolato 98 pazienti affetti da Parkinson e 92 persone sane, misurandone l’assorbimento della caffeina e del suo principale metabolita. In questo modo, hanno osservato che i livelli di caffeina apparivano diminuiti nei pazienti con Parkinson moderato/avanzato e normali nei pazienti con pazienti con Parkinson precoce. La diminuzione dei livelli di caffeina salivare è associata ad una maggiore gravità della malattia e alle complicanze motorie. Quindi ciò correla con progressione del morbo di Parkinson
Grazie a questo lavoro è facile intuire che il monitoraggio della caffeina rappresenta uno strumento per definire con precisione lo stadio al quale si trova la malattia. Si è compreso inoltre, che la caffeina potrebbe svolgere un ruolo nella progressione della malattia. Il legame tra i livelli di caffeina e malattia di Parkinson necessita di ulteriori approfondimenti per aumentare le conoscenze relative alla genesi e allo sviluppo della patologia.
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