Chandrasekhar e la faticosa difesa di un’idea
La vita di Subrahmanyan Chandrasekhar, premio Nobel per la fisica nel 1983, è la storia di un giovane scienziato che dovrà difendere la sua idea dagli attacchi del fondatore dell’astrofisica moderna Sir Arthur Stanley Eddington
L’idea, il lampo di genio, giunse nell’estate del 1930 durante un viaggio in nave dall’India verso l’Inghilterra. Subrahmanyan Chandrasekhar, immerso nei suoi calcoli sul ponte della nave, comprese che per le masse di piccole stelle dense, chiamate nane bianche, vi era un limite massimo, oggi noto come limite di Chandrasekhar. Le osservazioni di queste stelle mostravano masse molto vicine a quella del Sole, ma dimensioni simili a quelle della Terra. Gli scienziati dell’epoca pensavano che le nane bianche fossero lo stadio finale dell’evoluzione delle stelle che avevano bruciato tutto il loro combustibile.
La scoperta del limite di Chandrasekhar faceva sorgere una domanda: cosa accade a una stella che al termine della sua vita ha una massa maggiore di questo limite? I calcoli di Chandrasekhar indicavano una strada: sotto il solo effetto della gravità la stella può collassare trasformandosi in un oggetto infinitamente piccolo e denso. Si tratta della prima descrizione matematica di quello che quaranta anni dopo verrà chiamato buco nero.
Ma chi era questo sconosciuto scienziato indiano? Subrahmanyan Chandrasekhar era nato il 19 ottobre del 1910 a Lahore, nell’India britannica. Nipote di Chandrasekhara Venkata Raman, primo indiano a vincere il premio Nobel, trascorse la sua infanzia nell’alta società indiana con l’unica responsabilità di dover studiare. Fin da subito fu considerato dai suoi insegnanti un giovane geniale e promettente con uno spiccato talento per la matematica. La sua aspirazione più grande era di mostrare in Europa il valore di uno scienziato indiano e l’occasione arrivò con la borsa di studio per il Trinity College.
Negli anni trascorsi a Cambridge continuò a lavorare sulle conseguenze della sua scoperta. Spesso nel suo studio entrava Arthur Eddington, al tempo considerato il fondatore dell’astrofisica moderna. Eddington incoraggiò il giovane scienziato indiano a presentare i suoi risultati sulle masse delle nane bianche all’incontro annuale della Royal Astronomical Society, importante convegno della comunità accademica.
Venerdì 11 gennaio 1935, a soli ventiquattro anni, Chandrasekhar presentò la sua idea e le conseguenze dei suoi calcoli. Terminato il suo discorso prese la parola Eddington che inaspettatamente con estrema durezza e cinismo attaccò i risultati definendoli un’assurdità. Nell’aula scese il silenzio ed Eddington pronunciò la sua sentenza: “Credo che ci debba essere una legge di natura che impedisca ad una stella di comportarsi in questo modo assurdo”. Per Eddington il limite di Chandrasekhar non esisteva, e l’ipotesi che le stelle finito il loro combustibile potessero collassare sotto l’effetto della gravità era assurda. Chandrasekhar voleva replicare ma gli venne impedito. Quel giorno cambiò radicalmente la sua vita e per quasi mezzo secolo impedì il progresso dell’astrofisica. Da quel momento in poi Eddington continuò a deridere i risultati di Chandrasekhar, definendoli una “buffonata stellare”.
Amareggiato e umiliato, Chandrasekhar lasciò l’Inghilterra e si trasferì in America. In seguito, molti scienziati di fama mostrarono apprezzamento per il suo lavoro ma mai pubblicamente, per non sfidare l’autorità di Eddington. Negli anni seguenti i due scienziati si confrontarono ripetutamente attraverso un fitto scambio di lettere. Il giovane fisico indiano ribadiva la solidità dei suoi calcoli ma il grande padre dell’astrofisica moderna non ritrattò mai le affermazioni del 1935. Per tutta la vita Chandrasekhar non riuscì mai a comprendere le ragioni dell’attacco feroce subito. Si convinse che Eddington non voleva un confronto scientifico e che fosse guidato dal razzismo di un inglese imperialista verso un indiano.
Le osservazioni astronomiche e le scoperte degli anni successivi stabiliranno la validità del limite di Chandrasekhar e l’esistenza dei buchi neri. Nel 1983, quasi mezzo secolo dopo il primo scontro con Eddington, a Chandrasekhar fu conferito il premio Nobel in fisica per i suoi studi sulla struttura e sull’evoluzione delle stelle. Chandrasekhar aveva ragione ed Eddington torto.
Credits immagine in evidenza: Nasa
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