Il collirio Montalcini per curare la cheratite neurotrofica
Dall’Aifa, via libera alla commercializzazione del collirio che prende il nome dal premio Nobel per la medicina Rita Levi Montalcini. Il nuovo farmaco servirà a trattare la cheratite neurotrofica, una grave patologia che compromette la vista
Da oggi i pazienti colpiti dalla cheratite neurotrofica, una grave malattia che può compromettere significativamente la vista, potranno avere un’opportunità terapeutica. L’Agenzia Italiana del Farmaco ha recentemente dato il via alla commercializzazione del cosiddetto “collirio Montalcini” che permetterà ai pazienti di guarire completamente dalla patologia. La cheratite neurotrofica moderata o grave è una malattia rara della cornea, con un’incidenza di 5 persone su 10 mila in Europa, causata dalla lesione del nervo trigemino, che provoca l’irreversibile perdita della vista. È una patologia debilitante, di difficile diagnosi, per la quale non esistevano fino a oggi trattamenti soddisfacenti. Grazie all’approvazione della Commissione Europea, il collirio Montalcini è ora disponibile in Germania e in Italia. Sulla scia europea, anche gli Stati Uniti stanno puntando alla sua commercializzazione.
La nuova soluzione oculare prende il nome dalla neurologa italiana Rita Levi Montalcini, vincitrice del premio Nobel per la medicina del 1986 per la scoperta di una proteina prodotta naturalmente dall’uomo, il Nerve growth factor (Ngf) responsabile dello sviluppo, del mantenimento e della sopravvivenza delle cellule nervose. L’Ngf era già noto agli scienziati dell’epoca, ma fino alla novità introdotta da Levi Montalcini, si pensava che l’unica responsabilità della proteina fosse quella di guidare il funzionamento del sistema nervoso, dalla crescita e alla sopravvivenza dei neuroni del sistema simpatico periferico. La scienziata italiana aveva però già intuito le potenzialità della molecola alla fine degli anni Novanta, verificando l’efficacia dell’Ngf in una piccola paziente con la vista compromessa da un danno alla cornea e osservando che il fattore di crescita era in grado di agire sulla rigenerazione dei tessuti.
Dall’assegnazione del Nobel sono trascorsi oltre trent’anni, durante i quali i ricercatori di tutto il mondo, partendo dagli studi condotti da Montalcini, si sono impegnati nel trovare una terapia farmacologica efficace per il trattamento delle lesioni corneali. Ci sono riusciti i ricercatori italiani del Polo di Ricerca e Produzione Dompé dell’Aquila con la messa a punto del “collirio Montalcini” per la cura della cheratite neurotrofica moderata o grave. Il principio attivo su cui si basa il farmaco è il Cenegermin, un fattore di crescita nervoso, simile al Nerve growth factor sintetizzato naturalmente dall’uomo, in grado di riparare i danni corneali e curare completamente l’occhio. Il meccanismo d’azione agisce tramite la rigenerazione cellulare stimolando la crescita dei tessuti oculari, ristabilendo il corretto funzionamento del nervo trigemino. Questo risultato è stato raggiunto tramite la tecnica del Dna ricombinante, che ha permesso di introdurre il gene che codifica per il fattore di crescita nervoso umano all’interno del genoma di alcuni batteri, permettendone la produzione in laboratorio.
La Dompè, responsabile della produzione e commercializzazione del collirio in Europa, sta continuando le ricerche in ambito oftalmico per individuare possibili trattamenti utili non solo alla cura della cheratite neurotrofica. Grazie al suo meccanismo d’azione, la molecola Cenegermin è impiegata negli studi clinici per il trattamento di altre patologie oculari gravi che conducono alla perdita della vista, come il glaucoma e la retinite pigmentosa ed ha aperto la strada a future applicazioni terapeutiche nel campo delle malattie degenerative del sistema nervoso centrale come l’Alzheimer.
Credits immagine in evidenza: dire.it
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