Combattere i “super-batteri” si può
Puntare sui ribosomi dei batteri potrebbe essere la soluzione per combattere la diffusione dell’antibiotico-resistenza
«I ribosomi, le macchine che traducono il DNA in proteine, saranno l’obiettivo futuro degli antibiotici» ha affermato il Nobel per la chimica 2009 Ada Yonath al convegno tenutosi all’Accademia Nazionale dei Lincei l’8 e il 9 Aprile. Al seminario dedicato alla memoria di Ivano Bertini, fondatore del centro di risonanza magnetica di Firenze, si è discusso del metodo innovativo per contrastare l’aumento di microorganismi resistenti agli antibiotici: sviluppare farmaci che bloccano i ribosomi dei batteri per inibire la produzione delle proteine che consentono loro di sopravvivere.
Alla fine dello scorso anno, l’Istituto Superiore della Sanità (ISS) aveva dichiarato che sono in aumento i “super-batteri”,cioè i microorganismi capaci di sviluppare resistenze alla maggior parte dei medicinali in uso. La causa principale è l’uso improprio degli antibiotici da parte di medici e pazienti, che ha accelerato il naturale processo di selezione delle varianti batteriche resistenti. Dal punto di vista della sanità pubblica l’antibiotico-resistenza è una grave minaccia: si stanno creando difficoltà a trattare efficacemente alcune infezioni ospedaliere, specialmente urinarie.
Ada Yonath vorrebbe risolvere il problema agendo alla fonte. La ricercatrice è stata la prima ad aver descritto la struttura dei ribosomi, gli organelli delle cellule responsabili della produzione delle proteine, e vorrebbe puntare proprio su questi: disegnare nuovi antibiotici che colpiscano selettivamente i ribosomi dei batteri, così da bloccare la formazione delle proteine essenziali che li mantengono in vita.
«Le proteine sono indispensabili per la sopravvivenza della cellula perciò sono una miniera d’oro per i farmaci del futuro» ha spiegato Maurizio Brunori, membro dell’Accademia dei Lincei e docente emerito di Biochimica all’università La Sapienza di Roma.
La scienziata israeliana, inoltre, ha confermato che l’approccio, almeno a livello sperimentale, sembra funzionare: «I modelli indicano che gli antibiotici che bloccano i ribosomi possono inibire la produzione delle proteine dei batteri senza intaccare quelle del paziente».
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