Roger Sperry, lo scienziato che studiò la coscienza
Nel 1981 il neurobiologo Roger Sperry vinse il premio Nobel per la medicina per “le sue scoperte sulla specializzazione funzionale degli emisferi cerebrali”, rivoluzionando la comprensione dei meccanismi della coscienza
“Da cosa nasce il comportamento? Qual è lo scopo della coscienza?”. Così scriveva sul suo quaderno Roger Wolcott Sperry, all’inizio del corso di “introduzione alla psicologia” tenuto da Raymond Stetson. Probabilmente non sapeva che queste domande lo avrebbero accompagnato per tutta la vita, portandolo a vincere un premio Nobel e soprattutto a rivoluzionare il mondo della neurologia e della bioetica.
Nato nel 1913 ad Hartford, in Connecticut, Sperry trascorse la sua infanzia in campagna, sviluppando un intenso amore per la natura. Il giovane Roger era un atleta brillante e, grazie alle sue doti sportive, ottenne una borsa di studio per l’Oberline college, dove divenne il capitano della squadra di basket. Si laureò in letteratura inglese. L’incontro con Stetson cambiò però radicalmente la sua vita: Sperry diventò uno dei suoi principali collaboratori e nel 1937 conseguì una laurea magistrale in psicologia.
Dopo la laurea, Sperry decise di mettere in pratica i suoi studi e di cimentarsi con la neurochirurgia. Entrò così nel gruppo di ricerca del neurobiologo Paul A. Weiss, all’Università di Chicago, e conseguì un dottorato di ricerca in zoologia nel 1941. Weiss ipotizzava che le fibre nervose fossero intercambiabili, e che acquisissero la loro funzione in base all’ambiente di crescita. Sperry rovesciò le teorie del suo supervisore e dimostrò che la struttura del sistema nervoso era predeterminata geneticamente, e che le connessioni tra le fibre nervose erano regolate dalla presenza di segnali chimici (ipotesi della chemioaffinità). Si prodigò affinché le sue scoperte guidassero i chirurghi nell’esecuzione dei trapianti dei nervi motori, con un effetto immediato sulle operazioni cui venivano sottoposti i soldati feriti nella seconda guerra mondiale.
Nel 1954 Sperry ottenne la prestigiosa cattedra in psicobiologia al California Institute of Technology. Nel decennio successivo, condusse i famosi esperimenti sul “cervello diviso”, che gli valsero il premio Nobel nel 1981, condiviso con David Hubel e Torsten Nils Wiesel. Provò che i due emisferi cerebrali hanno funzionalità distinte: il sinistro è sede del pensiero analitico e verbale, mentre il destro delle capacità spaziali e visuali. Dimostrò la presenza di un pensiero cosciente in entrambi gli emisferi e l’importante ruolo di scambio delle informazioni svolto dal corpo calloso (un insieme di fibre nervose che connette i due emisferi la cui funzione era sconosciuta prima degli studi di Sperry).
Sperry era un uomo mite e discreto, ma determinato nel perseguire le proprie idee in modo indipendente. Sottoponeva i suoi aspiranti allievi a un colloquio in cui cercava di smontare le ipotesi da essi avanzate, ammettendo nel suo gruppo di ricerca solo chi difendeva il proprio progetto dalle sue critiche. La dedizione e la perseveranza furono qualità che lo contraddistinsero. Nel 1979 fu insignito del Ralph Gerard Award, prestigioso premio della società americana di neuroscienze. Fu introdotto dal neurobiologo Viktor Hamburger con queste parole: “non conosco nessun altro che ha demolito le acclamate idee dei suoi supervisori di dottorato e post dottorato, entrambi riconosciuti leader del settore”.
Dotato di inventiva e senso pratico, Sperry disegnava eleganti esperimenti in cui associava l’osservazione del comportamento allo studio della funzionalità anatomica. Fu il primo a impiegare lo stereoscopio per le operazioni sui cervelli delle cavie e mise appunto strumenti chirurgici che gli permisero di operare a un livello di dettaglio innovativo.
Negli ultimi anni della sua vita Sperry si concentrò sul significato della coscienza e sul ruolo della soggettività sulle funzioni cerebrali. Incentrò le sue riflessioni sui valori umani e invocò un approccio che unificasse il sapere scientifico a quello spirituale. Nel 1985 scrisse: “è immorale e sacrilego inquinare il nostro mondo, sovrappopolarlo, consumare le risorse energetiche non rinnovabili, eradicare altre specie, o in qualsiasi modo spogliare, degradare la qualità della nostra biosfera rendendola inaccessibile alle future generazioni”. Fu promotore insieme a Rita Levi Montalcini della redazione della “dichiarazione dei doveri dell’uomo”, che coinvolse diversi premi Nobel, e che costituì un corollario alla Dichiarazione dei diritti dell’uomo.
Sperry morì il 17 aprile 1994 all’età di ottant’anni per complicazioni dovute a una malattia neurodegenerativa.
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